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L’anno in sintesi

** Le presenti considerazioni si riferiscono alle attività svolte dalla BCE nel 2019 e sono state ultimate prima del diffondersi della pandemia di coronavirus (COVID‑19) a livello mondiale. Da quel momento la situazione economica e gli interventi di policy della BCE hanno subito un radicale mutamento. La BCE farà tutto ciò che sarà necessario nell’ambito del suo mandato per sostenere l’area dell’euro durante questa crisi. **

Nel 2019 si è celebrato il 20° anniversario dell’introduzione dell’euro e il sostegno dei cittadini dell’area dell’euro nei confronti della moneta unica, rilevato dall’indagine Eurobarometro di novembre, ha toccato il 76 per cento, quota mai raggiunta in precedenza.

La crescita economica dell’area si è ridotta ulteriormente, portandosi all’1,2 per cento nel 2019 dall’1,9 dell’anno precedente. La protratta espansione è stata sostenuta da condizioni di finanziamento favorevoli, nuovi incrementi dell’occupazione e un’intonazione moderatamente espansiva delle politiche di bilancio, benché l’incertezza connessa alle controversie commerciali internazionali abbia pesato in modo particolare sul settore manifatturiero e sugli investimenti.

Nel 2019 i mercati del lavoro dell’area dell’euro hanno continuato a mostrare un miglioramento. Il tasso di disoccupazione ha segnato un’ulteriore flessione al 7,6 per cento, mentre la dinamica retributiva è rimasta vigorosa e prossima alla media di lungo periodo.

Nell’area dell’euro l’inflazione complessiva si è attestata all’1,2 per cento in media d’anno, in calo rispetto all’1,8 per cento del 2018. Questo andamento ha riflesso il minore contributo delle due componenti più volatili, l’energia e i beni alimentari. Al netto di tali componenti, nel 2019 l’inflazione si è attestata in media all’1,0 per cento, lo stesso livello dei due anni precedenti.

In tale contesto, il Consiglio direttivo della BCE ha intrapreso un’azione di ulteriore accomodamento monetario, esplicatasi in tre diverse fasi nel corso dell’anno, mediante una nuova serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine, un’estensione delle nostre indicazioni prospettiche (forward guidance), una riduzione del tasso sui depositi presso la banca centrale e il riavvio del nostro programma di acquisto di attività. Sul finire dell’anno si sono manifestati i primi segnali di stabilizzazione della dinamica della crescita e un lieve incremento dell’inflazione di fondo.

Il Consiglio direttivo, nell’ambito del processo di valutazione della nostra politica monetaria, tiene conto dell’impatto di possibili effetti collaterali. In quest’ottica è stato introdotto un sistema a due livelli per la remunerazione delle riserve, in cui parte della liquidità in eccesso delle banche è esente dal pagamento del tasso di interesse negativo sui depositi presso la banca centrale, al fine di salvaguardare il canale bancario di trasmissione della politica monetaria.

La redditività strutturalmente bassa resta una sfida per le banche dell’area dell’euro, sebbene il settore presenti una dotazione patrimoniale adeguata, con un coefficiente di capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1) pari al 14,2 per cento. Durante il 2019 l’elevata assunzione di rischi nei mercati finanziari e immobiliari ha continuato ad alimentare l’accumularsi di vulnerabilità connesse ai prezzi delle attività, mentre nel settore finanziario non bancario in espansione i rischi hanno continuato a crescere. I paesi dell’area dell’euro, in consultazione con la BCE, hanno attuato una serie di misure macroprudenziali per mitigare i rischi sistemici e rafforzare la capacità di tenuta a fronte di tali rischi.

L’Eurosistema ha proseguito il proprio impegno per assicurare il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento, ad esempio sul fronte dei preparativi per la sostituzione di Target2 con un nuovo, avanzatissimo sistema di regolamento lordo in tempo reale e dell’adozione di una nuova strategia per i pagamenti al dettaglio. Tale strategia incoraggia lo sviluppo di una soluzione paneuropea elaborata dal mercato per i pagamenti presso i punti di interazione che completerà l’Area unica dei pagamenti in euro, realizzata con successo.

Dal 2 ottobre è stata avviata la pubblicazione di un nuovo tasso di riferimento overnight, l’€STR (euro short‑term rate), che dovrà sostituire entro gennaio 2022 l’Eonia, attualmente in uso. La produzione dell’€STR con frequenza giornaliera non ha posto alcuna difficoltà e la metodologia si è dimostrata affidabile.

La BCE continua a studiare attentamente l’impatto dei cambiamenti climatici sulle prospettive per la stabilità dei prezzi e sul sistema finanziario, adoperandosi fra l’altro per comprendere l’intensità di carbonio dei portafogli dei prestiti bancari e sviluppare un quadro analitico al fine di svolgere un esercizio di stress pilota sul rischio climatico per il settore bancario dell’area dell’euro. La BCE contribuisce a combattere i cambiamenti climatici attraverso le proprie decisioni di investimento e le attività svolte in campo ambientale. Fra il 2008 e il 2018 abbiamo ridotto le emissioni di carbonio e il consumo di energia per postazione di lavoro rispettivamente del 74 e del 54 per cento.

Nel 2019 ci siamo dedicati con rinnovato impegno al dialogo con una platea più vasta di quella costituita dai mercati finanziari e dagli esperti e all’ascolto più attento delle preoccupazioni dei cittadini. Fra le varie iniziative sono stati realizzati il concorso #EUROat20, una nuova serie di video “La BCE spiega” e un podcast mensile.

Francoforte sul Meno, maggio 2020

Christine Lagarde

Presidente

L’anno in cifre

1 L’attività economica nell’area dell’euro ha subito una moderazione in un quadro di pressioni inflazionistiche contenute

Dopo il picco registrato a metà 2018, nel 2019 l’economia mondiale ha subito un notevole rallentamento generalizzato e sincronizzato tra i vari paesi, in un contesto caratterizzato da un forte aumento dell’incertezza legata al commercio. In questo quadro generale, la crescita economica nell’area dell’euro ha subito un ulteriore rallentamento, scendendo all’1,2 per cento dall’1,9 per cento dell’anno precedente. Le cause dell’attenuazione della crescita osservata nel 2019 vanno ricercate in primo luogo nella maggiore debolezza degli scambi internazionali, in un contesto di protratta incertezza a livello mondiale. Nel contempo, il rallentamento è stato ammortizzato dalle condizioni di finanziamento favorevoli, da ulteriori incrementi dell’occupazione accompagnati da un aumento delle retribuzioni, dall’orientamento moderatamente espansivo della politica di bilancio nell’area dell’euro e dalla continua – seppur più lenta – espansione dell’attività a livello mondiale. Nei mercati del lavoro dell’area dell’euro si sono registrati ulteriori miglioramenti, mentre la crescita della produttività ha subito un considerevole rallentamento. Nel complesso le pressioni inflazionistiche sono rimaste contenute. L’inflazione complessiva è scesa all’1,2 per cento in ragione di un calo delle componenti relative ai beni energetici e alimentari, mentre l’inflazione di fondo è rimasta contenuta. Le condizioni di finanziamento favorevoli hanno continuato a sostenere l’espansione del credito e della moneta. I rendimenti dei titoli di Stato dell’area dell’euro sono diminuiti in modo significativo, mentre le quotazioni azionarie dell’area sono aumentate soprattutto in ragione dei minori tassi di sconto. La ricchezza delle famiglie è stata sostenuta dalle valutazioni più favorevoli delle attività reali e finanziarie.

1.1 L’economia mondiale ha subito un notevole rallentamento

Nel 2019 l’economia mondiale ha subito un notevole rallentamento, generalizzato e sincronizzato tra i vari paesi

Nel corso del 2019 la crescita economica mondiale ha registrato un netto calo. Dopo un picco a metà 2018, l’economia mondiale ha subito un notevole rallentamento ed è cresciuta a un ritmo ben al di sotto della media storica, il più debole sin dalla crisi finanziaria mondiale (cfr. il grafico 1). Tale rallentamento è stato generalizzato e sincronizzato tra i vari paesi. Nelle grandi economie avanzate come gli Stati Uniti, il Regno Unito e il Giappone ciò ha rispecchiato un calo rispetto a tassi di crescita superiori alla media. In Cina si è registrato il tasso di crescita più basso dal 1990, che corrisponde all’incirca al suo attuale tasso potenziale stimato. Nelle altre grandi economie emergenti la crescita è stata generalmente modesta, in parte a causa della lenta ripresa dopo le recenti recessioni.

Grafico 1

Crescita del PIL a livello mondiale

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; dati trimestrali)

Fonti: Haver Analytics, fonti nazionali ed elaborazioni della BCE.
Note: gli aggregati regionali sono calcolati utilizzando pesi per il PIL basati sulle parità di potere di acquisto. Le linee continue corrispondono ai dati disponibili e arrivano fino al quarto trimestre del 2019. Le linee tratteggiate indicano le medie di lungo periodo (tra il primo trimestre del 1999 e il quarto trimestre del 2019). Le ultime osservazioni si riferiscono al 10 marzo 2020.

Il rallentamento dell’economia mondiale è ascrivibile a un calo della produzione nel settore manifatturiero e a un notevole indebolimento della crescita degli scambi e degli investimenti. Per contro, l’incremento del prodotto nel settore dei servizi è diminuito in misura minore, sostenuto da una crescita dei consumi relativamente solida e da protratti miglioramenti nei mercati del lavoro.

La crescita degli scambi e degli investimenti si è indebolita notevolmente nel 2019 in ragione di un forte aumento dell’incertezza legata al commercio

L’incertezza legata al commercio è aumentata notevolmente ed è rimasta su livelli elevati, indebolendo l’economia mondiale. Diversi indicatori suggeriscono che le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina si siano acuite[1]. Entrambi i paesi hanno aumentato i dazi sui loro scambi bilaterali. Alla fine del 2019 la maggior parte degli scambi bilaterali tra Stati Uniti e Cina era stata assoggettata a dazi più elevati. L’incertezza legata al commercio si è in qualche misura attenuata in concomitanza con l’annuncio, a dicembre, dell’accordo commerciale “Fase 1” che ha fatto seguito alle ulteriori negoziazioni avvenute tra i due paesi a partire da metà ottobre. L’accordo è stato siglato il 15 gennaio 2020. In un clima di forti tensioni commerciali, l’incremento dei dazi è stato alla base del netto calo dell’interscambio, mentre la maggiore incertezza e il deterioramento del clima di fiducia hanno frenato la crescita degli investimenti nel 2019 (cfr. il grafico 2).

Grafico 2

Crescita dell’interscambio a livello mondiale

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; dati trimestrali)

Fonti: Haver Analytics, fonti nazionali ed elaborazioni della BCE.
Note: la crescita dell’interscambio mondiale è definita come la crescita delle importazioni mondiali compresa l’area dell’euro. Le linee continue corrispondono ai dati disponibili e arrivano fino al quarto trimestre del 2019. Le linee tratteggiate indicano le medie di lungo periodo (tra il quarto trimestre del 1999 e il quarto trimestre del 2019). Le ultime osservazioni si riferiscono al 10 marzo 2020.

L’inflazione complessiva è diminuita, ma l’inflazione di fondo è rimasta sostanzialmente stabile

Nel 2019 l’inflazione mondiale è rimasta contenuta, di riflesso alla debole dinamica della crescita mondiale (cfr. il grafico 3). L’inflazione al consumo complessiva sui dodici mesi nei paesi dell’OCSE è scesa da circa il 3 per cento nella seconda metà del 2018 al 2,1 per cento a dicembre 2019 a causa del calo dei prezzi dei beni energetici e del rallentamento dell’inflazione dei prezzi dei prodotti alimentari. Tuttavia l’inflazione di fondo (esclusi beni energetici e alimentari) è rimasta relativamente stabile nel corso dell’anno, intorno al 2 per cento.

Grafico 3

Tassi di inflazione nell’area OCSE

(variazioni percentuali sui dodici mesi; dati mensili)

Fonte: Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
Note: le ultime osservazioni si riferiscono a dicembre 2019.

I prezzi del petrolio hanno fluttuato per effetto delle dinamiche dell’offerta di petrolio e delle aspettative sulla domanda a livello mondiale

I prezzi del petrolio hanno fluttuato nel corso dell’anno, rispecchiando le dinamiche dell’offerta di petrolio nel primo semestre, nonché le aspettative sulla domanda mondiale nella seconda metà dell’anno. Nel 2019 il prezzo del petrolio ha oscillato tra i 53 e i 74 dollari al barile. Nel primo semestre dell’anno i tagli alla produzione superiori alle previsioni operati dall’OPEC+ (un gruppo di cui fanno parte i maggiori paesi produttori di petrolio), nonché le tensioni geopolitiche, hanno sostenuto la tendenza al rialzo dei prezzi del petrolio. Nella seconda metà dell’anno i prezzi del petrolio sono diminuiti, in un contesto caratterizzato da timori riguardo le tensioni commerciali e il loro possibile impatto sull’economia mondiale. Gli effetti dell’interruzione delle forniture in Arabia Saudita a seguito di un attacco con droni avvenuto il 14 settembre sono stati di breve durata: le ampie scorte e il rapido ripristino della capacità produttiva hanno contribuito ad attenuare lo shock.

L’euro si è deprezzato nei confronti delle valute dei partner commerciali dell’area dell’euro

L’euro si è deprezzato dell’1,6 per cento in termini nominali effettivi nel corso del 2019 (cfr. il grafico 4) a causa di un deprezzamento rispetto al dollaro statunitense e allo yen giapponese in termini bilaterali. Anche il tasso di cambio euro/sterlina britannica è sceso, ma con notevole volatilità nel corso del 2019, principalmente a causa delle evoluzioni legate alla Brexit.

Grafico 4

Tasso di cambio dell’euro

(dati giornalieri; 1° gennaio 2015 = 100)

Fonti: Bloomberg, Hamburg Institute of International Economics (HWWI), BCE ed elaborazioni della BCE.
Note: tasso di cambio effettivo nominale rispetto ai 38 principali partner commerciali. Le ultime osservazioni si riferiscono al 31 dicembre 2019.

Per le prospettive di crescita mondiale hanno prevalso rischi di indebolimento

Alla fine del 2019 le prospettive per la crescita mondiale indicavano una moderazione della crescita in concomitanza con il maturare del ciclo economico nelle economie avanzate e con la graduale transizione della Cina verso un percorso di minore crescita, mentre la ripresa in altre economie emergenti rimaneva fragile. Le prospettive erano incerte e, nel complesso, i rischi per l’attività mondiale erano orientati verso il basso[2]. Nella misura in cui la debolezza del settore manifatturiero si dovesse estendere verso il settore dei servizi l’attività a livello mondiale potrebbe subire un rallentamento più rapido. In Cina una frenata più netta potrebbe avere un impatto maggiore sull’economia mondiale, mentre un inasprimento delle tensioni commerciali aggraverebbe l’impatto negativo sui flussi commerciali internazionali. In Europa, in particolare, c’era il rischio che gli Stati Uniti potessero imporre a diversi paesi dei dazi commerciali su determinati beni. In generale, l’inasprirsi delle tensioni geopolitiche potrebbe ripercuotersi negativamente sulla crescita e sugli scambi a livello mondiale. Inoltre, nonostante l’uscita ordinata del Regno Unito dall’Unione europea, vi era incertezza sul futuro delle relazioni fra UE e Regno Unito e l’esito delle negoziazioni continuava a rappresentare un rischio al ribasso. Inoltre, una drastica revisione dei prezzi sui mercati finanziari mondiali potrebbe intaccare la propensione al rischio a livello mondiale e incidere sull’attività economica reale.

1.2 La crescita economica dell’area dell’euro ha subito una moderazione, mentre i mercati del lavoro hanno continuato a migliorare

La crescita sui dodici mesi del PIL dell’area dell’euro in termini reali si è ulteriormente ridotta nel 2019, raggiungendo l’1,2 per cento, dopo l’1,9 per cento dell’anno precedente (cfr. il grafico 5). A differenza del rallentamento della crescita verificatosi nel 2018, dovuto all’indebolimento della crescita della domanda estera e di quella interna, la moderazione osservata nel 2019 è stata riconducibile in primo luogo al marcato indebolimento del commercio internazionale, in un contesto di protratta incertezza a livello mondiale. Nel contempo, l’espansione nell’area dell’euro ha continuato a essere sostenuta dalle condizioni di finanziamento favorevoli, da ulteriori incrementi dell’occupazione accompagnati da un aumento delle retribuzioni, dall’orientamento moderatamente espansivo della politica di bilancio nell’area e dalla continua – seppur più lenta – espansione dell’attività a livello mondiale.

Grafico 5

PIL dell’area dell’euro in termini reali

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; contributi in punti percentuali)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.
Nota: l’espansione del PIL sul periodo corrispondente relativa al quarto trimestre del 2019 si riferisce alla stima preliminare, mentre le ultime osservazioni per le varie componenti si riferiscono al terzo trimestre del 2019.

Nel 2019 i settori orientati all’attività interna hanno evidenziato una maggiore capacità di tenuta

Nel 2019 la crescita del prodotto è stata sospinta dal settore dei servizi e da quello delle costruzioni, che hanno mostrato una persistente capacità di tenuta sulla scorta di una robusta domanda interna nell’area dell’euro. L’attività nel settore industriale dell’area si è ulteriormente indebolita (cfr. il grafico 6), risentendo delle ripercussioni negative della debole domanda estera. Per contro, i segnali di una ricaduta dell’indebolimento della domanda estera sul settore dei servizi sono risultati modesti[3].

Grafico 6

Valore aggiunto lordo reale nell’area dell’euro per attività economica

(indice: 1° trim. 2010 = 100)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.
Nota: le ultime osservazioni si riferiscono al terzo trimestre del 2019.

Nel 2019 la domanda interna ha continuato a fornire un contributo positivo alla crescita dell’area dell’euro, in un contesto di condizioni di finanziamento favorevoli e di miglioramento dei mercati del lavoro. I consumi privati, così come la fiducia dei consumatori, nel 2019 hanno evidenziato una buona capacità di tenuta (cfr. il riquadro 1). La spesa delle famiglie è stata sostenuta dalla crescita di occupazione e salari, che ha determinato un aumento del reddito da lavoro aggregato. Dopo il graduale rallentamento iniziato nel 2018, nel 2019 gli investimenti delle imprese sono rimasti contenuti. Il contesto esterno molto meno dinamico e l’acuita incertezza a livello mondiale hanno gravato sulle decisioni di investimento delle imprese. Nonostante i modesti risultati della redditività delle imprese e il minor utilizzo della capacità produttiva, gli investimenti delle imprese hanno continuato a fornire un contributo positivo alla crescita economica, traendo beneficio da condizioni di finanziamento favorevoli. La crescita degli investimenti in prodotti di proprietà intellettuale, che tende a essere volatile, è stata particolarmente sostenuta[4]. Nel contempo, dopo la ripresa vigorosa e prolungata degli anni scorsi, si è osservato un rallentamento degli investimenti nel settore dell’edilizia residenziale, accompagnato da una moderazione della dinamicità dei mercati immobiliari dell’area dell’euro. Tale rallentamento è riconducibile principalmente a limitazioni sempre più vincolanti dal lato dell’offerta di abitazioni (specialmente dal punto di vista della carenza di manodopera, degli ostacoli di natura regolamentare e del processo di riduzione del debito) che nel corso del 2019 hanno frenato la crescita nel settore delle costruzioni.

Riquadro 1
Il clima di fiducia di consumatori e famiglie ha mostrato capacità di tenuta

Nel 2019, in un contesto caratterizzato da un progressivo rallentamento dell’economia dell’area dell’euro, il settore dei servizi e quello del commercio al dettaglio hanno conservato, nel complesso, una buona capacità di tenuta, pur mostrando una lieve moderazione nella crescita. I consumi privati rappresentano una parte importante della domanda nel settore dei servizi e in quello del commercio al dettaglio. Sulla base di questo presupposto, il presente riquadro analizza con maggiore dettaglio il clima di fiducia dei consumatori nell’area dell’euro, esaminando le ragioni della relativa capacità di tenuta della spesa per consumi.

Il clima di fiducia dei consumatori è rimasto stabile, mostrando una migliore resistenza rispetto ad altri settori

Il rallentamento economico registrato nel 2019 ha rispecchiato soprattutto la maggiore debolezza degli scambi internazionali, nonché le forti incertezze a livello mondiale, che a loro volta hanno pesato negativamente soprattutto sul settore industriale dell’area dell’euro. Allo stesso tempo, il settore dei servizi e quello del commercio al dettaglio hanno continuato a mostrare capacità di tenuta, malgrado una certa moderazione. Ciò è evidente nel grafico A, che mostra il clima di fiducia in vari settori economici dell’area dell’euro. L’indice del clima economico (Economic Sentiment Indicator, ESI) della Commissione europea è una media ponderata del clima di fiducia dell’industria al netto delle costruzioni (40 per cento), servizi (30 per cento), costruzioni (5 per cento), commercio al dettaglio (5 per cento) e famiglie (20 per cento). Come illustrato nel grafico, il rallentamento è stato molto meno pronunciato nei settori maggiormente orientati all’attività interna (come costruzioni, servizi, commercio al dettaglio e famiglie) rispetto all’industria.

Grafico A

Clima di fiducia nell’area dell’euro: scomposizione per settore

(saldi percentuali standardizzati)

Fonti: Commissione europea ed elaborazioni della BCE.

Nel complesso, nel 2019 i consumi privati hanno continuato a evidenziare una buona capacità di tenuta

Nel 2019 la crescita dei consumi privati è stata sostenuta dal continuo aumento del reddito disponibile reale, a sua volta supportato dalla tenuta del mercato del lavoro. I redditi da lavoro hanno beneficiato sia dei continui aumenti delle retribuzioni sia di un ulteriore, benché moderato, incremento dell’occupazione. Inoltre, imposte dirette, contributi e trasferimenti sociali hanno probabilmente avuto, nel complesso, un lieve impatto positivo sulla crescita del reddito, al contrario di quanto è avvenuto nel 2018, quando ancora la rallentavano (cfr. il grafico B). Tuttavia il contributo fornito dal margine operativo e dai redditi da capitale, che tende a essere strettamente correlato all’attività economica, è tornato leggermente negativo nel 2019, dopo essere stato positivo dal 2015 in poi.

Grafico B

Consumi privati e reddito disponibile in termini reali

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; contributi in punti percentuali)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.

Le determinanti della fiducia dei consumatori

L’indice della fiducia dei consumatori della Commissione è il risultato della media di quattro sottoindici relativi alle percezioni dei passati andamenti economico‑finanziari e alle aspettative riguardo a quelli futuri, su un orizzonte temporale di dodici mesi (cfr. il grafico C)[5]. Mentre uno dei sottoindici esprime una valutazione della situazione economica complessiva del paese, gli altri fanno riferimento alle condizioni finanziarie delle famiglie. Gli andamenti di tali sottoindici mostrano che le famiglie hanno valutato la propria situazione individuale in modo relativamente più favorevole, soprattutto per effetto della protratta resilienza del mercato del lavoro, che ha ampiamente protetto il reddito disponibile delle famiglie dalle ripercussioni del rallentamento economico.

Grafico C

Consumi privati e clima di fiducia dei consumatori

(variazioni percentuali sui dodici mesi; saldi percentuali standardizzati)

Fonti: Eurostat, Commissione europea ed elaborazioni della BCE.
Nota: i dati dell’indagine sono stati standardizzati con media e deviazione standard della crescita annuale dei consumi privati dal 2010.

Il solido andamento del mercato del lavoro, accompagnato da un aumento delle retribuzioni, da condizioni di finanziamento favorevoli e dal miglioramento in corso della posizione finanziaria delle famiglie, spiega in larga parte perché la fiducia dei consumatori dell’area dell’euro sia rimasta su livelli elevati nel 2019, sostenendo i consumi privati. La domanda interna ha mostrato capacità di tenuta, a fronte dei segnali di debolezza della domanda estera: in questo contesto la BCE continua a monitorare attentamente i dati più recenti per stimare il rischio che effetti di propagazione negativi si trasmettano dal settore estero a quello interno.

Nel 2019 il settore estero ha contribuito negativamente, in termini netti, al prodotto dell’area dell’euro. Fatta eccezione per le esportazioni verso gli Stati Uniti, che hanno evidenziato un ritmo di crescita più moderato, il calo è stato generalizzato, principalmente in ragione degli scarsi risultati registrati nelle esportazioni di beni di investimento e di autovetture. Anche il commercio all’interno dell’area dell’euro ha subito un calo, che ha riguardato in particolar modo gli scambi di beni intermedi, mettendo in evidenza le disfunzioni nelle catene produttive dell’area.

È proseguito il miglioramento dei mercati del lavoro dell’area dell’euro, mentre la crescita della produttività ha subito un notevole rallentamento

Nel 2019 è proseguito il miglioramento dei mercati del lavoro dell’area dell’euro

Il miglioramento dei mercati del lavoro dell’area dell’euro è proseguito nel 2019 (cfr. il grafico 7) ed è stato uno degli elementi essenziali che hanno sostenuto l’attività economica nell’anno.

Secondo un’analisi basata su indicatori sintetici del mercato del lavoro nel secondo trimestre del 2019 il livello dell’attività è stato prossimo al picco registrato prima della crisi. Inoltre, la dinamica del mercato del lavoro è rimasta al di sopra della sua media di lungo termine, sebbene di recente abbia fatto registrare una lieve moderazione[6]. Il buon andamento del mercato del lavoro si colloca in un contesto di perduranti aumenti nell’offerta di lavoro, che hanno in parte rispecchiato la maggiore partecipazione da parte dei lavoratori in età più avanzata per effetto delle passate riforme che hanno innalzato l’età pensionabile[7].

Grafico 7

Indicatori del mercato del lavoro

(percentuale delle forze di lavoro; tassi di crescita sul trimestre precedente; dati destagionalizzati)

Fonte: Eurostat.
Nota: le ultime osservazioni si riferiscono al quarto trimestre del 2019.

L’occupazione è aumentata dell’1,2 per cento nel 2019: un tasso di crescita solido se lo si compara con la dinamica del PIL. Nel 2019 la crescita della produttività per occupato è stata pari allo 0,0 per cento, dopo lo 0,4 per cento registrato nel 2018[8]. Nonostante gli aumenti nell’offerta di lavoro, il tasso di disoccupazione ha continuato a scendere raggiungendo il 7,6 per cento nel 2019, un valore prossimo a quello registrato nel 2007. Tuttavia, la dispersione dei tassi di disoccupazione tra i paesi dell’area dell’euro è rimasta elevata.

È necessario un monitoraggio dell’economia digitale

La digitalizzazione sta incidendo su variabili rilevanti per la politica monetaria

La letteratura dimostra che la digitalizzazione sta incidendo su diverse variabili economiche fondamentali, che rilevano ai fini della politica monetaria. Le evidenze empiriche indicano che la digitalizzazione potrebbe star spingendo al rialzo sia l’attività sia la produttività, mentre non è ancora chiaro quale sia l’effetto complessivo sull’inflazione[9]. Secondo l’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) della Commissione europea (cfr. il grafico 8), nel 2019 il grado di digitalizzazione delle economie dell’UE variava da un valore pari a 40 circa per le economie meno digitalizzate a 70 circa per quelle più digitalizzate. Le economie dell’UE presentano dati sostanzialmente comparabili per quanto riguarda il grado di connettività, mentre minore omogeneità si rileva negli ambiti del capitale umano, dell’utilizzo di Internet, del grado di integrazione delle tecnologie digitali e dei servizi digitali pubblici.

Grafico 8

Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) per il 2019

Fonte: Commissione europea.

Le politiche strutturali dovrebbero aiutare ad affrontare le sfide più rilevanti

Nel 2019 l’attuazione delle raccomandazioni di policy ha continuato a essere stentata

L’attuazione delle politiche strutturali nei paesi dell’area dell’euro va rafforzata significativamente per dare impulso alla produttività e al potenziale di crescita dell’area, ridurre la disoccupazione strutturale e incrementare la capacità di tenuta dell’economia. Tra gli interventi da attuare vi sono politiche strutturali volte a migliorare il funzionamento dei mercati del lavoro, aumentare la concorrenza nei mercati dei beni e dei fattori produttivi e rendere più favorevole il contesto in cui operano le imprese[10]. Inoltre, sono necessarie politiche strutturali che contribuiscano a dare una risposta alle sfide presenti e future rappresentate, ad esempio, dall’invecchiamento della popolazione, dalla digitalizzazione e dal cambiamento climatico. Le raccomandazioni specifiche per paese forniscono indicazioni ai singoli Stati membri su come rafforzare la stabilità e la crescita economica. Tali raccomandazioni vengono adottate dagli Stati membri durante le riunioni del Consiglio europeo. A febbraio 2019 la Commissione europea ha dichiarato che al 95 per cento delle raccomandazioni non era stata data attuazione o, nel migliore dei casi, vi erano stati “alcuni” progressi[11].

L’attività economica ha in qualche misura beneficiato dell’orientamento lievemente espansivo delle politiche di bilancio

Il rapporto fra disavanzo delle amministrazioni pubbliche e PIL nell’area dell’euro è lievemente aumentato, per effetto dell’orientamento lievemente espansivo delle politiche di bilancio

Dopo essere rimasto sostanzialmente neutrale per cinque anni, nel 2019 l’orientamento di bilancio dell’area dell’euro[12] è diventato espansivo, sebbene in misura contenuta (cfr. il grafico 9). L’allentamento dell’intonazione delle politiche di bilancio ha fornito sostegno all’attività economica dell’area dell’euro. Ha riflesso le misure espansive adottate da alcuni principali Stati membri, in via prevalente riduzioni di imposte dirette e aumenti della spesa pubblica. Le proiezioni macroeconomiche formulate dagli esperti dell’Eurosistema a dicembre 2019 indicavano un lieve incremento del rapporto fra disavanzo delle amministrazioni pubbliche e PIL nell’area dell’euro nel corso dell’anno, fino allo 0,7 per cento del PIL. Il calo del saldo ha rispecchiato l’orientamento più espansivo delle politiche di bilancio, compensato in parte dalla diminuzione della spesa per interessi, mentre il contributo dato dalla posizione nel ciclo economico è rimasto sostanzialmente invariato.

Grafico 9

Saldo di bilancio delle amministrazioni pubbliche e orientamento delle politiche di bilancio

(in percentuale del PIL)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.

Il rapporto tra debito delle amministrazioni pubbliche e PIL per il complesso dell’area dell’euro ha continuato a scendere nel 2019, raggiungendo l’84,5 per cento del PIL alla fine dell’anno. Tuttavia, in diversi paesi il rapporto debito/PIL si è mantenuto elevato. La riduzione del rapporto debito pubblico/PIL nel complesso dell’area è stata agevolata da differenziali tra tassi di interesse e tassi di crescita favorevoli, e da saldi primari positivi, ancorché in calo. Alla fine del 2019 non c’erano paesi dell’area dell’euro soggetti al meccanismo correttivo del Patto di stabilità e crescita. La Commissione europea, nondimeno, ha valutato che i documenti programmatici di bilancio per il 2020 di otto paesi dell’area dell’euro (molti dei quali con rapporti debito pubblico/PIL prossimi o superiori al 100 per cento) fossero a rischio di non conformità con i requisiti stabiliti dal PSC[13].

1.3 Le pressioni inflazionistiche sono rimaste contenute

Nel 2019 l’inflazione complessiva nell’area dell’euro si è collocata in media all’1,2 per cento, in calo dall’1,8 per cento del 2018[14]. Questo calo ha rispecchiato i minori contributi forniti dalle due componenti più volatili, vale a dire i beni energetici e quelli alimentari. L’inflazione misurata sullo IAPC al netto dei beni energetici e alimentari, che è una delle misure dell’inflazione di fondo, è rimasta su tassi contenuti, pari in media all’1,0 per cento nel 2019, come già nel 2018 e 2017, nonostante un aumento verso la fine dell’anno (cfr. il grafico 10).

Grafico 10

Inflazione misurata sullo IAPC e contributi per componente

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; contributi in punti percentuali)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.

Il calo dell’inflazione complessiva è stato trainato da un calo delle componenti relative ai beni energetici e alimentari, mentre l’inflazione di fondo è rimasta contenuta

Il calo dell’inflazione complessiva registrato nel 2019 rispetto al 2018 è ampiamente riconducibile agli andamenti dell’inflazione dei beni energetici. Il contributo fornito dai prezzi dei beni alimentari all’inflazione complessiva misurata sullo IAPC è sceso da 0,4 punti percentuali nel 2018 a 0,3 punti percentuali nel 2019. La dinamica dell’inflazione totale dei beni alimentari nel corso dell’anno è stata in larga parte determinata dagli andamenti volatili della componente degli alimentari non trasformati. L’inflazione dei prodotti alimentari trasformati si è attestata intorno all’1,9 per cento, lievemente al di sotto della media del 2018. Gli aumenti dei prezzi alla produzione dei beni alimentari destinati al consumo e dei prezzi delle materie prime alimentari (come quelli rilevati dai prezzi agricoli alla produzione dell’UE), che sono due fattori che determinano i prezzi dei beni alimentari trasformati, indicano che tali aumenti dei costi non si sono pienamente trasmessi ai prezzi al consumo dei beni alimentari, in un contesto di forte concorrenza.

L’inflazione misurata sullo IAPC al netto dei beni energetici e alimentari, così come altre misure dell’inflazione di fondo, ha evidenziato un movimento sostanzialmente laterale nella maggior parte dell’anno ed è rimasta al di sotto della sua media storica, nonostante un lieve aumento alla fine del 2019. Il riquadro 2 analizza la relazione tra l’inflazione di fondo e l’attività economica, nonché gli sviluppi economici più ampi rilevati dall’inizio della crisi finanziaria mondiale. Alla contenuta inflazione misurata sullo IAPC esclusi i beni energetici e alimentari hanno contribuito i deboli andamenti osservati sia dell’inflazione dei beni industriali non energetici sia di quella dei servizi. L’inflazione dei beni industriali non energetici si è attestata in media allo 0,3 per cento nel 2019, invariata rispetto al 2018 e al valore medio registrato dal 2015 in poi. Gli indicatori delle pressioni sui prezzi nelle varie fasi della catena di fissazione degli stessi mostrano che il tasso di variazione sui dodici mesi dei prezzi alla produzione per i beni di consumo non alimentari è rimasto sostanzialmente stabile nel corso dell’anno, ma è nettamente al di sopra della media registrata dal 2015 in poi. Ciò sembra indicare che alcuni aumenti dei costi siano stati assorbiti nella fase della vendita al dettaglio. Inoltre, a differenza del 2018, nel 2019 il tasso medio di variazione sui dodici mesi dei prezzi all’importazione di beni di consumo non alimentari ha avuto segno positivo, riflettendo, tra gli altri fattori, il deprezzamento dell’euro. L’inflazione dei servizi ha mostrato una certa volatilità connessa con gli andamenti dei prezzi dei servizi relativi ai viaggi, dovuta a un effetto statistico[15]. Al di là di questa volatilità mensile, nel 2019 l’inflazione dei servizi è rimasta stabile collocandosi, in media, all’1,5 per cento, senza variazioni rispetto al 2018 e solo lievemente al di sopra della media registrata a partire dal 2015. Nel complesso, gli incrementi dei prezzi dei servizi, su cui incide prevalentemente la componente del costo del lavoro, hanno continuato a registrare un ritardo rispetto alla crescita salariale.

Riquadro 2
La curva di Phillips nell’area dell’euro e l’interpretazione degli andamenti recenti dell’inflazione

Dal 2013 l’inflazione misurata sullo IAPC al netto di beni energetici e alimentari si è mantenuta costantemente al di sotto della sua media storica. Se in un primo momento ciò potrebbe essere stato determinato dagli ampi margini di capacità produttiva inutilizzata e da altri fattori che attenuavano le pressioni inflazionistiche, la più recente debolezza di tale dinamica è invece difficilmente spiegabile mediante un modello standard basato sulla curva di Phillips, come mostrato dalla componente non identificata con altri fattori che emerge dalla scomposizione degli andamenti dell’inflazione riportata nel grafico A. Ciò ha condotto a un riesame di questa relazione economica fondamentale[16].

Grafico A

Scomposizione dell’inflazione di fondo basata sulla curva di Phillips

(variazioni percentuali sui dodici mesi e contributi in punti percentuali; tutti i valori sono espressi in termini di deviazione dalla media dal 1999)

Fonte: elaborazioni della BCE.
Note: gli istogrammi raffigurano i contributi medi in una vasta gamma di specificazioni del modello (cfr. Bobeica, E. e Sokol, A., Le determinanti dell’inflazione di fondo nell’area dell’euro nel corso del tempo: una prospettiva basata sulla curva di Phillips, nel numero 4/2019 del Bollettino economico della BCE. I contributi sono tratti dall’intervento di Yellen, J. L., dal titolo “Inflation Dynamics and Monetary Policy”, pronunciato il 24 settembre 2015 in occasione della Philip Gamble Memorial Lecture presso la University of Massachusetts, Amherst.

Determinanti dell’inflazione all’interno del modello basato sula curva di Phillips

In sostanza, la curva di Phillips fornisce una rappresentazione dell’assunto secondo cui l’attività economica e il conseguente livello di tensione sui mercati dei beni e del lavoro hanno un’influenza sull’inflazione. Elevati livelli di capacità produttiva inutilizzata nell’economia hanno gravato sull’inflazione all’indomani della crisi finanziaria internazionale. L’area dell’euro ha subito anche una seconda recessione tra il 2011 e il 2013 e la debolezza dell’inflazione di fondo a partire dall’inizio del 2013 è ben spiegata da questo fattore. Tuttavia, anche se dal 2018 molte misure dell’attività economica e della capacità inutilizzata erano tornate ai livelli abituali e alcune misure avevano persino iniziato a segnalare un eccesso della domanda, l’inflazione di fondo si è mantenuta al di sotto del suo livello medio dal 1999 (1,3 per cento).

Oltre all’attività economica, anche altri fattori, quali le aspettative di inflazione e i prezzi all’esterno dell’area, sono essenziali per comprendere gli andamenti dell’inflazione. Molti fattori possono influenzare le aspettative di inflazione degli operatori economici: gli andamenti recenti dell’inflazione (in particolare le oscillazioni dei prezzi dell’energia) generalmente determinano le aspettative a breve termine, mentre le effettive preoccupazioni circa la credibilità e la plausibilità dell’obiettivo di inflazione di una banca centrale possono incidere sulle aspettative più a lungo termine, sebbene tali fattori siano difficilmente identificabili in maniera empirica[17]. Nel periodo 2014‑2017 si sono ridotte sia le misure desunte dai mercati finanziari sia quelle ricavate dalle indagini: un andamento che si riflette nei rispettivi contributi negativi forniti all’inflazione di fondo nello stesso periodo[18]. Più di recente, le misure delle aspettative di inflazione per l’area dell’euro a più lungo termine desunte dalle indagini, in particolare quelle tratte dalla Survey of Professional Forecasters della BCE, hanno mostrato segnali di attenuazione. Tuttavia l’impatto frenante sull’inflazione attribuibile a tali andamenti recenti è minore.

Infine, le misure dei prezzi all’esterno dell’area ‒ come il prezzo del petrolio e, più in generale, gli indici dei prezzi all’importazione ‒ possono rappresentare un importante fattore alla base della determinazione dei prezzi da parte delle imprese e, di conseguenza, degli andamenti dell’inflazione, oltre e al di là di quanto già evidenziato dalle aspettative concernenti la capacità produttiva inutilizzata e l’inflazione. Mentre i prezzi esterni, in particolare quelli dell’energia, generalmente si riflettono rapidamente sull’inflazione complessiva, i loro effetti indiretti sull’inflazione di fondo sembrano essere stati limitati negli ultimi anni[19]. Nel complesso, mentre gli andamenti dell’inflazione di fondo sembrano essere ragionevolmente giustificati da fattori standard fino al 2017, la debolezza più recente della sua dinamica è difficilmente spiegabile sulla base di tale sistema di riferimento.

Una possibile spiegazione potrebbe consistere nel fatto che i parametri normalmente utilizzati per misurare la capacità produttiva inutilizzata in un’economia non riflettono tutti gli andamenti dell’attività economica che rilevano per l’inflazione. Sulla base di tale assunto, Jarociński e Lenza (2018)[20] costruiscono una misura della capacità produttiva inutilizzata appositamente studiata per prevedere gli andamenti dell’inflazione. Una misura di questo tipo implicherebbe un margine di capacità inutilizzata molto più ampio rispetto alla misura di output gap comunemente utilizzata.

Nel complesso, la curva di Phillips resta uno strumento fondamentale per interpretare e rappresentare gli andamenti dell’inflazione, pur richiedendo l’integrazione di informazioni ricavate con altri strumenti e approcci, in particolare alla luce degli andamenti recenti dell’inflazione di fondo.

Le pressioni derivanti dai costi interni, misurate in termini di crescita del deflatore del PIL, sono aumentate in media nel 2019 a un tasso superiore al livello medio del 2018 e alla media registrata a partire dal 2015 (cfr. il grafico 11). Nel 2019 la crescita annua del reddito per occupato è proseguita a buon ritmo, pari al 2,0 per cento in media, lievemente inferiore alla media del 2018, ma superiore a quella registrata a partire dal 2015. La crescita del reddito per occupato è stata attenuata dagli andamenti dei contributi previdenziali[21], mentre la crescita di salari e stipendi è aumentata nel 2019 rispetto al 2018, in linea con l’ulteriore riduzione del tasso di disoccupazione e nonostante la moderazione della crescita economica nell’area dell’euro (cfr. la precedente sezione 1.2). La solida crescita media del reddito per occupato ha comportato, tuttavia, un incremento della crescita del costo del lavoro per unità di prodotto, a fronte di una stagnazione della produttività nel 2019. Oltre alla maggiore crescita del costo del lavoro per unità di prodotto, l’accelerazione del deflatore del PIL ha rispecchiato anche una ripresa dell’andamento dei profitti (misurato in termini di margine operativo lordo), che nel corso del 2018 si era notevolmente indebolito. Poiché nel 2019 la produttività non ha evidenziato alcuna tendenza significativa, la ripresa dei profitti registrata nel 2019 ha con tutta probabilità rispecchiato alcuni miglioramenti nelle ragioni di scambio e negli andamenti relativi ai settori economici meno colpiti dal rallentamento dell’attività mondiale e degli scambi commerciali[22]. Ciò è vero, ad esempio, per il settore delle costruzioni e per quello immobiliare, che hanno anche registrato un elevato tasso di crescita nei loro deflatori del valore aggiunto, arrivando, nel caso delle costruzioni, al 4,6 per cento in media nel 2019.

Grafico 11

Scomposizione del deflatore del PIL

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; contributi in punti percentuali)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.

Nel corso del 2019 le aspettative di inflazione a più lungo termine si sono ridotte. Nel quarto trimestre dell’anno le aspettative di inflazione a cinque anni desunte dalla Survey of Professional Forecasters della BCE si sono ridimensionate, attestandosi all’1,7 per cento, dall’1,9 per cento nel quarto trimestre del 2018. Sono diminuite anche le misure delle aspettative di inflazione a più lungo termine ricavate dai mercati, come il tasso swap a termine a cinque anni indicizzato all’inflazione su un orizzonte quinquennale. Esse si sono tuttavia stabilizzate – seppur a livelli ancora bassi – intorno alla fine dell’anno.

1.4 Le condizioni di finanziamento favorevoli hanno continuato a sostenere l’espansione del credito e dell’aggregato monetario

Nel 2019 gli andamenti nei mercati finanziari dell’area dell’euro sono stati principalmente determinati dagli effetti del rallentamento dell’attività economica in un contesto caratterizzato dal persistere di bassi livelli di inflazione, dall’incertezza legata a fattori politici, che hanno indotto un clima di avversione al rischio in alcuni periodi dell’anno, e da un ulteriore allentamento della politica monetaria. Sia i tassi del mercato monetario sia i rendimenti obbligazionari a più lungo termine sono diminuiti in misura significativa, mentre i corsi azionari sono complessivamente aumentati, sostenuti dai minori tassi di sconto. Nel 2019 i flussi di finanziamento esterno alle società non finanziarie (SNF) si sono sostanzialmente stabilizzati su livelli notevolmente inferiori rispetto all’ultimo valore massimo registrato nel 2017, mentre i prestiti bancari e le emissioni di titoli di debito sono rimasti sostenuti, beneficiando di condizioni di finanziamento favorevoli, e l’emissione netta di azioni non quotate si è mostrata robusta, sorretta da un maggior numero di fusioni e acquisizioni. L’attuale espansione del credito bancario a favore del settore privato, accompagnata dal basso costo opportunità di detenere M3, ha contribuito a sostenere i tassi di crescita dell’aggregato monetario ampio. Le condizioni di finanziamento favorevoli hanno rispecchiato l’orientamento accomodante della politica monetaria della BCE e la capacità del sistema bancario di trasmettere tale orientamento ai tassi sui prestiti per imprese e famiglie. L’incremento subito dal valore delle attività finanziarie e del patrimonio immobiliare ha sostenuto la ricchezza delle famiglie, che a sua volta ha favorito la crescita dei consumi privati.

Nel 2019 i rendimenti dei titoli di Stato dell’area dell’euro sono diminuiti in misura significativa, pur registrando una ripresa a partire da settembre

Nel 2019 i rendimenti sui titoli di Stato dell’area dell’euro sono diminuiti in misura significativa, con i rendimenti a lungo termine che hanno raggiunto livelli negativi durante l’estate. Tale diminuzione ha rispecchiato le crescenti preoccupazioni circa l’entità e la durata del rallentamento dell’attività economica nell’area dell’euro e il suo impatto sull’andamento dell’inflazione. L’orientamento accomodante della politica monetaria negli Stati Uniti, l’elevata percezione del rischio a livello mondiale connessa alle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e alla Brexit, nonché le crescenti aspettative sui mercati finanziari circa un ulteriore allentamento della politica monetaria da parte della BCE hanno inoltre contribuito a ridurre i tassi privi di rischio nell’area dell’euro. Dopo l’annuncio in settembre del pacchetto di misure di allentamento della politica monetaria da parte della BCE, la diffusione di dati macroeconomici lievemente più favorevoli per l’area dell’euro e una certa stabilizzazione della percezione del rischio a livello internazionale hanno concorso a una graduale ripresa dei rendimenti obbligazionari dell’area. Ciononostante, il 31 dicembre 2019 la media ponderata per il PIL dei rendimenti dei titoli di Stato decennali dell’area dell’euro era pari allo 0,28 per cento, inferiore di 74 punti base rispetto al livello registrato il 1° gennaio 2019. I differenziali tra i rendimenti dei titoli di Stato decennali dei paesi dell’area dell’euro e quello del Bund a dieci anni sono diminuiti, per alcuni paesi in misura consistente, in virtù della minore incertezza in materia di politiche di bilancio.

Grafico 12

Rendimenti dei titoli di Stato decennali nell’area dell’euro, negli Stati Uniti e in Germania

(valori percentuali in ragione d’anno; dati giornalieri)

Fonti: Bloomberg, Thomson Reuters Datastream ed elaborazioni della BCE.
Note: i dati relativi all’area dell’euro consistono nella media dei rendimenti dei titoli di Stato decennali ponderata per il PIL. Le ultime osservazioni si riferiscono al 31 dicembre 2019.

Le quotazioni azionarie dell’area dell’euro sono aumentate per via dei minori tassi di sconto

Nel 2019 le quotazioni azionarie dell’area dell’euro sono notevolmente aumentate. L’indice azionario ampio delle SNF dell’area dell’euro è salito del 20,7 per cento nel corso dell’anno, mentre l’indice azionario dei titoli bancari dell’area è cresciuto del 9,7 per cento (cfr. il grafico 13). I minori tassi di sconto sono stati il principale fattore a sostegno dell’andamento delle quotazioni azionarie, mentre le aspettative sugli utili sono rimaste deboli e le azioni hanno risentito delle variazioni dei premi per il rischio, principalmente legate all’evolvere delle controversie commerciali tra Stati Uniti e Cina e ai negoziati per la Brexit.

Grafico 13

Indici azionari dell’area dell’euro e degli Stati Uniti

(indice: 1° gennaio 2018 = 100)

Fonte: Thomson Reuters Datastream.
Note: per l’area dell’euro gli indici utilizzati sono l’Euro Stoxx per il settore bancario e l’indice non finanziario Datastream; per gli Stati Uniti l’indice S&P per il settore bancario e l’indice non finanziario Datastream. Le ultime osservazioni si riferiscono al 31 dicembre 2019.

I prestiti bancari e le emissioni di titoli di debito delle SNF hanno mostrato una dinamica sostenuta

Nel 2019 i flussi di finanziamento esterno alle SNF si sono sostanzialmente stabilizzati, ben al di sotto dell’ultimo picco registrato nel 2017 (cfr. il grafico 14). La crescita dei prestiti bancari e le emissioni di titoli di debito sono rimaste tuttavia solide, beneficiando di condizioni di finanziamento favorevoli, e l’emissione netta di azioni non quotate si è mostrata robusta, sorretta da un maggior numero di fusioni e acquisizioni. Per contro, si sono osservate una riduzione delle altre fonti di finanziamento (fra cui i prestiti intersocietari e il credito commerciale) e una flessione delle emissioni nette di azioni quotate (per effetto dell’elevato costo del capitale rispetto ad altre fonti di finanziamento). Nel corso del 2019 i tassi sui prestiti bancari si sono ulteriormente ridotti, sostanzialmente in linea con l’andamento dei tassi di mercato, fino a raggiungere nuovi minimi storici.

L’ulteriore allentamento della politica monetaria da parte della BCE nel corso dell’anno si è trasmesso alle condizioni di finanziamento, che sono divenute più favorevoli. Ciò, in parte, è stato determinato dal fatto che alcune delle misure introdotte nel 2019, come la terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (OMRLT‑III) e il sistema a due livelli per la remunerazione delle riserve, fossero volte a sostenere la capacità di intermediazione delle banche (cfr. la sezione 2.1). Nel contempo, il sistema bancario ha compiuto ulteriori progressi nel risanamento dei bilanci, in termini di rafforzamento delle posizioni patrimoniali e miglioramento della qualità degli attivi.

Grafico 14

Flussi netti di finanziamento esterno alle società non finanziarie dell’area dell’euro

(flussi annuali; miliardi di euro)

Fonti: Eurostat e BCE.
Note: la voce “altri prestiti” comprende i prestiti concessi da intermediari diversi dalle IFM (altri istituzioni finanziarie, compagnie di assicurazione e fondi pensione) e dal resto del mondo. I prestiti delle IFM (istituzioni finanziarie monetarie) e degli intermediari diversi dalle IFM sono corretti per le cessioni e le cartolarizzazioni. La voce “altro” corrisponde alla differenza fra il totale e gli strumenti elencati nel grafico e include i prestiti intersocietari e i crediti commerciali. Le ultime osservazioni si riferiscono al terzo trimestre del 2019.

La ricchezza delle famiglie è stata sostenuta dalle valutazioni più favorevoli delle attività reali e finanziarie

La ricchezza netta delle famiglie è fortemente aumentata nei primi tre trimestri del 2019, sostenendo i consumi privati. Nonostante una moderazione dell’andamento dei mercati dell’edilizia residenziale, la ricchezza netta ha beneficiato di ulteriori aumenti dei prezzi delle abitazioni, che hanno determinato significative plusvalenze da rivalutazione sugli immobili posseduti dalle famiglie. Queste ultime hanno anche registrato notevoli plusvalenze da rivalutazione sulle attività finanziare detenute. Inoltre, l’aumento dei prezzi degli immobili residenziali e le condizioni di finanziamento favorevoli hanno contribuito al protrarsi della graduale tendenza al rialzo del tasso di crescita sui dodici mesi dei prestiti bancari alle famiglie per l’acquisto di abitazioni. L’indebitamento delle famiglie, misurato in percentuale del loro reddito disponibile lordo in termini nominali, è rimasto ben al di sopra del livello medio registrato prima della crisi.

Nel 2019 l’espansione di M3 e del credito ha segnato una ripresa

Nel complesso, i prestiti bancari al settore privato hanno proseguito la ripresa, con un tasso di crescita sui dodici mesi (corretto per l’effetto di cessioni, cartolarizzazioni e notional cash pooling) salito al 3,7 per cento a dicembre 2019, dal 3,4 per cento di dicembre 2018. L’espansione del credito è rimasta la principale determinante della crescita dell’aggregato monetario ampio (cfr. la parte in blu degli istogrammi nel grafico 16). Al contempo, i flussi monetari esterni hanno fornito un contributo crescente alla dinamica di M3 (cfr. la parte in giallo degli istogrammi nel grafico 16). Nel 2019 la crescita annua di M3 ha pertanto registrato una ripresa (cfr. il grafico 15). Mentre la conclusione degli acquisti netti nell’ambito del programma di acquisto di attività alla fine del 2018 ha esercitato un effetto frenante sulla crescita di M3 (cfr. la parte in rosso degli istogrammi nel grafico 16), la ripresa di tali acquisti a novembre 2019 ha manifestato soltanto un impatto limitato sull’espansione dell’aggregato monetario ampio nell’anno.

Grafico 15

M3 e prestiti al settore privato

(variazioni percentuali sui dodici mesi)

Fonte: BCE.
Note: il dato sui prestiti è corretto per l’effetto di cessioni, cartolarizzazioni e notional cash pooling. Le ultime osservazioni si riferiscono a dicembre 2019.

Grafico 16

M3 e sue contropartite

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; contributi in punti percentuali; dati destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario)

Fonte: BCE.
Note: la voce “credito al settore privato” include i prestiti delle IFM al settore privato e le disponibilità delle IFM in titoli emessi dal settore privato dell’area dell’euro diverso dalle IFM. Essa comprende altresì gli acquisti di titoli di debito emessi da soggetti diversi dalle IFM condotti dall’Eurosistema nell’ambito del programma di acquisto di titoli del settore societario. Le ultime osservazioni si riferiscono a dicembre 2019.

La crescita di M3 è stata in gran parte determinata dall’aumento delle consistenze dei depositi overnight

In termini di strumenti, i depositi in conto corrente hanno continuato a costituire la principale determinante dell’espansione di M3, dato il basso costo opportunità di detenere depositi liquidi in un contesto caratterizzato da tassi di interesse molto bassi e da una curva dei rendimenti piatta. L’incremento dei depositi a vista ha rispecchiato la forte espansione di quelli detenuti da famiglie e SNF. Di conseguenza, l’aggregato monetario ristretto M1, che comprende circolante e depositi a vista, ha continuato a crescere a un ritmo sostenuto.

2 Politica monetaria: la determinazione a dare risposte adeguate

In un contesto caratterizzato da un indebolimento dell’economia dell’area dell’euro, da rischi al ribasso più persistenti e da prospettive dell’inflazione ancora non in linea con l’obiettivo di medio termine, nel corso del 2019 il Consiglio direttivo della BCE ha adottato tre serie successive di interventi di accomodamento monetario. Tali interventi hanno sottolineato la determinazione del Consiglio direttivo ad agire come opportuno al fine di sostenere il ritorno dell’inflazione su un percorso durevole di convergenza verso l’obiettivo di medio periodo. Dato il lasso di tempo necessario affinché tutte le misure adottate esercitassero gli effetti desiderati sull’economia dell’area dell’euro, il Consiglio ha continuato a monitorare con attenzione l’andamento dell’inflazione e la trasmissione delle misure di politica monetaria, pur restando pronto ad adeguare, ove opportuno, tutti gli strumenti a sua disposizione per assicurare che l’inflazione si avvicinasse stabilmente all’obiettivo, in linea con l’approccio simmetrico adottato. Alla fine del 2019, le attività relative alle operazioni di politica monetaria rappresentavano il 70 per cento delle attività totali del bilancio dell’Eurosistema, il cui valore si è stabilizzato su 4.700 miliardi di euro nel 2019, in linea con il livello raggiunto alla fine dell’anno precedente. I rischi associati a un bilancio di tali dimensioni sono stati attenuati, come in passato, grazie al quadro di riferimento per la gestione dei rischi elaborato dalla BCE.

2.1 Prima serie di misure finalizzate a mantenere un ampio grado di accomodamento monetario a fronte di fattori esterni avversi

A seguito del peggioramento delle prospettive economiche verificatosi alla fine del 2018, le informazioni rese note agli inizi del 2019 hanno continuato a evidenziare un andamento più debole del previsto a causa della diminuzione della domanda esterna e di fattori legati a specifici paesi e settori, indicando una dinamica della crescita meno vigorosa rispetto a quanto atteso in precedenza. Al tempo stesso è stata registrata una considerevole incertezza in relazione alla natura, transitoria o durevole, dei fattori alla base del rallentamento della crescita dell’area dell’euro e quindi alla misura in cui tale rallentamento nel breve termine avrebbe inciso sulle prospettive di espansione a medio termine. In tale contesto, il Consiglio direttivo ha riconosciuto che i rischi legati alle prospettive di crescita dell’area dell’euro avevano assunto un orientamento al ribasso a causa delle persistenti incertezze connesse ai fattori geopolitici e alla minaccia del protezionismo, alle vulnerabilità nei mercati emergenti e alla volatilità nei mercati finanziari. Il Consiglio direttivo ha quindi sottolineato la necessità che la politica monetaria rimanesse paziente, prudente e costante. Benché le condizioni finanziarie favorevoli, la dinamica positiva del mercato del lavoro e la più vigorosa crescita salariale abbiano continuato a sostenere l’espansione economica dell’area dell’euro e il graduale aumento delle spinte inflazionistiche, il Consiglio direttivo ha ribadito la necessità di un significativo stimolo di politica monetaria per far sì che l’inflazione continuasse stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento nel medio termine.

L’indebolimento dell’attività economica ha rallentato l’allineamento dell’inflazione all’obiettivo di medio termine, sollecitando l’introduzione di un primo pacchetto di misure

I dati economici resi disponibili nel corso della primavera hanno continuato a evidenziare una certa debolezza e una considerevole moderazione del ritmo dell’espansione economica che si sarebbe protratta nel corso dell’anno. In particolare, l’attività del settore manifatturiero ha subito una marcata decelerazione, principalmente per via di fattori avversi esterni, dal momento che la crescita mondiale e la dinamica degli scambi commerciali sono rimaste deboli. L’indebolimento dell’attività economica ha rallentato l’allineamento dell’inflazione all’obiettivo perseguito dal Consiglio direttivo nel medio termine.

In risposta al significativo peggioramento delle prospettive di inflazione e crescita, in occasione della riunione di marzo il Consiglio direttivo ha adottato un pacchetto di misure volte a fornire un più ampio accomodamento monetario. Ciò avrebbe favorito l’ulteriore accumularsi di pressioni interne sui prezzi e la dinamica dell’inflazione complessiva nel medio periodo, oltre ad accrescere la capacità di tenuta dell’economia dell’area dell’euro in un contesto caratterizzato da incertezze a livello mondiale. In particolare, il Consiglio direttivo ha adottato le misure descritte di seguito. Innanzitutto, ha deciso di estendere l’orizzonte temporale delle indicazioni prospettiche sui tassi di riferimento. Più specificamente, ha comunicato la sua intenzione di mantenere i tassi di riferimento della BCE ai livelli allora in vigore almeno fino alla fine del 2019 e in ogni caso finché necessario per assicurare che l’inflazione continuasse stabilmente a convergere su valori in linea con il suo obiettivo di medio termine. In secondo luogo, il Consiglio direttivo ha ribadito l’intento di continuare a reinvestire integralmente il capitale rimborsato sui titoli in scadenza acquistati nel quadro del programma di acquisto di attività (PAA) per un prolungato periodo di tempo successivo alla data in cui inizierà a innalzare i tassi di interesse di riferimento della BCE, e in ogni caso finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario. Alla luce del nesso tra le indicazioni prospettiche sui tassi di riferimento e i reinvestimenti del capitale rimborsato, l’orizzonte di reinvestimento previsto è stato automaticamente ampliato, rafforzando le indicazioni prospettiche sui tassi di riferimento e sottolineando al tempo stesso la determinazione del Consiglio direttivo ad agire come opportuno. Oltre al nuovo orientamento sui tassi di riferimento, è stata annunciata una nuova serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine trimestrali (OMRLT‑III) con scadenza a due anni, il cui inizio e termine erano rispettivamente previsti per settembre 2019 e marzo 2021. Questa nuova serie di OMRLT aveva lo scopo di preservare condizioni favorevoli del credito bancario affinché l’erogazione di quest’ultimo potesse risultare sostenibile per la clientela. A sua volta, un solido flusso di credito a favore del settore privato ha sostenuto le intenzioni di consumo e di investimento di famiglie e imprese, contribuendo alla crescita dell’economia e all’adeguamento dell’inflazione all’obiettivo di medio termine del Consiglio direttivo. Infine, il Consiglio ha deciso di proseguire le operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema mediante aste a tasso fisso con piena aggiudicazione dell’importo richiesto finché sarà necessario e almeno fino alla fine del periodo di mantenimento delle riserve che avrà inizio a marzo 2021.

A seguito dell’annuncio della nuova serie di OMRLT, in occasione della successiva riunione di politica monetaria, il Consiglio direttivo ha comunicato che le condizioni precise della nuova serie di OMRLT‑III sarebbero state annunciate in una delle riunioni seguenti. In particolare, il tasso applicabile alle nuove operazioni OMRLT‑III avrebbe tenuto conto di una valutazione approfondita del canale bancario di trasmissione della politica monetaria, nonché dell’evoluzione futura delle prospettive economiche. Inoltre, alla luce del fatto che il contesto generale avrebbe continuato a essere caratterizzato da tassi di interesse negativi per un periodo più lungo di quanto previsto, il Consiglio direttivo ha rilevato che, nell’ambito delle sue consuete valutazioni, avrebbe considerato anche l’eventualità che il mantenimento delle implicazioni favorevoli per l’economia dei tassi di interesse negativi rendesse necessario attenuarne gli effetti collaterali sull’intermediazione bancaria.

Seconda serie di misure mirate a un ulteriore accomodamento monetario e deterioramento del clima di fiducia nelle prospettive dell’inflazione

A metà anno i dati disponibili indicavano che circostanze avverse di carattere internazionale continuavano a gravare sulle prospettive per l’area dell’euro

A metà anno, i dati disponibili indicavano che circostanze avverse di carattere internazionale, legate in particolare alla persistente debolezza del commercio mondiale e alle più pervasive e protratte incertezze del contesto esterno, continuavano a gravare sulle prospettive per l’area dell’euro. Tali fattori hanno frenato in particolare l’attività del settore manifatturiero dell’area. Inoltre l’inflazione armonizzata ha registrato un ulteriore calo, principalmente dovuto a fattori temporanei, mentre le misure dell’inflazione di fondo hanno continuato a registrare movimenti laterali.

Dato il prolungarsi delle incertezze e delle loro implicazioni per le prospettive di inflazione, il Consiglio direttivo ha riconosciuto la necessità di adeguare l’orientamento della politica monetaria, per la seconda volta nel 2019, in modo da fornire un ulteriore grado di accomodamento monetario affinché l’inflazione rimanesse su un percorso durevole di convergenza verso l’obiettivo di medio periodo. Pertanto, in occasione della riunione di giugno, il Consiglio direttivo ha deciso di rafforzare le indicazioni prospettiche sui tassi di riferimento estendendo ulteriormente gli elementi temporali in esse contenuti. Più specificamente, il Consiglio direttivo ha comunicato la sua intenzione di mantenere i tassi di interesse di riferimento della BCE invariati rispetto ai livelli allora in vigore, almeno fino alla prima metà del 2020, e in ogni caso finché necessario per far sì che l’inflazione continuasse stabilmente a convergere verso l’obiettivo di medio termine. Il Consiglio ha inoltre reiterato le proprie indicazioni prospettiche in materia di reinvestimenti e stabilito il tasso da applicare alla terza serie di OMRLT. Il tasso di interesse di ciascuna operazione sarebbe stato fissato a un livello superiore di 10 punti base rispetto al tasso medio applicato alle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema. Le banche che avessero concesso prestiti netti idonei superiori a un determinato valore di riferimento avrebbero beneficiato di un tasso di interesse sulle OMRLT‑III più basso, che avrebbe potuto raggiungere un livello pari al tasso di interesse medio sui depositi presso la banca centrale, maggiorato di 10 punti base. È stato rilevato come tali costi garantissero un ragionevole equilibrio tra la necessità di riconoscere l’importanza dell’andamento positivo del credito bancario, da un lato, e quella di mantenere un orientamento accomodante, dall’altro.

Nel corso dell’estate l’attenuazione della dinamica della crescita mondiale e la debolezza del commercio internazionale hanno continuato a gravare sulle prospettive per l’area dell’euro. Inoltre, il protrarsi delle incertezze ha continuato a ripercuotersi negativamente sul clima di fiducia delle imprese, soprattutto nel settore manifatturiero. A loro volta gli andamenti dei prezzi sono rimasti contenuti, mentre le misure dell’inflazione di fondo hanno continuato a registrare movimenti laterali. Le misure delle aspettative di inflazione a più lungo termine ricavate dai mercati sono rimaste ai minimi storici raggiunti dopo la riunione di giugno, mentre quelle basate sulle indagini hanno segnalato un marcato calo.

Il Consiglio direttivo ha rilevato che sia i dati effettivi sia le proiezioni concernenti i tassi di inflazione si sono attestati in maniera persistente a livelli inferiori a quelli perseguiti

In tale contesto, in occasione della riunione di luglio, il Consiglio direttivo ha rilevato che sia i dati effettivi sia le proiezioni concernenti i tassi di inflazione si sono attestati in maniera persistente a livelli inferiori a quelli perseguiti. Inoltre, il Consiglio direttivo ha ritenuto che la simmetria del suo obiettivo di inflazione a medio termine fosse un elemento importante al fine di favorire un adeguamento durevole dell’inflazione a tale obiettivo. Essa è stata quindi considerata rilevante per evidenziare la determinazione e la capacità del Consiglio stesso di agire con prontezza al fine di rendere ulteriormente accomodante l’orientamento di politica monetaria adeguando, ove opportuno, tutti gli strumenti a sua disposizione per raggiungere l’obiettivo di inflazione perseguito. Il Consiglio direttivo si è anche dichiarato pronto a intervenire nel caso in cui le prospettive di inflazione a medio termine avessero continuato ad attestarsi a livelli inferiori al valore previsto, in linea con il proprio impegno ad adottare un approccio simmetrico nel perseguimento dell’obiettivo di inflazione. Pertanto, in tale contesto, il Consiglio ha deciso di reintrodurre nelle sue indicazioni prospettiche sui tassi il cosiddetto “easing bias”, cioè il riferimento a un orientamento accomodante, affermando che prevedeva di mantenere i tassi di interesse di riferimento della BCE ai livelli allora in vigore o inferiori. Esso ha altresì incaricato i comitati competenti dell’Eurosistema di valutare varie possibilità, fra cui potenziali soluzioni volte a rafforzare le indicazioni prospettiche sui tassi di interesse di riferimento, misure di attenuazione, quali l’elaborazione di un sistema a più livelli per la remunerazione delle riserve, e alcune possibili opzioni riguardanti la dimensione e la composizione di eventuali nuovi acquisti netti di attività. Tali annunci hanno aperto la strada alla possibile adozione, in occasione della successiva riunione di politica monetaria del Consiglio direttivo, di un pacchetto complessivo di misure nel caso in cui non si fosse registrato un miglioramento delle prospettive di inflazione in linea con il suo obiettivo.

Terza serie di misure di accomodamento monetario articolate in un ampio pacchetto in risposta al persistere dei bassi tassi di inflazione

Le proiezioni macroeconomiche formulate dagli esperti della BCE nel mese di settembre 2019 hanno mostrato un ulteriore ridimensionamento delle prospettive di inflazione. Nel complesso, il Consiglio direttivo ha dovuto far fronte a un prolungato rallentamento dell’economia dell’area dell’euro, a persistenti rischi al ribasso e a prospettive di inflazione non ancora in linea con il suo obiettivo di medio periodo. In particolare, le successive e significative revisioni al ribasso delle prospettive di inflazione hanno ridotto le proiezioni relative all’inflazione nel 2021 dall’1,8 per cento di dicembre 2018 all’1,5 per cento di settembre 2019. L’ulteriore indebolimento delle prospettive di inflazione, sebbene le condizioni finanziarie di cui si era tenuto conto nelle proiezioni rispecchiassero già le forti aspettative di un allentamento aggiuntivo della politica monetaria, ha indotto un ulteriore allontanamento delle proiezioni relative all’inflazione dai livelli ritenuti coerenti con l’obiettivo di inflazione del Consiglio direttivo. Le misure dell’inflazione di fondo sono rimaste in generale contenute, mentre gli indicatori delle aspettative di inflazione hanno continuato a collocarsi a livelli bassi. In tale contesto il Consiglio direttivo ha stabilito che una terza serie di misure di allentamento dell’orientamento della politica monetaria fosse giustificato al fine di sostenere il ritorno dell’inflazione su un percorso durevole di convergenza verso l’obiettivo di medio periodo. Nel mese di settembre il Consiglio direttivo ha quindi adottato le decisioni illustrate di seguito.

Per sostenere il ritorno dell’inflazione su un percorso durevole di convergenza verso l’obiettivo di medio termine è stato ritenuto necessario un articolato pacchetto di misure

Innanzitutto ha deciso di ridurre il tasso sui depositi presso la banca centrale di 10 punti base, al −0,50 per cento (cfr. il grafico 17). Tale riduzione è stata accompagnata da una riformulazione delle indicazioni prospettiche del Consiglio direttivo sull’evoluzione attesa dei tassi di interesse di riferimento. Il Consiglio prevedeva che questi ultimi sarebbero rimasti su livelli pari o inferiori a quelli del momento finché le prospettive di inflazione non avessero mostrato una salda convergenza verso un livello sufficientemente prossimo, ma inferiore, al 2 per cento nell’orizzonte di proiezione considerato e finché tale convergenza non si fosse coerentemente riflessa nelle dinamiche dell’inflazione di fondo.

Grafico 17

Tassi di interesse di riferimento della BCE

(valori percentuali in ragione d’anno)

Fonte: BCE.
Note: le ultime osservazioni si riferiscono al 31 dicembre 2019.

In secondo luogo, il Consiglio ha deciso di riprendere gli acquisti netti di obbligazioni nell’ambito del PAA a un ritmo mensile di 20 miliardi di euro a partire dal 1º novembre (cfr. il grafico 18), con l’aspettativa di porvi fine poco prima del momento in cui avrebbe cominciato a innalzare i tassi di interesse di riferimento della BCE. Il Consiglio ha anche ribadito che avrebbe continuato a reinvestire integralmente il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PAA per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui avrebbe iniziato ad aumentare i tassi di interesse di riferimento, e in ogni caso finché sarebbe stato necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario.

Grafico 18

Acquisti netti di attività e rimborsi totali mensili nell’ambito del PAA nel 2019

(miliardi di euro)

Fonte: BCE.
Note: acquisti mensili netti al valore contabile e importi dei rimborsi mensili. Durante la fase di reinvestimento, l’Eurosistema si attiene al principio di neutralità rispetto al mercato, che si basa su un’attuazione ordinata e flessibile. A tal fine, i reinvestimenti del capitale rimborsato saranno distribuiti nel corso dell’intero anno per consentire una presenza sul mercato regolare ed equilibrata. Inoltre, anche gli ulteriori acquisti netti di attività potranno essere distribuiti nei mesi successivi per far fronte al previsto calo dell’attività sui mercati in alcuni mesi in particolare (ad esempio dicembre). Pertanto gli acquisti netti mensili non corrispondono esattamente all’obiettivo mensile fissato. Le ultime osservazioni si riferiscono al 31 dicembre 2019.

In terzo luogo il Consiglio ha deciso di ricalibrare la terza serie di OMRLT con un tasso di interesse più favorevole per le banche partecipanti (le banche i cui prestiti netti idonei fossero stati superiori a un determinato valore di riferimento avrebbero potuto finanziarsi a un tasso di interesse pari a quello medio applicato ai depositi presso la banca centrale nel corso della durata dell’operazione) e una scadenza a più lungo termine (tre anni anziché due). Le condizioni più favorevoli delle OMRLT miravano a preservare condizioni del credito bancario a loro volta agevolate e a garantire l’ordinata trasmissione della politica monetaria, nonché a offrire ulteriore sostegno all’orientamento accomodante di quest’ultima.

Infine, allo scopo di salvaguardare il canale bancario di trasmissione della politica monetaria, è stato introdotto un sistema a due livelli per la remunerazione delle riserve, in cui parte della liquidità in eccesso detenuta dalle banche sarà esente dal pagamento del tasso di interesse negativo sui depositi presso la banca centrale.

Tutti gli elementi del pacchetto di misure adottate dal Consiglio direttivo durante la riunione di politica monetaria di settembre sono stati concepiti al fine di integrarsi a vicenda nel fornire stimoli monetari e sostenere la convergenza dell’inflazione verso l’obiettivo perseguito. La riduzione del tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale e il rafforzamento delle indicazioni prospettiche in funzione delle circostanze specifiche hanno contribuito ad ancorare i tassi di interesse a breve e medio termine, rilevanti ai fini della determinazione del costo dei prestiti alle imprese dell’area dell’euro. Il rinnovo degli acquisti netti di attività e l’orizzonte di reinvestimento previsto hanno ancorato i tassi di interesse a medio e lungo termine, che concorrono invece a determinare i costi dei mutui ipotecari alle famiglie. La terza serie di OMRLT è stata ricalibrata al fine di preservare condizioni favorevoli del credito bancario, garantire l’ordinata trasmissione della politica monetaria e incentivare le banche a mantenere l’erogazione di flussi di crediti alla loro clientela. Infine, il sistema a due livelli per la remunerazione delle riserve è stato concepito per ridurre il costo diretto dei tassi di interesse negativi per le banche allo scopo di sostenere il canale bancario di trasmissione della politica monetaria. Pertanto le più favorevoli condizioni di finanziamento del mercato hanno continuato a tradursi in più favorevoli condizioni di finanziamento per famiglie e imprese.

Monitoraggio dell’andamento dell’inflazione alla luce di un’incerta stabilizzazione delle prospettive di crescita e prontezza ad intervenire

Alla fine dell’anno, a seguito delle tre serie di interventi di accomodamento monetario adottati nel corso del 2019, le misure dell’inflazione di fondo si attestavano ancora a livelli generalmente contenuti e la dinamica della crescita nell’area dell’euro continuava a essere debole, benché vi fossero segnali iniziali di una stabilizzazione del rallentamento della crescita e di un lieve aumento dell’inflazione di fondo in linea con le proiezioni precedenti. Alla luce di tali andamenti, poiché era necessario del tempo affinché tutte le misure esercitassero pienamente i loro effetti, in occasione della riunione di dicembre il Consiglio direttivo ha annunciato che stava monitorando da vicino l’andamento dell’inflazione e la trasmissione all’economia delle misure di politica monetaria adottate nel mese di settembre. In ogni caso, il Consiglio si è dichiarato pronto ad adeguare, ove opportuno, tutti gli strumenti a sua disposizione, per far sì che l’inflazione convergesse stabilmente verso il suo obiettivo, coerentemente con l’approccio simmetrico adottato.

In considerazione delle persistenti incertezze e dei rischi al ribasso manifestatisi, nel corso del 2019 è stato attuato un ulteriore accomodamento della politica monetaria. La continua interazione fra tutte le componenti delle misure adottate ha contribuito a un’ulteriore riduzione dei costi di finanziamento delle banche (cfr. il grafico 19). Le condizioni di finanziamento molto favorevoli di cui hanno beneficiato le banche si sono trasmesse all’economia nel suo complesso e le condizioni di prestito per imprese e famiglie hanno continuato ad attestarsi sui minimi storici o su livelli ad essi prossimi (cfr. il grafico 20). Tutte le decisioni adottate nel corso del 2019 hanno contribuito a mantenere l’ampio grado di accomodamento monetario introdotto a partire dal 2014 e a sostenere il miglioramento dei risultati economici nell’area dell’euro.

Grafico 19

Costo composito del finanziamento mediante ricorso al debito da parte delle banche

(costo composito dei depositi e del finanziamento mediante ricorso al debito non garantito sul mercato; percentuali in ragione d’anno)

Fonti: BCE, Markit Iboxx ed elaborazioni della BCE.
Note: il costo composito dei depositi è calcolato come media dei tassi di interesse sulle nuove operazioni su depositi overnight, depositi con scadenza prestabilita e depositi rimborsabili con preavviso, ponderata per le corrispondenti consistenze in essere. Le ultime osservazioni si riferiscono al 31 dicembre 2019.

Grafico 20

Tassi compositi sui prestiti bancari alle società non finanziarie e alle famiglie

(valori percentuali in ragione d’anno)

Fonte: BCE.
Note: i tassi compositi sui prestiti bancari sono calcolati aggregando i tassi a breve e a lungo termine, utilizzando una media mobile di 24 mesi dei volumi delle nuove operazioni. Le ultime osservazioni si riferiscono al 31 dicembre 2019.

2.2 Evoluzione del bilancio dell’Eurosistema contestualmente al riavvio degli acquisti netti di attività

Le dimensioni del bilancio dell’Eurosistema sono rimaste invariate nel 2019

Dall’inizio della crisi finanziaria mondiale, nel 2007‑2008, l’Eurosistema ha adottato diverse misure di politica monetaria convenzionali e non convenzionali che, nel tempo, hanno avuto conseguenze dirette sulle dimensioni e sulla composizione del suo bilancio. Fra le misure non convenzionali figurano operazioni di rifinanziamento finalizzate a fornire finanziamenti alle controparti con scadenza iniziale fino a quattro anni, nonché gli acquisti di attività finanziarie di emittenti pubblici e privati nell’ambito del PAA. Nel dicembre 2018, l’Eurosistema ha interrotto gli acquisti netti di attività nel quadro del PAA e nel 2019 ha interamente reinvestito il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. A partire dal 1º novembre 2019, l’Eurosistema ha ripreso gli acquisti netti di attività con un ritmo medio mensile di 20 miliardi di euro. Alla fine del 2019 la dimensione del bilancio dell’Eurosistema era di 4.700 miliardi di euro, invariata rispetto al livello raggiunto alla fine del 2018.

A fine 2019 le attività legate alle operazioni di politica monetaria ammontavano a 3.300 miliardi di euro, pari al 70 per cento delle attività totali del bilancio dell’Eurosistema (in diminuzione rispetto al 72 per cento della fine del 2018). Come mostrato nel grafico 21, tali attività comprendevano prestiti a enti creditizi dell’area dell’euro, corrispondenti al 13 per cento delle attività totali (in calo rispetto al 16 per cento della fine del 2018), e titoli acquistati per finalità di politica monetaria, che rappresentavano il 56 per cento circa delle attività totali (percentuale invariata rispetto alla fine del 2018). Le altre attività finanziarie presenti in bilancio consistevano principalmente in valuta estera e oro detenuti dall’Eurosistema e da portafogli denominati in euro destinati a finalità diverse dalla politica monetaria.

Dal lato delle passività, l’importo complessivo delle riserve detenute dalle controparti e il ricorso ai depositi presso la banca centrale sono rimasti sostanzialmente invariati a 2.000 miliardi di euro e rappresentavano il 39 per cento delle passività alla fine del 2019, senza variazioni rispetto alla fine del 2018. A seguito dell’annuncio dell’introduzione del sistema a due livelli per la remunerazione delle riserve a partire dal 30 ottobre 2019, si è verificata un’evoluzione nelle disponibilità delle controparti presso l’Eurosistema, che hanno registrato un significativo incremento delle riserve a scapito del ricorso ai depositi presso la banca centrale. Alla fine del 2019 questi ultimi rappresentavano il 15 per cento delle disponibilità di cassa complessive delle controparti presso l’Eurosistema, in calo dal 34 per cento registrato alla fine del 2018. Le banconote in circolazione sono aumentate in linea con l’andamento tendenziale di lungo periodo e alla fine del 2019 rappresentavano il 28 per cento delle passività, in aumento rispetto al 26 per cento della fine del 2018. Le altre passività, tra cui il capitale e i conti di rivalutazione, corrispondevano al 34 per cento, percentuale invariata rispetto alla fine del 2018 (cfr. il grafico 21).

Grafico 21

Evoluzione del bilancio consolidato dell’Eurosistema

(miliardi di euro)

Fonte: BCE.
Note: i valori positivi si riferiscono alle attività, quelli negativi alle passività. La linea dell’eccesso di liquidità è rappresentata da valori positivi sebbene si riferisca alla somma delle seguenti voci passive: disponibilità di conto corrente eccedenti gli obblighi di riserva e ricorso ai depositi presso la banca centrale.

Scadenza media del portafoglio del PAA e distribuzione per attività e paesi

Il PAA comprende quattro programmi di acquisto delle attività in corso: il terzo programma di acquisto di obbligazioni garantite (Third Covered Bond Purchase Programme, CBPP3), il programma di acquisto di attività cartolarizzate (Asset‑Backed Securities Purchase Programme, ABSPP), il programma di acquisto delle attività del settore pubblico (Public Sector Purchase Programme, PSPP) e il programma di acquisto delle attività del settore societario (Corporate Sector Purchase Programme, CSPP). Nel tempo gli obiettivi mensili per gli acquisti netti di attività nell’ambito del PAA hanno subito variazioni in funzione delle decisioni adottate dal Consiglio direttivo.

Alla fine del 2019 il portafoglio titoli del PAA ammontava a 2.600 miliardi di euro

Alla fine del 2019 il portafoglio titoli del PAA ammontava a 2.600 miliardi di euro (al costo ammortizzato). A fine anno, i titoli totali detenuti nell’ambito del PAA erano riconducibili per l’1 per cento (28 miliardi di euro) al programma di acquisto di titoli garantiti da attività (Asset‑Backed Securities Purchase Programme, ABSPP), per il 10 per cento (264 miliardi di euro) al terzo programma di acquisto di obbligazioni garantite (Third Covered Bond Purchase Programme, CBPP3) e per il 7 per cento (185 miliardi di euro) al programma di acquisto delle attività del settore societario (Corporate Sector Purchase Programme, CSPP). Tra i programmi per l’acquisto di attività del settore privato, il CSPP, con 7,7 miliardi di acquisti netti, ha fornito il contributo più consistente alla crescita delle attività totali detenute nell’ambito del PAA. Gli acquisti nell’ambito di tale programma sono effettuati sulla base di un parametro di riferimento che riflette la capitalizzazione di mercato di tutte le obbligazioni idonee in essere.

L’82 per cento del totale dei titoli detenuti nel quadro del PAA è riconducibile al PSPP

Il PSPP ha rappresentato la quota maggiore del portafoglio del PAA, con un ammontare pari a 2.100 miliardi di euro alla fine del 2019, corrispondente all’82 per cento del portafoglio complessivo: la stessa percentuale della fine del 2018. Nell’ambito del PSPP, l’allocazione degli acquisti tra i vari paesi è stata determinata sulla base delle quote di partecipazione delle BCN al capitale della BCE. All’interno delle quote individuali loro assegnate, le banche centrali nazionali (BCN) dell’area dell’euro avevano la flessibilità di scegliere tra l’acquisto di titoli emessi da amministrazioni pubbliche centrali e regionali, nonché da agenzie collocate nelle rispettive giurisdizioni. Alcune BCN hanno acquistato anche titoli emessi da istituzioni sovranazionali dell’UE. La BCE non ha acquistato titoli di debito emessi da istituzioni sovranazionali dell’UE o da amministrazioni regionali. Alla fine del 2019, la scadenza media ponderata del PSPP era pari a 7,12 anni, una durata lievemente inferiore rispetto ai 7,37 anni della fine del 2018, con alcune variazioni tra paesi[23].

L’Eurosistema ha reinvestito il capitale rimborsato sui titoli in scadenza che compongono il portafoglio del PAA. I rimborsi effettuati nell’ambito dei programmi di acquisto di titoli del settore privato ammontavano a 37,2 miliardi di euro nel 2019, mentre quelli riconducibili al PSPP hanno totalizzato 167,3 miliardi di euro[24]. I titoli acquistati nell’ambito del PSPP, del CSPP e del CBPP3 hanno continuato a essere resi disponibili per l’attività di prestito titoli[25] allo scopo di sostenere la liquidità del mercato delle obbligazioni e dei pronti contro termine[26].

Andamenti delle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema

L’ammontare in essere delle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema è diminuito di 109,3 miliardi di euro dalla fine del 2018, portandosi a 624,1 miliardi a fine 2019. Ciò può essere in gran parte attribuito ai rimborsi volontari pari a 208 miliardi di euro legati alla seconda serie di OMRLT. Per via dei rimborsi relativi alla OMRLT‑II, l’importo di 101,1 miliardi di euro aggiudicato nelle prime due operazioni della terza serie di OMRLT ha compensato solo in parte il calo delle operazioni di rifinanziamento in essere. La scadenza media ponderata delle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema in essere è scesa da 1,8 anni circa alla fine del 2018 a 1,2 anni circa alla fine del 2019.

2.3 Mitigazione dei rischi finanziari associati al PAA sulla base di specifici sistemi di regole

La gestione efficiente del rischio è un principio chiave della funzione di gestione dei rischi dell’Eurosistema

L’obiettivo principale della ripresa degli acquisti netti di attività finanziarie nell’ambito del PAA consiste nel sostenere la solida convergenza dell’inflazione verso l’obiettivo di medio termine stabilito dal Consiglio direttivo. Tali acquisti devono tuttavia essere condotti nella misura ritenuta necessaria e proporzionata al fine di permettere alla BCE di adempiere al suo mandato e conseguire il suo obiettivo di stabilità dei prezzi. In presenza di diverse soluzioni per il conseguimento degli obiettivi di politica monetaria, deve essere privilegiata l’opzione più efficiente sia dal punto di vista operativo sia sotto il profilo del controllo dei rischi. In tale contesto, la funzione di gestione dei rischi dell’Eurosistema è impegnata nel perseguire l’efficienza, puntando al raggiungimento degli obiettivi con il minor rischio possibile per l’Eurosistema[27].

Tutti gli strumenti di politica monetaria, inclusi gli acquisti di titoli in via definitiva, sono caratterizzati da rischi finanziari intrinseci che vengono gestiti e controllati dall’Eurosistema. Gli acquisti di titoli richiedono specifici “sistemi di regole” per il controllo dei rischi finanziari, che dipendono dagli obiettivi di politica monetaria, nonché dalle caratteristiche e dai profili di rischio del tipo di titoli in questione. Ciascuno di questi sistemi di regole comprende criteri di idoneità, procedure di valutazione del rischio di credito e di due diligence, regole sui prezzi, benchmark e limiti. Le regole per il controllo del rischio nell’ambito del PAA si applicano all’acquisto dei titoli, al reinvestimento del capitale dei titoli in scadenza e alle stesse consistenze in portafoglio fino a quando queste rimangono nel bilancio dell’Eurosistema.

Gli acquisti definitivi di titoli richiedono specifiche regole di controllo dei rischi

Oltre ad attenuare i rischi finanziari, tali sistemi di controllo dei rischi contribuiscono a far sì che il pieno conseguimento degli obiettivi di policy del PAA avvenga allocando gli acquisti in maniera diversificata e neutrale dal punto di vista del mercato. Inoltre, questi sistemi sono definiti in modo tale da controllare anche i rischi non finanziari, quali i rischi legali, operativi e reputazionali.

Nella sezione seguente viene riportata una descrizione dei sistemi di regole applicati alla gestione dei rischi finanziari connessi all’attuazione del PAA[28]. La tavola 1 ne riassume le principali caratteristiche.

Tavola 1

Principali regole di controllo dei rischi del PAA

Fonte: BCE.
Note: per CQS (“Credit Quality Step”) si intende il livello di qualità creditizia del titolo o dell’emittente in base alla scala di rating armonizzata dell’Eurosistema (cfr. Eurosystem Credit Assessment Framework), mentre l’acronimo CAC (“Collective Action Clauses”) indica le clausole di azione collettiva dei regolamenti dei titoli.
1) Le ABS con rating inferiori al grado di qualità creditizia di livello 2 devono soddisfare alcuni requisiti aggiuntivi, tra cui: a) il collaterale sottostante l’ABS non deve contenere crediti deteriorati né al momento dell’emissione dell’ABS, né perché aggiunti durante il suo ciclo di vita; b) gli attivi presenti nel collaterale sottostante l’ABS, che producono i flussi di cassa per l’ABS, non devono essere strutturati, sindacati o “a leva”; c) nella documentazione di riferimento dell’ABS devono essere previste disposizioni atte a garantire la continuità del servizio di gestione dei flussi di cassa dell’ABS (“servicing”).

2) Cfr. la pagina “Implementation aspects of the public sector purchase programme (PSPP)” sul sito Internet della BCE.

Requisiti di idoneità per gli acquisti definitivi di attività finanziarie

I criteri di idoneità si applicano a tutte le classi di attività finanziarie

Solo le attività finanziarie negoziabili accettate in garanzia nelle operazioni di credito dell’Eurosistema sono idonee ai fini degli acquisti definitivi. I criteri di stanziabilità dei titoli a garanzia delle operazioni di credito dell’Eurosistema sono elencati nel quadro generale di regole relativo agli strumenti di politica monetaria. Per essere stanziabili, le attività finanziarie devono, tra le altre cose, soddisfare elevati standard di qualità creditizia; precisamente, devono essere provviste di almeno un rating creditizio[29] di livello 3 (CQS 3) o superiore (CQS1 e CQS2) nella scala di rating armonizzata dell’Eurosistema; tale rating deve essere fornito da un ente esterno specializzato nella valutazione del merito di credito (External Credit Assessment Institution, ECAI) e riconosciuto nel quadro di riferimento dell’Eurosistema per la valutazione della qualità creditizia delle attività finanziarie (Eurosystem Credit Assessment Framework, ECAF). Inoltre, i titoli devono essere denominati in euro, nonché essere emessi e regolati all’interno dell’area dell’euro. Nel caso di attivi/prestiti cartolarizzati (Asset‑Backed Securities, ABS), i debitori dei singoli prestiti devono essere ubicati, in prevalenza, nell’area dell’euro.

Oltre ai criteri di idoneità sopra elencati, se ne applicano altri a seconda del programma di acquisto. Per il PSPP e il CSPP, ad esempio, sono previste limitazioni legate alla durata residua minima e massima del titolo. Nel CSPP, i titoli emessi da enti creditizi, o da emittenti la cui casa madre è un ente creditizio, non sono idonei per l’acquisto. Per il CSPP e il CBPP3 sono esclusi dagli acquisti anche i titoli emessi da soggetti in liquidazione e da veicoli di gestione patrimoniale. Nel CBPP3, i titoli devono soddisfare i requisiti necessari per la loro accettazione come garanzia di uso proprio per le operazioni di finanziamento dell’Eurosistema, quando, cioè, vengono stanziati in garanzia da parte dell’ente creditizio emittente[30]. Inoltre, a partire dal 1° gennaio 2019 le obbligazioni bancarie garantite di tipo “conditional pass‑through” non sono più idonee per l’acquisto nel CBPP3. Infine, gli acquisti dei titoli non possono violare il divieto di finanziamento monetario delle autorità pubbliche sancito dall’articolo 123, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.

Procedure di valutazione del rischio di credito e di due diligence

Le procedure di valutazione del rischio di credito e di due diligence sono applicate in maniera continuativa

Per i programmi di acquisto dei titoli del settore privato, l’Eurosistema applica in via continuativa, sui titoli acquistabili, specifiche procedure di valutazione del rischio di credito e di due diligence. Allo scopo, vengono utilizzati sistemi di controllo del rischio che si avvalgono di specifici indicatori di rischio. Tali valutazioni e procedure seguono il principio della proporzionalità, in base al quale i titoli più rischiosi sono soggetti ad analisi più approfondite. Ove giustificato, possono essere applicate misure supplementari di gestione del rischio, sempre nel rispetto del principio di proporzionalità. Tra queste figurano, in particolare, la limitazione o la sospensione degli acquisti e, in casi straordinari e previa valutazione caso per caso da parte del Consiglio direttivo, anche la vendita dei titoli.

Regole sui prezzi

Le regole sui prezzi assicurano che gli acquisti vengano effettuati a prezzi di mercato

Le regole sui prezzi previste per il PAA, che tengono conto dei prezzi disponibili sul mercato, della qualità di tali prezzi e del principio del fair value, assicurano che gli acquisti vengano effettuati a prezzi di mercato, così da ridurre al minimo le distorsioni di mercato e agevolare una gestione dei rischi efficiente. Vengono inoltre eseguiti controlli a posteriori al fine di stabilire se i prezzi ai quali sono stati conclusi gli acquisti sono in linea con quelli del mercato al momento della transazione.

I titoli di debito idonei con rendimento a scadenza negativo possono essere acquistati nell’ambito di tutti i programmi del PAA, compresi, nella misura necessaria, i titoli con rendimento inferiore al tasso sui depositi presso la banca centrale[31].

Benchmark

L’utilizzo di benchmark garantisce la diversificazione degli acquisti

Al fine di garantire la diversificazione dei portafogli effettivi di acquisto e contribuire all’attenuazione dei rischi, è previsto l’utilizzo di portafogli “benchmark”. I benchmark relativi ai programmi per l’acquisto dei titoli del settore privato si basano sulla capitalizzazione di mercato dei titoli acquistabili, ossia sulle consistenze nominali in circolazione dei titoli idonei che sono anche conformi alle regole sui rischi. Nel caso del PSPP, invece, il termine di riferimento per l’allocazione degli acquisti tra le giurisdizioni è dato dalle quote di partecipazione delle BCN al capitale della BCE.

Limiti

I limiti per emissione ed emittente rappresentano un efficace strumento per limitare la concentrazione del rischio

Il PAA prevede anche l’applicazione di un sistema di limiti. La calibrazione dei limiti relativi a emissione ed emittente[32] tiene conto di aspetti di policy, operativi, giuridici e di gestione dei rischi. Tali limiti vengono definiti in base al tipo di strumento finanziario, distinguendo tra titoli del settore pubblico e titoli del settore privato.

Nel PSPP, i limiti relativi a emissione ed emittente hanno lo scopo di tutelare il funzionamento del mercato e il processo di formazione dei prezzi, di limitare la concentrazione del rischio e di evitare che l’Eurosistema diventi uno dei principali creditori dei governi dell’area dell’euro. Il limite per emissione relativo alle obbligazioni sovranazionali idonee nel PSPP è pari al 50 per cento dell’importo in circolazione del titolo. Il limite per emissione su tutti gli altri titoli idonei nel PSPP è fissato al 33 per cento dell’ammontare in circolazione del titolo, previa verifica, caso per caso, che ciò non porti l’Eurosistema ad avere in portafoglio una minoranza di blocco ai fini delle clausole di azione collettiva (Collective Action Clauses, CAC), nel qual caso il limite per emissione è pari al 25 per cento. Il limite per emittente, relativamente agli emittenti sovranazionali, è fissato al 50 per cento dell’ammontare in circolazione dei titoli idonei emessi da ciascun soggetto; per gli altri emittenti idonei, è pari al 33 per cento.

Per i programmi di acquisto dei titoli del settore privato, il limite per emissione è del 70 per cento. Nel CSPP, in casi particolari vengono applicati limiti di emissione inferiori, ad esempio sui titoli emessi da imprese pubbliche, il cui trattamento viene uniformato a quello previsto per gli emittenti del PSPP. Oltre ai limiti per emissione, nel CBPP3 e nel CSPP si applicano anche limiti per emittente. Nel CSPP, i limiti per emittente sono fissati in base alla quota dell’emittente nel benchmark, definita sulla base della capitalizzazione di mercato del gruppo di appartenenza dell’emittente; lo scopo di tali limiti è garantire la diversificazione degli acquisti. Ove necessario, possono inoltre essere applicati limiti più bassi, a seconda dell’esito delle procedure di valutazione del rischio di credito e di due diligence illustrate in precedenza.

3 Il settore finanziario dell’area dell’euro: aumenta la capacità di tenuta delle banche pur in presenza di rischi

Nel corso del 2019 il quadro dei rischi per il settore finanziario dell’area dell’euro è rimasto complesso. Da un lato, diversi fattori, tra cui la crescita economica e la forte capitalizzazione delle banche dell’area dell’euro, hanno favorito la stabilità finanziaria. Dall’altro, l’aumento dei rischi al ribasso per la crescita futura ha gravato sulla stabilità finanziaria. La forte assunzione di rischi nel mercato finanziario e in quello immobiliare ha continuato a favorire l’accumularsi di vulnerabilità relative ai prezzi delle attività; anche nel crescente settore finanziario non bancario hanno continuato a intensificarsi i rischi. In questo contesto, i paesi dell’area dell’euro, di concerto con la BCE, hanno adottato una serie di misure macroprudenziali finalizzate a contenere i rischi sistemici e a rafforzare la capacità di tenuta nei loro confronti. Inoltre, la vigilanza bancaria della BCE ha messo in atto varie iniziative microprudenziali e ha contribuito alla stabilità del sistema bancario europeo. Nel 2019 la BCE ha anche continuato a partecipare attivamente al dibattito sul completamento dell’unione bancaria e sul progresso dell’unione dei mercati dei capitali, sottolineando l’importanza dello sviluppo di strumenti finalizzati a contenere i rischi nel settore finanziario non bancario.

3.1 Condizioni di stabilità finanziaria nel 2019

Le condizioni di stabilità finanziaria sono rimaste difficili nel 2019. Le prospettive economiche a livello mondiale si sono deteriorate durante l’anno e le consistenti incertezze che hanno caratterizzato il quadro politico e le decisioni economiche e di bilancio sono state fonte di forti rischi al ribasso. In tale contesto i mercati sono stati guidati in modo crescente da aspettative di un ulteriore allentamento della politica monetaria e da una fuga verso investimenti sicuri, con conseguenti rendimenti significativamente inferiori per le obbligazioni sovrane e societarie con rating più elevato. Tale situazione, caratterizzata da tassi di interesse bassi (o negativi) e scarsi rendimenti delle attività poco rischiose, ha messo a dura prova la redditività degli enti finanziari; in risposta a ciò, i fondi di investimento e le compagnie di assicurazione hanno assunto rischi maggiori. Il deterioramento delle prospettive di crescita, associato all’atteso contesto di tassi di interesse “più bassi più a lungo”, ha ulteriormente indebolito le aspettative di redditività delle banche. Le banche comunque sono state sostenute dalla riduzione delle difficoltà di finanziamento e dei costi di raccolta e da un miglior accesso al mercato obbligazionario e sono rimaste adeguatamente capitalizzate, con un coefficiente di capitale primario di classe 1 pari al 14,2 per cento.

Sono state individuate quattro principali vulnerabilità per la stabilità finanziaria

Nel corso del 2019, la BCE ha individuato quattro principali vulnerabilità per la stabilità finanziaria nell’area dell’euro su un orizzonte temporale di due anni; esse sono state discusse nella pubblicazione semestrale della BCE Financial Stability Review (cfr. la figura 1).

Figura 1

Principali vulnerabilità per la stabilità finanziaria nell’area dell’euro

Fonte: BCE.
Nota: valutazione della stabilità finanziaria al 20 novembre 2019.

  • In primo luogo, nel 2019 le vulnerabilità relative ai prezzi delle attività sono rimaste prominenti: la BCE ha sottolineato il rischio di una destabilizzante revisione dei prezzi nei mercati finanziari internazionali. La ricerca di alti rendimenti si è intensificata nel corso dell’anno: le quotazioni azionarie nell’area dell’euro sono aumentate del 20 per cento circa, malgrado il calo degli utili societari e il deterioramento del contesto macroeconomico, e meno del 10 per cento delle obbligazioni in essere a livello mondiale ha offerto rendimenti pari o superiori al 3 per cento. Di conseguenza è rimasto il rischio di improvvise correzioni dei mercati delle azioni e dei titoli a reddito fisso con rating più bassi, soprattutto considerando le elevate incertezze economiche e politiche. Nel 2019 i prezzi degli immobili nell’area dell’euro hanno continuato a salire, sostenuti dai bassi tassi di interesse. Le segnalazioni e le raccomandazioni emesse dal Comitato europeo per il rischio sistemico in merito alle vulnerabilità nel settore degli immobili residenziali suggerivano effettivamente che il protratto e sostenuto incremento dei prezzi, insieme al relativo aumento dei mutui ipotecari e all’elevato indebitamento delle famiglie, rappresentassero le vulnerabilità principali di molti paesi (cfr. la sezione 3.2).
  • In secondo luogo, in vari paesi non si sono dissipati i timori relativi alla sostenibilità del debito, sia pubblico che privato. Nei settori pubblico e/o privato non finanziario il debito ha spesso raggiunto livelli elevati nel confronto storico e internazionale. Malgrado i bassi costi di finanziamento abbiano alleviato le pressioni sulla sostenibilità del debito a breve termine, le finanze pubbliche e private hanno continuato a essere esposte al rischio di una repentina variazione del clima di fiducia dei mercati o di un deterioramento della situazione macroeconomica. Un’improvvisa correzione al rialzo dei tassi di interesse da livelli molto contenuti potrebbe risultare particolarmente dannosa per le famiglie e le imprese non finanziarie nei paesi con prevalenza di prestiti a tassi variabili.
  • In terzo luogo, le vulnerabilità relative al settore bancario dell’area dell’euro hanno segnato un incremento. Nel 2019 la redditività delle banche dell’area dell’euro è rimasta bassa e le relative aspettative deboli, alla luce del deterioramento delle prospettive di crescita e del persistente contesto di bassi tassi di interesse. Benché le consistenze dei crediti deteriorati abbiano continuato a diminuire con un ritmo moderato, si sono resi necessari ulteriori miglioramenti da parte del settore bancario. In molti casi, anche l’eccesso di capacità produttiva e l’inefficienza dal punto di vista dei costi hanno continuato a incidere negativamente sulle prospettive di redditività a lungo termine delle banche.
  • Da ultimo, hanno continuato ad accumularsi vulnerabilità nel settore finanziario non bancario in seguito a una maggiore assunzione di rischio. I fondi di investimento e le compagnie assicurative hanno assunto sempre più rischi, in risposta alla diminuzione dei rendimenti sulle attività con rating più elevato. Allo stesso tempo, la diminuzione delle attività altamente liquide e l’accumulo di leva finanziaria nel settore dei fondi di investimento hanno destato preoccupazioni riguardo alla possibilità che si verifichino rimborsi improvvisi e consistenti e vengano effettuati investimenti tali da amplificare la volatilità dei mercati.

Durante l’anno la BCE ha evidenziato anche altre vulnerabilità oltre il breve e medio termine, che potrebbero avere un impatto negativo sul settore finanziario. In particolare, sono stati intensificati gli sforzi per valutare le implicazioni dei cambiamenti climatici sulla stabilità finanziaria, rafforzando la comunicazione su questo argomento. La BCE intende contribuire, nell’ambito del suo mandato, agli sforzi generali volti a mitigare i potenziali effetti negativi dei cambiamenti climatici, prestando particolare attenzione a diverse aree di importanza primaria (cfr. il riquadro 3). In un contesto più vicino, riguardo all’impegno della BCE a ridurre il proprio impatto ambientale, tra il 2008 e il 2018 c’è stata una diminuzione delle emissioni di carbonio per postazione di lavoro pari al 74 per cento (cfr. anche il riquadro 3). Inoltre nel corso dell’anno 2019, la BCE ha considerato le implicazioni, sia a livello micro che macroprudenziale, dei progressi compiuti dalla tecnologia finanziaria (cfr. il riquadro 4).

Riquadro 3
La BCE e i cambiamenti climatici

I rischi legati al clima (noti anche come rischi connessi al surriscaldamento globale) hanno acquisito sempre più rilevanza per il sistema finanziario e l’economia in generale soprattutto attraverso due canali: i rischi fisici e quelli di transizione. I rischi fisici riguardano, tra l’altro, l’aumento della gravità e della frequenza di eventi meteorologici avversi, il cui manifestarsi genera effetti negativi sul valore delle attività e sui prezzi dei beni e delle garanzie nelle aree colpite, con conseguenti perdite per molte parti coinvolte, incluse compagnie assicurative, banche e altri enti finanziari. I rischi fisici stanno già diventando realtà e sono in aumento in tutto il mondo[33]. I rischi di transizione riguardano i possibili effetti collaterali e i costi delle politiche orientate al contenimento dei rischi climatici. Il conseguente passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio può avvenire in maniera ordinata o disordinata. Per esempio, la brusca introduzione di nuove politiche o l’impatto di nuove tecnologie potrebbero comportare dei rischi di mercato per banche e altri investitori a causa di inattesi cali nei prezzi delle attività e potenziali vendite forzate di beni a elevata intensità di carbonio. Inoltre, la transizione o le politiche a essa correlate potrebbero diminuire la redditività delle aziende a elevata intensità di carbonio, comportando un aumento del rischio di credito per le banche esposte verso tali settori, nonché perdite di produzione e relative variazioni nei prezzi.

Quando i responsabili delle politiche considerano se affrontare la questione del cambiamento climatico si trovano di fronte a una scelta: possono avviare subito delle politiche di contenimento del rischio climatico, probabilmente costose, per garantire un passaggio tempestivo e ordinato a un’economia a basse emissioni di carbonio; oppure possono decidere di non intraprendere alcuna azione e rischiare lo scenario della “tragedia dell’orizzonte decisionale”, in cui i rischi legati al clima saranno affrontati troppo tardi, causando la contemporanea materializzazione di notevoli rischi di transizione e fisici[34]. È già stato riconosciuto che mentre le esternalità ambientali dovrebbero essere corrette soprattutto attraverso politiche di “first best”, come le tasse, tutte le autorità, nelle proprie sfere di competenza, dovrebbero riflettere su quale sia la risposta adatta al cambiamento climatico e ai rischi connessi[35]. Nell’ambito del riesame della strategia di politica monetaria, la BCE valuterà la possibilità che l’Eurosistema sia coinvolto nell’affrontare i rischi legati ai cambiamenti climatici e stabilirà se e come possa contribuirvi, nell’esercizio del proprio mandato.

In tale contesto, la BCE può contribuire, nell’ambito del suo mandato, agli sforzi generali volti a mitigare i potenziali effetti negativi dei cambiamenti climatici nelle zone in cui può essere più efficace e ove possibile dal punto di vista operativo. Più in particolare, la BCE si sta impegnando nei seguenti ambiti chiave: 1) promozione dell’analisi economica, dei modelli previsionali e della valutazione dei rischi; 2) sviluppo del monitoraggio e della valutazione dei rischi per la stabilità finanziaria, anche introducendo esercizi di stress relativi al rischio climatico; 3) vigilanza bancaria; 4) integrazione delle considerazioni relative al rischio climatico nei propri investimenti e nelle proprie attività di business; 5) stima dell’impatto del cambiamento climatico sull’orientamento della propria politica monetaria; 6) supporto delle istituzioni internazionali e dell’UE, dei legislatori e degli organismi responsabili della definizione degli standard nelle loro attività volte a far fronte ai rischi connessi al cambiamento climatico e integrare delle considerazioni in materia di sostenibilità nel processo decisionale finanziario; 7) protezione dell’ambiente attraverso il relativo sistema di gestione implementato dalla BCE.

1. Analisi economica, modelli previsionali e valutazione dei rischi

Per la BCE, tenere conto degli effetti dei cambiamenti climatici e delle relative politiche è importante e sta acquisendo sempre più rilevanza nella valutazione delle prospettive di stabilità dei prezzi nell’ambito della politica monetaria. In tale ottica, i cambiamenti climatici faranno parte dell’imminente riesame della strategia di politica monetaria. La BCE è già stata in grado di prendere in considerazione l’impatto degli shock connessi al cambiamento climatico e delle relative politiche nella sua principale analisi economica. Le politiche tecnologiche e le politiche fiscali di mitigazione e di adattamento, come la tassazione del carbonio, hanno di norma un impatto diretto sui prezzi, ma ci può anche essere un impatto indiretto sull’inflazione attraverso le condizioni dell’offerta e della domanda nell’economia, che a loro volta incidono sulla crescita degli investimenti e della produttività. Le necessarie politiche sostenibili hanno pertanto anche un effetto sui saldi di bilancio dei paesi e sui costi operativi delle imprese presenti nei settori esposti, incidendo alla fine anche sulla definizione dei prezzi. I cambiamenti climatici stessi potrebbero portare a una graduale trasformazione dei comportamenti e dei modelli di consumo delle famiglie, con implicazioni per le dinamiche di crescita, sia in termini di media che di volatilità dell’aumento della produzione. Tali effetti si traducono, in ultima istanza, in ripercussioni sulla ricchezza e sul prodotto potenziale. La BCE sta analizzando in misura sempre maggiore le implicazioni macroeconomiche dei cambiamenti climatici e delle politiche pubbliche correlate. I risultati di questo lavoro mirano a tenere maggiormente conto di tali aspetti nell’analisi economica periodica della BCE, nei modelli previsionali e nella valutazione dei rischi. Si stanno esaminando anche le implicazioni dei cambiamenti climatici per i canali di trasmissione dell’analisi e della politica monetaria, in particolare per la concessione di crediti.

2. Monitoraggio e valutazione dei rischi per la stabilità finanziaria

Nell’ambito dell’adattamento ai cambiamenti climatici, la BCE segue attivamente i rischi fisici e di transizione sia per le banche che per gli enti finanziari non bancari. Ciò ha richiesto lo sviluppo di una comprensione e di un monitoraggio sufficientemente dettagliati dell’intensità di carbonio dei portafogli delle banche a livello di impresa, sulla base di esposizioni verso società non finanziarie ed emissioni di carbonio[36]. Parallelamente, si sta creando interesse attorno allo sviluppo di un quadro analitico per la realizzazione di una prova di stress pilota sui rischi climatici per il settore bancario dell’area dell’euro, che sarà di natura macroprudenziale[37]. È importante osservare che tale lavoro ha riguardato tutti i paesi dello Spazio economico europeo sotto l’egida di un gruppo di lavoro congiunto dedicato al monitoraggio dei rischi climatici. Il gruppo, che riferisce sul proprio operato al comitato tecnico consultivo del CERS e al Comitato per la stabilità finanziaria del SEBC, si propone due obiettivi: a) realizzare un quadro di riferimento per il monitoraggio dei rischi sistemici legati al clima e b) identificare degli scenari prospettici da adottare in un esercizio di stress per la valutazione dei rischi climatici e dei canali di trasmissione. Alla luce della natura globale delle sfide climatiche, è fondamentale sviluppare una comprensione comune dei rischi finanziari generati dai cambiamenti climatici. A tale riguardo, la BCE e molte banche centrali nazionali dell’Eurosistema fanno parte del Network for Greening the Financial System (NGFS) e, insieme al Comitato per la stabilità finanziaria e al Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (CBVB), stanno svolgendo un ruolo importante nel configurare il nuovo lavoro sulla valutazione dei rischi per la stabilità finanziaria derivanti dai cambiamenti climatici.

3. Vigilanza bancaria

I rischi legati al clima costituiscono un fattore di rischio significativo per il sistema bancario dell’area dell’euro[38]. Nel 2019 la BCE ha condotto delle indagini su un campione di banche che rappresenta circa il 44 per cento del totale delle attività bancarie dell’area dell’euro, rilevando il loro crescente coinvolgimento in iniziative congiunte del settore volte a rafforzare le metodologie per misurare i rischi legati al clima e contribuire a divulgare informazioni più ampie e comparabili. La BCE ritiene che le banche dovrebbero adottare un approccio strategico e tempestivo nel considerare tali rischi, in linea con i messaggi politici e le aspettative contenuti nel piano d’azione dell’ABE sulla finanza sostenibile (EBA Action Plan on Sustainable Finance), pubblicato a dicembre 2019. Allo scopo di sviluppare ulteriormente il proprio approccio di vigilanza sui rischi legati al clima, la BCE coopera attivamente con le autorità nazionali competenti, con le autorità di regolamentazione finanziaria (ad esempio l’Autorità bancaria europea e il CBVB), e con altre banche centrali e autorità di vigilanza, soprattutto tramite l’NGFS[39].

4. Investimenti

La BCE contribuisce agli sforzi intrapresi contro i cambiamenti climatici attraverso le proprie decisioni in materia di investimenti. Il fondo pensioni del personale della BCE persegue una politica di investimento sostenibile, che mira a ridurne l’impronta ecologica. Per il portafoglio del fondo pensioni del personale della BCE, l’ampio spettro di investimenti e l’orizzonte temporale a più lungo termine consentono di perseguire una politica sostenibile e responsabile basata su criteri selettivi di esclusione e di voto per delega. La BCE ha concesso il voto per delega per le partecipazioni azionarie ai suoi gestori di investimenti esterni, che hanno sottoscritto i principi per gli investimenti responsabili sostenuti delle Nazioni Unite (Principles for Responsible Investment), a norma dei quali devono integrare nelle loro politiche di voto i fattori ambientali, sociali e di governance. La BCE ha inoltre deciso di sostituire gli attuali ampi parametri di riferimento per i portafogli azionari del proprio fondo pensioni con una versione a basse emissioni. Essa sta inoltre lavorando all’attuazione pratica dei principi di investimento sostenibile e responsabile nel suo portafoglio di fondi propri, costituito dal suo capitale versato e dal fondo di riserva generale, nell’ambito della sua partecipazione all’NGFS e in linea con la guida di quest’ultimo per la gestione del portafoglio delle banche centrali (Sustainable and Responsible Investment guide), di recente pubblicazione.

5. Operazioni di politica monetaria

Attenendosi al principio di neutralità rispetto al mercato, l’Eurosistema ha anche acquistato obbligazioni verdi nell’ambito dei suoi quattro programmi di acquisto di attività, ovvero: il programma di acquisto di attività cartolarizzate, il programma di acquisto di titoli del settore societario, il programma di acquisto di attività del settore pubblico e il terzo programma di acquisto di obbligazioni garantite, contribuendo così alle iniziative in corso contro i cambiamenti climatici. La BCE sostiene le azioni intraprese dai privati allo scopo di ottenere una migliore formazione dei prezzi dei rischi legati al cambiamento climatico e una migliore valutazione dei relativi rischi di transizione. Sono incluse iniziative quali lo sviluppo e il potenziamento, da parte di istituzioni esterne specializzate nella valutazione del merito di credito e riconosciute dal quadro di riferimento dell’Eurosistema per la valutazione della qualità creditizia, di metodologie e principi per l’integrazione di fattori ambientali, sociali e di governance nelle loro valutazioni o lo sviluppo di altri punteggi specifici connessi a tali fattori.

La BCE controlla attentamente la misura in cui vengono definiti i prezzi dei rischi connessi al cambiamento climatico, e di conseguenza come questi vengano inseriti nelle condizioni creditizie, e considera la necessità di eventuali ulteriori misure necessarie per tenere conto di tali rischi nelle garanzie ammissibili per le operazioni creditizie dell’Eurosistema nell’ambito delle attività negoziabili. Più in generale, la BCE dovrebbe considerare i modi in cui i cambiamenti climatici possono influenzare le sue operazioni nel riesame della strategia di politica monetaria.

6. Iniziative dell’UE e internazionali in materia di finanza sostenibile

La BCE ha contribuito a varie iniziative europee e internazionali volte a migliorare la risposta comune ai cambiamenti climatici attraverso la promozione di una finanza sostenibile ed ecologica. A livello dell’UE, la BCE ha accolto con favore il Piano d’azione della Commissione europea per finanziare la crescita sostenibile, considerandolo un passo importante verso l’integrazione della sostenibilità nel processo decisionale finanziario, e ha sostenuto attivamente la proposta di sviluppare una tassonomia comune a livello UE di attività sostenibili, quale passo fondamentale per aumentare gradualmente i finanziamenti verdi. Quale membro del Technical Expert Group on Sustainable Finance, costituito per supportare le iniziative della Commissione europea nell’ambito del piano d’azione, la BCE ha contribuito alla preparazione di un rapporto tecnico, pubblicato a giugno 2019, che fornisce in particolare un contributo analitico e un supporto tecnico alla valutazione dell’impatto economico della tassonomia. La collaborazione della BCE è andata oltre, coinvolgendo un numero maggiore di banche centrali e di autorità di regolamentazione finanziaria in tutto il mondo, al fine di integrare la finanza verde e aumentare il contributo del settore finanziario alla transizione verso un’economia verde, in particolare in seno all’NGFS e a consessi internazionali come il G7.

7. BCE verde

Per quanto riguarda gli sforzi volti a ridurre il proprio impatto ambientale, nel 2019 la BCE è stata nuovamente certificata conforme al sistema comunitario di ecogestione e audit (Eco‑Management and Audit Scheme, EMAS); inoltre ha fissato nuovi obiettivi ambientali e ha adottato misure per rafforzare il suo impegno a favore della tutela dell’ambiente e del continuo miglioramento della sua performance ambientale. Nel corso dell’anno sono state attuate molte nuove misure per attenuare l’impatto ambientale delle operazioni quotidiane, come l’inoltro elettronico per le procedure di gare pubbliche d’appalto. La BCE ha anche avviato una collaborazione interistituzionale con il Parlamento europeo per compensare congiuntamente le emissioni residue di CO2, mantenendo nel contempo l’eliminazione e la riduzione delle emissioni come priorità strategiche del suo sistema di gestione ambientale. Pilastro centrale degli sforzi della BCE in materia di gestione ambientale continua a essere la sensibilizzazione in merito alle crescenti sfide poste dai cambiamenti climatici e alla necessità di intraprendere azioni significative in merito. La BCE ha partecipato alla Settimana europea della mobilità e alla Settimana europea per la riduzione dei rifiuti e ha offerto al personale corsi di formazione sul cambiamento climatico. Tra il 2008 e il 2018 le attività ambientali della BCE hanno portato a una riduzione delle emissioni di carbonio e del consumo di energia rispettivamente del 74 e del 54 per cento per postazione di lavoro. Maggiori informazioni sulle prestazioni ambientali della BCE sono disponibili nella dichiarazione ambientale.

3.2 Politiche macroprudenziali per sviluppare la capacità di tenuta dell’intero settore finanziario

Le politiche macroprudenziali sono uno strumento fondamentale per far fronte ai rischi per la stabilità finanziaria

I rischi sistemici nel sistema finanziario possono essere fronteggiati con l’adozione di politiche macroprudenziali e il regolamento sull’MVU assegna alla BCE un ruolo importante, con poteri specifici da esercitare in questo ambito. In particolare, alla BCE spetta il compito di valutare le misure macroprudenziali previste dalla normativa europea e adottate dalle autorità nazionali dei paesi che partecipano al Meccanismo di vigilanza unico (MVU), nonché la facoltà di integrare tali misure. In risposta ai principali rischi manifestatisi nel 2019, le autorità nazionali dell’area dell’euro, di concerto con la BCE, hanno attuato molte più misure macroprudenziali rispetto all’anno precedente, al fine di attenuare i rischi sistemici e rafforzare la capacità di tenuta nei loro confronti.

Prosegue l’impegno in ambito macroprudenziale per la tutela della stabilità finanziaria

La BCE valuta le politiche macroprudenziali nei paesi dell’area dell’euro

È proseguita l’intensa attività della BCE in ambito macroprudenziale, contribuendo in modo importante alla tutela della stabilità finanziaria. Oltre al considerevole lavoro di analisi correlato, la BCE ha messo a disposizione una piattaforma per il periodico esame congiunto dei rischi e per il coordinamento delle politiche fra BCE e autorità nazionali dell’area dell’euro. La BCE e le autorità nazionali hanno inoltre proseguito il loro confronto aperto e ampio sull’impiego degli strumenti macroprudenziali e sul rafforzamento dello strumentario analitico nell’ambito delle politiche macroprudenziali. Questo lavoro ha ulteriormente migliorato i metodi e i processi per la valutazione dei rischi sistemici e dell’adeguatezza delle politiche macroprudenziali nell’area dell’euro.

Il rilascio di riserve macroprudenziali può svolgere un importante ruolo anticiclico

Il dibattito in tema di politiche macroprudenziali nel 2019 si è concentrato sull’importanza della capacità delle banche di continuare a mostrare tenuta e resistenza contro gli shock avversi in ambito macrofinanziario. La politica macroprudenziale può svolgere un ruolo anticiclico solo con il rilascio di riserve specifiche. In questo contesto, la riserva di capitale anticiclica (Countercyclical Capital Buffer, CCyB) rappresenta lo strumento principale, perché può essere rilasciata nel caso in cui si concretizzino rischi ciclici. Una maggiore disponibilità di riserve di capitale con queste caratteristiche contribuirebbe quindi a evitare la simultanea riduzione della leva finanziaria in tutto il sistema bancario, che potrebbe dar luogo a una stretta creditizia e a un peggioramento della recessione. Ciò sottolinea l’importanza non solo del livello delle riserve di capitale, ma anche della capacità di rilasciarle in periodi di tensione. Allo stato attuale, nell’area dell’euro i requisiti di riserva anticiclica applicati sono pari allo 0,1 per cento delle attività ponderate per il rischio e restano complessivamente poco elevati rispetto ad altri requisiti (cfr. il grafico 22).

Grafico 22

Scomposizione delle riserve di capitale delle banche

(valori percentuali)

Fonte: BCE.
Note: i requisiti minimi comprendono il capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1, CET1) di primo pilastro, i requisiti di secondo pilastro e il capitale primario di classe 1 per colmare eventuali carenze di capitale di classe 1 e di classe 2. Le riserve strutturali comprendono le riserve di conservazione del capitale, le riserve di capitale a fronte del rischio sistemico, nonché le riserve per G‑SII e O‑SII. Le riserve di gestione sono quelle che le banche detengono in eccesso rispetto a tali requisiti normativi. Il pannello a destra mostra i coefficienti del CCyB annunciati a marzo 2020.

La BCE ha concluso una verifica dello schema per le riserve relative alle istituzioni a rilevanza sistemica nazionale

Nel 2019 la BCE ha inoltre concluso la sua prima verifica dello schema per la definizione delle riserve da applicare alle istituzioni a rilevanza sistemica nazionale (Other Systemically Important Institutions, O‑SII) all’interno dell’MVU. In caso di fallimento di un istituto di rilevanza sistemica, tali riserve mirano a limitare le esternalità negative che possono ripercuotersi sul sistema finanziario nazionale e sull’economia in generale. La nuova metodologia per la definizione di queste riserve è più granulare e presenta dei coefficienti minimi più alti per la maggior parte delle istituzioni di rilevanza sistemica (cfr. il Macroprudential Bulletin di marzo 2020 per ulteriori dettagli). Il nuovo schema contribuirà a garantire che in alcune giurisdizioni un maggior numero di banche sistemiche possa essere soggetto a requisiti di capitale più alti, con una conseguente riduzione dei rischi per la stabilità finanziaria. Tale schema entrerà in vigore gradualmente a partire dal 1° gennaio 2022.

Inoltre, la BCE ha continuato a rafforzare la comunicazione sulle questioni relative alla politica macroprudenziale, accrescendo la consapevolezza del pubblico grazie a una maggiore trasparenza sui lavori e sulle riflessioni in essere su questi temi. L’edizione di novembre 2019 della Financial Stability Review conteneva una sezione relativa al modo in cui le politiche macroprudenziali possono affrontare le vulnerabilità del sistema finanziario. Oltre ai discorsi, ai comunicati stampa e ad altre pubblicazioni quali gli Occasional papers, la BCE continua a pubblicare due volte l’anno il Macroprudential Bulletin, strumento di comunicazione fondamentale per illustrare il quadro di riferimento macroprudenziale della BCE e le relative procedure decisionali, così come le valutazioni e i progressi di carattere analitico compiuti in questo campo. La BCE ha inoltre continuato a pubblicare sul proprio sito Internet un quadro riepilogativo delle misure macroprudenziali attualmente vigenti nei paesi sottoposti alla vigilanza bancaria della BCE.

Le decisioni di politica macroprudenziale nel 2019

Nel 2019 la BCE ha valutato 106 decisioni di politica macroprudenziale

In linea con il proprio mandato istituzionale, nel 2019 la BCE ha valutato le notifiche presentate dalle autorità nazionali dell’area dell’euro relative a 106 decisioni macroprudenziali aventi ad oggetto strumenti mirati ai rischi sistemici di natura ciclica e strutturale, nonché altri strumenti previsti dall’articolo 458 del regolamento sui requisiti patrimoniali (Capital Requirements Regulation, CRR). La maggior parte delle notifiche ha riguardato la fissazione delle riserve di capitale anticicliche e l’individuazione delle istituzioni a rilevanza sistemica globale e a rilevanza sistemica nazionale (G‑SII e O‑SII) e la calibrazione delle corrispondenti riserve patrimoniali. Il Consiglio direttivo della BCE non ha sollevato obiezioni rispetto ad alcuna delle decisioni macroprudenziali notificate dalle autorità nazionali nel corso del 2019.

Le autorità nazionali competenti di sette paesi dell’area dell’euro, contro i quattro dell’anno precedente, avevano annunciato l’attivazione di un coefficiente del CCyB superiore allo 0 per cento entro la fine del 2019. Alla fine del 2019 in 12 paesi la riserva non era stata attivata. La calibrazione dei coefficienti di riserva di capitale anticiclica è ispirata al principio di “discrezionalità guidata”, che combina orientamenti provenienti dai principali indicatori di rischio ed elementi più discrezionali, che riflettono le specifiche condizioni economiche e finanziarie.

Tra i paesi che hanno annunciato un aumento delle riserve anticicliche nell’anno, in Francia a marzo 2019 le Haut Conseil de Stabilité Financière (HCSF) ha deciso di innalzare il coefficiente del CCyB dallo 0,25 allo 0,5 per cento, come misura preventiva e in considerazione di una tendenza al rialzo dell’indebitamento del settore privato in Francia. A giugno 2019 la Nationale Bank van België/Banque Nationale de Belgique ha deciso di innalzare il coefficiente del CCyB dallo 0 allo 0,5 per cento, con l’obiettivo principale di aumentare la capacità di tenuta delle banche rispetto ai rischi ciclici; sebbene tali rischi non fossero considerati forti, ha ritenuto prudente introdurre una misura preventiva per garantire la continuità di offerta di credito durante tutto il ciclo. A giugno 2019 il Bundesanstalt für Finanzdienstleistungsaufsicht in Germania ha deciso di introdurre un coefficiente positivo del CCyB pari allo 0,25 per cento, valutando che l’accumulo di rischi sistemici ciclici (in particolare vulnerabilità legate alla sottovalutazione del rischio di credito, alla sopravvalutazione delle garanzie reali e al rischio di tasso di interesse) avesse creato una potenziale minaccia alla stabilità finanziaria. A luglio 2019 la Národná banka Slovenska ha deciso di aumentare ulteriormente il coefficiente del CCyB in Slovacchia, dall’1,5 al 2 per cento, in quanto il settore bancario e la sua redditività erano diventati più esposti ai rischi ciclici e l’autorità ravvisava segni di esuberanza sui mercati finanziari. Infine, a dicembre 2019 in Lussemburgo, la Commissione de Surveillance du Secteur Financier ha deciso di aumentare il tasso del CCyB dallo 0,25 allo 0,5 per cento, alla luce del forte incremento dei prestiti e dei prezzi degli immobili.

Le misure mirate ai prenditori possono contribuire al mantenimento di standard creditizi rigorosi

Il contesto di bassi tassi di interesse potrebbe comportare un’assunzione di rischi più elevata e un allentamento delle norme in materia di prestiti, in particolare se la redditività delle banche è sotto pressione. Nel 2019 l’ulteriore incremento dei prezzi degli immobili residenziali, insieme alle dinamiche dei mutui ipotecari, nonché alle fragilità nel comparto delle famiglie, ha determinato un aumento delle vulnerabilità nel settore immobiliare in alcuni paesi dell’area dell’euro. In tale contesto, orientamenti relativi a standard creditizi rigorosi o l’inasprimento preventivo delle misure mirate ai prenditori, con adeguate eccezioni, potrebbero contribuire a contenere un potenziale accumulo di rischi. Alla fine del 2019, 13 paesi dell’area dell’euro avevano introdotto misure di questo tipo, che sono di esclusiva competenza delle autorità nazionali.

Per quanto riguarda gli strumenti macroprudenziali mirati ad altri rischi, la BCE ha valutato le decisioni adottate da autorità nazionali in tema di riserve per le O‑SII, riserve per il rischio sistemico, nonché misure macroprudenziali ai sensi dell’articolo 458 del CRR. In relazione alle misure adottate nel 2019 in quest’ultima categoria, la Eesti Pank ne ha introdotta una nuova per garantire la capacità di tenuta delle banche ai rischi sistemici associati ai prestiti per l’acquisto di abitazioni. Gli enti creditizi che utilizzano il metodo basato sui rating interni (IRB) devono applicare alle esposizioni al dettaglio garantite da ipoteche su beni immobili concesse a residenti in Estonia un fattore medio di ponderazione del rischio calcolato sull’esposizione pari almeno al 15 per cento. La misura è entrata in vigore il 30 settembre 2019. A giugno 2019, l’autorità di vigilanza finanziaria finlandese ha inoltre deciso di prorogare il periodo di validità del livello minimo specifico per ente creditizio del 15 per cento per il coefficiente medio di ponderazione del rischio sui prestiti per l’acquisto di abitazioni che si applica agli istituti che hanno adottato il metodo IRB. L’estensione del livello minimo è entrata in vigore il 1º gennaio 2020 e si applicherà per un anno.

La cooperazione con il Comitato europeo per il rischio sistemico

La BCE ha continuato a operare in stretta collaborazione con il CERS e a supportarlo

La BCE ha continuato a fornire assistenza analitica, statistica, logistica e amministrativa al Segretariato del Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS), incaricato dell’operatività ordinaria del Comitato stesso. Il CERS è responsabile della supervisione macroprudenziale del sistema finanziario dell’UE e della prevenzione e attenuazione dei rischi sistemici.

La BCE ha contribuito costantemente alla regolare attività di individuazione e monitoraggio dei potenziali rischi sistemici condotta dal CERS, oltre a fornire supporto generale all’operato del Comitato. Ad esempio, la BCE ha partecipato ai lavori volti a colmare le lacune nei dati sugli immobili, che hanno portato all’approvazione di una raccomandazione del CERS, nonché allo sviluppo di un quadro di riferimento per il monitoraggio rafforzato relativo ai paesi terzi significativi. Inoltre, la BCE ha supportato il CERS nell’analisi sulle vulnerabilità a medio termine nel settore immobiliare residenziale, in esito alla quale il Comitato ha emesso cinque segnalazioni e sei raccomandazioni indirizzate ad alcuni paesi dell’UE.

La BCE ha inoltre ampiamente contribuito alle considerazioni iniziali del CERS sull’elaborazione di un quadro comune per l’orientamento delle politiche macroprudenziali. Un primo passo verso tale quadro comune è stato compiuto con la pubblicazione, ad aprile 2019, di uno specifico rapporto, che ha stabilito il nesso tra le politiche macroprudenziali e l’obiettivo della stabilità finanziaria. Inoltre, la BCE ha continuato a contribuire alla seconda fase di questo lavoro, copresiedendo il gruppo di esperti del CERS incaricato di sviluppare metodi operativi per facilitare la valutazione, la discussione e la comunicazione dell’orientamento delle politiche macroprudenziali.

La BCE copresiede anche un gruppo di analisi composto da esperti con l’incarico di valutare la rilevanza della potenziale sovrapposizione tra le riserve di capitale macroprudenziali, il coefficiente minimo di leva finanziaria e il requisito minimo di fondi propri e passività ammissibili (minimum requirement for own funds and eligible liabilities, MREL). L’obiettivo del lavoro di tale gruppo è descrivere le interazioni tra i requisiti e le implicazioni per l’efficacia delle riserve macroprudenziali.

Nel corso dell’anno la BCE ha anche presieduto il gruppo di redazione della raccomandazione del CERS sullo scambio e sulla raccolta di informazioni a fini macroprudenziali sulle succursali di enti creditizi aventi la sede centrale in un altro Stato membro o in un paese terzo.

Ulteriori lavori sugli strumenti macroprudenziali da utilizzare al di fuori del settore bancario

La BCE ha sostenuto costantemente il lavoro del CERS sugli strumenti macroprudenziali da utilizzare al di fuori del settore bancario: ha contribuito all’analisi dei dati e dei rischi, in particolare le implicazioni delle pratiche di marginazione per le compagnie assicurative, e alla progettazione di nuovi strumenti macroprudenziali per il settore assicurativo, concentrandosi su alcune delle opzioni selezionate nel rapporto su disposizioni, misure e strumenti macroprudenziali per il settore assicurativo, pubblicato nel 2018. Il risultato di tali lavori contribuirà in modo diretto alle discussioni in corso sulla revisione della direttiva in materia di assicurazione e riassicurazione (Solvency II), tesa al rafforzamento, dal punto di vista macroprudenziale, dell’assetto regolamentare del settore.

La BCE ha inoltre contribuito al continuo sviluppo degli indicatori di rischio per gli intermediari non bancari e alla stesura della quarta edizione dell’EU Non‑bank Financial Intermediation Risk Monitor, che presenta una panoramica degli sviluppi nel settore, con particolare attenzione alla valutazione dei potenziali rischi per la stabilità finanziaria. Inoltre, la BCE ha fornito preziosi contributi al documento provvisorio sull’attenuazione della prociclicità dei margini e degli scarti di garanzia sui mercati degli strumenti derivati e sulle operazioni di finanziamento in titoli, sia in termini di elaborazione che di sviluppo dell’analisi sottostante.

È stato dato maggior rilievo al lavoro di analisi sulle implicazioni del cambiamento climatico per il settore finanziario

Inoltre, la BCE ha collaborato con il CERS allo sviluppo e all’applicazione di metodologie per lo studio dell’impatto che i diversi scenari in materia di cambiamenti climatici potrebbero avere sul settore finanziario dell’UE. Ha inoltre fornito una mappatura delle diverse metodologie, una valutazione della disponibilità dei dati e una panoramica del tipo di esposizioni delle istituzioni finanziarie, da analizzare nello svolgimento dell’analisi dei rischi connessi al clima.

La BCE ha presieduto la task force del CERS sulle prove di stress, che ha preparato gli scenari avversi per la prova di stress dei fondi pensione dell’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (European Insurance and Occupational Pensions Authority, EIOPA), nonché per le prove di stress dei fondi comuni monetari e delle controparti centrali dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (European Securities and Markets Authority, ESMA). A tal fine, diverse Direzioni Generali della BCE hanno fornito un supporto essenziale alla task force sugli aspetti tecnici e sulla modellizzazione.

Infine, la BCE ha partecipato attivamente al Gruppo europeo per la cibersicurezza, in seno al CERS, che ha sviluppato un quadro analitico per la valutazione dei rischi informatici.

Informazioni più dettagliate sul CERS sono reperibili sul suo sito Internet e nei suoi Rapporti annuali.

3.3 Le attività microprudenziali per la solidità delle singole banche

Nel 2019 la vigilanza bancaria della BCE ha compiuto cinque anni, nel corso dei quali ha contribuito, con le sue attività microprudenziali, a promuovere la stabilità del settore bancario europeo e la parità di condizioni tra tutte le banche dell’area dell’euro. Grazie ai progressi realizzati dal 2014, la vigilanza bancaria europea sta compiendo un processo di evoluzione verso un’istituzione matura.

Continuità e adeguamento delle priorità della BCE in materia di vigilanza

Nel 2019 il risanamento dei bilanci bancari a seguito delle conseguenze della crisi ha continuato a rappresentare una delle principali priorità in materia di vigilanza, malgrado i notevoli progressi compiuti. Tra le altre priorità figurano le determinanti della bassa redditività delle banche europee e le tematiche relative alla governance, tra cui la capacità delle banche di gestire i rischi convenzionali, nonché i rischi emergenti, riguardanti in particolare la digitalizzazione in corso dei servizi finanziari e la loro vulnerabilità ai rischi informatici e cibernetici.

È proseguita l’azione di miglioramento di strumenti e metodi di vigilanza

Nel corso del 2019 la vigilanza bancaria della BCE ha continuato ad affinare i propri strumenti e le proprie metodologie. Dando seguito agli impegni assunti precedentemente, ad agosto 2019 la BCE ha rivisto le aspettative di vigilanza in merito agli accantonamenti prudenziali per le nuove esposizioni deteriorate (non‑performing exposures, NPE), specificate nell’Addendum alle Linee guida della BCE per le banche sui crediti deteriorati (non‑performing loans, NPL), al fine di tenere conto dei nuovi requisiti di primo pilastro[40]. A seguito di una consultazione pubblica, a luglio 2019 sono stati pubblicati i capitoli finali della guida della BCE ai modelli interni, che contengono una trattazione specifica sul rischio di credito, di mercato e di controparte e rappresentano il seguito della guida sui temi generali di novembre 2018. A febbraio 2019 la BCE ha anche pubblicato i risultati aggregati delle prove di stress condotte su tutte le banche soggette alla sua supervisione, a integrazione della prova di stress a livello UE del 2018. A ottobre 2019 ha poi pubblicato i risultati dell’analisi di sensibilità al rischio di liquidità condotta nel 2019 come esercizio di stress annuale. I risultati di entrambi gli esercizi sono stati recepiti nel processo di revisione e valutazione prudenziale (Supervisory Review and Evaluation Process, SREP) rispettivamente del 2018 (pubblicato ad aprile 2019) e del 2019.

Sono stati realizzati i lavori preparatori in vista dell’uscita del Regno Unito dall’UE

Mentre il numero di banche soggette alla vigilanza diretta da parte della BCE è rimasto sostanzialmente stabile nel 2019, un certo numero di enti ha subito modifiche significative alla struttura e alle attività del gruppo di appartenenza, a seguito di operazioni di consolidamento o trasferimento dal Regno Unito all’area dell’euro. Di conseguenza alcune banche sono diventate significative e la BCE ne ha assunto la vigilanza diretta; nella seconda metà del 2019 su alcune di esse è stata avviata la valutazione approfondita obbligatoria. Nel periodo che ha preceduto l’uscita del Regno Unito dall’UE, caratterizzato da profonde incertezze, la vigilanza bancaria della BCE ha monitorato attentamente il grado di preparazione di banche e autorità di vigilanza a far fronte a tutte le possibili evenienze e, in particolare, l’attuazione da parte delle banche di interventi pianificati per la Brexit e concordati tra gli enti e le autorità di vigilanza. Nel 2019 le banche hanno compiuto alcuni progressi nell’attuazione dei modelli operativi che si erano poste come obiettivo; ciononostante la BCE è ripetutamente intervenuta raccomandando di evitare ulteriori ritardi e ha continuato a comunicare le proprie aspettative di vigilanza con aggiornamenti delle FAQ pubblicate sul sito Internet della vigilanza bancaria della BCE, diversi articoli della Supervision Newsletter e scambi bilaterali con gli enti vigilati.

Sono stati compiuti progressi per instaurare una cooperazione stretta con la Bulgaria e la Croazia

Nel 2019 sono stati compiuti anche progressi verso l’allargamento dell’MVU al di fuori dell’area dell’euro: la Bulgaria e la Croazia hanno chiesto di instaurare una cooperazione stretta tra la BCE e le proprie autorità nazionali competenti (ANC). A luglio 2019 la vigilanza bancaria della BCE ha concluso la valutazione approfondita di sei banche bulgare e ad agosto 2019 ha convenuto di condurre una valutazione approfondita su cinque banche croate. La valutazione approfondita rappresenta una fase necessaria della procedura per l’instaurazione di una cooperazione stretta con gli Stati membri dell’UE che non hanno adottato l’euro come propria moneta. Parallelamente, la BCE ha lavorato a stretto contatto con la Българска народна банка (Banca nazionale di Bulgaria) e la Hrvatska narodna banka, in previsione del loro possibile ruolo futuro di ANC nell’ambito dell’MVU.

Informazioni più dettagliate sulla vigilanza bancaria della BCE sono disponibili sul relativo sito Internet e nel Rapporto annuale della BCE sulle attività di vigilanza per il 2019.

Riquadro 4
Fintech

La tecnologia finanziaria apporta vantaggi significativi alle banche, ai loro clienti, al sistema finanziario e all’economia in generale, ma comporta anche sfide e rischi. Gli istituti finanziari sono liberi di innovare in modo responsabile, ma i rischi associati devono essere attenuati attraverso sistemi di gestione del rischio e controlli efficaci.

Lo sviluppo della tecnologia finanziaria e di imprese specializzate nel Fintech ha modificato gli esistenti modelli di business delle banche. Nell’Unione europea finora le imprese Fintech hanno per lo più instaurato collaborazioni con le banche, consentendo loro di migliorare l’esperienza dei clienti attraverso l’offerta di una più ampia gamma di servizi e prodotti finanziari economicamente più accessibili ed efficienti. Inoltre, grazie alla maggiore disponibilità dei dati e all’impiego dell’intelligenza artificiale, oltre che alla maggiore potenza computazionale nello sfruttamento dei dati, le banche utilizzano sempre di più la tecnologia finanziaria per migliorare i propri processi interni.

Di conseguenza, le interconnessioni tra imprese Fintech e banche sono in aumento, soprattutto nella fornitura di servizi in outsourcing, con un aumento dei rischi operativi sia a livello di singola istituzione che dell’intero sistema. Alcune imprese Fintech offrono anche nuovi servizi finanziari, in particolare nel settore dei pagamenti, esercitando pressioni sulle banche. È importante sottolineare che le grandi società tecnologiche, caratterizzate da un’ampia clientela e piattaforme tecnologiche consolidate, si stanno gradualmente facendo strada nel settore dei servizi finanziari e sono già diventate fornitori principali di servizi di cloud computing.

La BCE è impegnata su vari fronti per rispondere alle sfide e ai rischi in continua evoluzione derivanti dall’innovazione finanziaria. A livello macroprudenziale, sta monitorando e valutando le implicazioni del Fintech per la stabilità finanziaria. Le pressioni sulla redditività derivanti dalla concorrenza con le imprese Fintech sono amplificate dalle esigenze delle banche di effettuare investimenti nella digitalizzazione, i cui benefici netti si palesano solo nel corso del tempo. Le crescenti interconnessioni con le imprese Fintech potrebbero avere ripercussioni sistemiche sul settore finanziario in caso di difficoltà di tali imprese, a meno che non si predispongano adeguate misure di tutela.

La BCE contribuisce anche all’elaborazione di politiche connesse al Fintech e alla tutela della stabilità finanziaria in vari consessi europei e internazionali, tra cui l’Autorità bancaria europea, il Consiglio per la stabilità finanziaria, il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria e il Comitato per i pagamenti e le infrastrutture di mercato. La BCE svolge anche un ruolo attivo nella promozione del cambiamento, come dimostrato dall’avvio del servizio Target di regolamento dei pagamenti istantanei (Target instant payment settlement) e dagli approfondimenti in corso sull’applicazione delle nuove tecnologie alle infrastrutture di mercato[41].

A livello microprudenziale, la vigilanza bancaria della BCE è altresì impegnata a sviluppare una comprensione comune dei rischi connessi alla tecnologia finanziaria e a garantire un approccio di vigilanza nei confronti di tali rischi che sia coerente in tutto l’MVU. Ciò comporta la valutazione dell’impatto della tecnologia finanziaria sui modelli di business delle banche e dei principali rischi correlati. Al fine di migliorare il proprio approccio nei confronti del Fintech, la vigilanza bancaria della BCE sta collaborando con le banche dell’MVU per capire come stanno utilizzando tecnologie e soluzioni innovative, le implicazioni per i loro modelli di business e, soprattutto, come prevenire i principali rischi attraverso i sistemi di gestione del rischio.

Il 21 e il 22 maggio si è svolto il primo dialogo della BCE sul settore Fintech, a cui hanno partecipato rappresentanti di banche e autorità di vigilanza dell’area dell’euro, autorità di vigilanza di paesi terzi, nonché rappresentanti delle autorità di regolamentazione, quali la Commissione europea, l’Autorità bancaria europea e l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati. I temi principali sono stati: a) credit scoring basato sull’intelligenza artificiale e big data; b) consulenza finanziaria automatizzata online (“robo‑advice”) e c) cloud computing. L’evento è destinato a essere il primo di una serie di incontri di questo tipo, in cui le banche avranno l’opportunità di fornire alle autorità di vigilanza il proprio punto di vista circa gli ambiti su cui l’attività di supervisione dovrebbe concentrarsi. Gli spunti che ne deriveranno verranno utilizzati per sviluppare ulteriormente l’approccio di vigilanza nei confronti delle banche che utilizzano tecnologie innovative.

La vigilanza bancaria della BCE ha inoltre continuato ad approfondire la cooperazione internazionale sulle questioni relative alla tecnologia finanziaria, sia all’interno sia all’esterno del Meccanismo di vigilanza unico; per esempio, sono state avviate iniziative di condivisione delle conoscenze per facilitare l’accesso rapido alle informazioni sulle tecnologie finanziarie da parte dei supervisori di tutte le autorità nazionali competenti e della BCE.

3.4 Il contributo della BCE alle iniziative regolamentari europee

Il quadro istituito in seguito alla crisi finanziaria mondiale può essere ulteriormente rafforzato

Cinque anni fa è entrato in funzione il primo pilastro dell’unione bancaria, il Meccanismo di vigilanza unico, come parte dell’ambizioso insieme di iniziative istituzionali e regolamentari adottate in seguito alla crisi finanziaria mondiale. Con questo atto concreto, le istituzioni e gli Stati membri dell’UE hanno promosso integrazione e stabilità finanziaria e rafforzato la capacità di tenuta economica.

Oggi, tuttavia, vi sono ancora margini per una maggiore integrazione del mercato bancario unico, la quale contribuirebbe alla trasmissione uniforme della politica monetaria e all’ulteriore superamento del nesso destabilizzante tra banche e Stati, che è stato al centro della crisi del debito sovrano nell’area dell’euro. È inoltre necessario compiere ulteriori progressi nello sviluppo e nell’integrazione dei mercati dei capitali al fine di migliorare la capacità del sistema finanziario di diversificare i rischi e integrare l’unione bancaria. Si dovrebbero anche attenuare i rischi nel settore finanziario non bancario mediante adeguati strumenti macroprudenziali.

Completare l’unione bancaria

Nel 2019 è stato approfondito il lavoro per il completamento dell’unione bancaria

Nel 2019 la BCE è stata pienamente coinvolta nei lavori svolti nei consessi dell’UE per rafforzare l’unione bancaria. Il Vertice euro di giugno ha riconosciuto nella sua dichiarazione i progressi compiuti nell’approfondimento dell’Unione economica e monetaria e ha sostenuto la prosecuzione dei lavori tecnici sul rafforzamento dell’unione bancaria. Nella seconda metà dell’anno, il gruppo di lavoro di alto livello sul sistema europeo di assicurazione dei depositi (European Deposit Insurance Scheme, EDIS) ha condotto approfondimenti sulle prospettive a breve e lungo termine relative alla creazione di un EDIS, alle opzioni per il trattamento prudenziale delle esposizioni verso controparti sovrane, nonché alle modalità per rafforzare la stabilità finanziaria, disporre di migliori strumenti per la gestione delle crisi e promuovere l’integrazione. L’Eurogruppo ha inoltre deciso di proseguire le attività volte a completare il pacchetto sulla revisione del Trattato sul Meccanismo europeo di stabilità, anche in considerazione della necessità di istituire uno strumento comune di sostegno per il Fondo di risoluzione unico[42].

La BCE ha ampiamente partecipato alle discussioni tecniche nelle sedi dell’UE contribuendo alle diverse aree di lavoro. Per quanto riguarda il quadro per la gestione delle crisi, la BCE ha insistito sulla necessità di sanare le sovrapposizioni esistenti nella regolamentazione sulle misure di intervento precoce[43]. La BCE ha inoltre sostenuto un’ulteriore analisi degli ostacoli all’integrazione transfrontaliera, in particolare le barriere alla libera circolazione di capitali e liquidità all’interno dell’unione bancaria. Più in generale, la BCE ha auspicato un pacchetto di compromesso che includa una prima fase dell’EDIS sotto forma di sostegno alla liquidità, offrendo nel contempo una prospettiva sulla fase conclusiva che preveda la copertura integrale delle perdite. Un accordo così esaustivo consentirebbe agli europei di fruire appieno dei vantaggi dell’unione bancaria, compresa l’integrazione dei mercati e l’equa tutela dei depositanti. La condivisione di risorse per l’assicurazione dei depositi a livello europeo preserverebbe la fiducia dei depositanti più efficacemente degli schemi nazionali. Questi ultimi, infatti, sono più esposti in caso di shock idiosincratici, in grado di indebolirne la credibilità e di conseguenza minare la fiducia dei depositanti.

In linea con il concetto secondo cui la condivisione e la riduzione del rischio sono due processi che si rafforzano reciprocamente, la BCE ha contribuito all’ulteriore riduzione dei rischi nel settore bancario. In particolare, la vigilanza bancaria della BCE ha continuato la sua attività sul risanamento dei bilanci delle banche dando seguito alla guida sui crediti deteriorati e ha valutato la qualità dei criteri adottati dalle banche nella concessione dei crediti, con particolare attenzione ai nuovi prestiti. Nel 2019 la BCE ha continuato a contribuire ai rapporti congiunti sul monitoraggio della riduzione del rischio (cfr. l’edizione di maggio e l’edizione di novembre), redatti in collaborazione con la Commissione europea e il Comitato di risoluzione unico, che hanno mostrato ulteriori progressi nella riduzione dei rischi.

Anche il secondo pilastro dell’unione bancaria è stato oggetto di grande attenzione durante l’anno. A dicembre 2018 è stato concordato che il Meccanismo europeo di stabilità avrebbe fornito lo strumento comune di sostegno per il Fondo di risoluzione unico; tuttavia, il quadro normativo per la risoluzione continua a mostrare lacune importanti, in quanto non è ancora stato creato un sistema a livello di area dell’euro per l’erogazione di liquidità alle banche solvibili che escono dalla risoluzione. Mentre altre giurisdizioni importanti dispongono di un sistema di questo tipo, in gran parte basato sulle garanzie statali alla banca centrale in quanto fornitore di liquidità, nell’area dell’euro finora non è stato possibile raggiungere un accordo su una soluzione equivalente.

Far progredire l’unione dei mercati dei capitali

L’unione dei mercati dei capitali può facilitare la trasmissione della politica monetaria

Nel 2019 la BCE ha continuato a sostenere il completamento dell’unione dei mercati dei capitali (UMC). Un’autentica unione dei mercati dei capitali, se realizzata in modo efficace, permetterebbe di approfondire in modo significativo l’integrazione finanziaria e di rafforzare l’Unione economica e monetaria, nonché di promuovere il ruolo internazionale dell’euro, favorendo una trasmissione della politica monetaria più diretta e omogenea.

Un mercato dei capitali profondamente integrato rafforzerebbe ulteriormente la capacità di tenuta del sistema finanziario riducendo la dipendenza dalle banche e incoraggiando fonti di finanziamento alternative basate sul mercato. Come sottolineato nella Financial Stability Review della BCE nel 2019, il completamento dell’unione dei mercati dei capitali è un prerequisito fondamentale per rafforzare la condivisione dei rischi e migliorare la capacità dell’area dell’euro di resistere agli shock economici. Gli andamenti geopolitici ed economici osservati dal 2015, come la Brexit, la digitalizzazione e i cambiamenti climatici, hanno rafforzato la necessità di un’integrazione dei mercati dei capitali europei.

Con la conclusione del piano d’azione della Commissione europea per l’unione dei mercati dei capitali del 2015, nella legislatura 2014‑2019 la Commissione ha messo a punto un numero significativo di proposte, legislative e non legislative, previste dall’agenda per l’UMC. Sebbene sul fronte legislativo siano stati conseguiti importanti risultati, per l’avanzamento del progetto è indispensabile una rinnovata ambizione su alcune delle priorità fondamentali.

Occorrono ulteriori sforzi di armonizzazione per far progredire l’unione dei mercati dei capitali

Nel 2019 la BCE ha evidenziato nei consessi dell’UE le priorità fondamentali per far progredire l’unione dei mercati dei capitali: ha posto l’accento sull’importanza di un’ulteriore armonizzazione dei regimi nazionali di imposizione fiscale e di insolvenza, essenziale per il buon funzionamento delle operazioni transfrontaliere sui mercati dei capitali, nonché di un’ulteriore convergenza in materia di vigilanza verso un codice unico, in particolare per gli operatori non bancari[44]. Nel lungo termine, conferire ulteriori poteri di vigilanza all’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati favorirebbe un’autentica unione dei mercati dei capitali con un’attuazione coerente del corpus unico di norme in tutta l’Unione europea.

Politiche macroprudenziali per il settore finanziario non bancario

La continua crescita del settore finanziario non bancario suscita potenziali preoccupazioni per la stabilità finanziaria

Pur sostenendo pienamente un maggiore finanziamento dell’economia dell’area dell’euro mediante ricorso al mercato, la BCE continua a manifestare preoccupazione per la rapida crescita del settore finanziario non bancario e per le sue potenziali implicazioni in termini di stabilità finanziaria. Sebbene un ruolo maggiore dell’intermediazione finanziaria non bancaria nel finanziamento dell’economia sia parte dell’agenda per l’unione dei mercati dei capitali, un efficace controllo di questo settore continua a essere fondamentale.

Tenuto conto di tali andamenti, garantire un solido quadro prudenziale per gli istituti finanziari non bancari è indispensabile per affrontare adeguatamente i rischi sistemici che potrebbero concretizzarsi in questo settore. Pertanto, nel 2019 la BCE ha continuato a sostenere un’estensione del quadro macroprudenziale al di fuori del sistema bancario e ha contribuito ampiamente alle relative discussioni tecniche nelle sedi internazionali e dell’UE.

4 Regolare funzionamento delle infrastrutture di mercato e dei pagamenti

Uno dei compiti primari dell’Eurosistema è quello di assicurare il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento. Questo compito è strettamente legato alle responsabilità dell’Eurosistema nell’ambito della politica monetaria e della stabilità finanziaria. L’Eurosistema svolge un ruolo centrale nello sviluppo, nella gestione e nella supervisione delle infrastrutture di mercato e dei meccanismi che agevolano il flusso sicuro ed efficiente dei pagamenti, dei titoli e delle garanzie nell’area dell’euro.

4.1 Servizi Target

Attualmente i servizi Target dell’Eurosistema includono tre componenti: Target2, sistema di regolamento lordo in tempo reale per le transazioni di pagamento in euro correlate alle operazioni di politica monetaria dell’Eurosistema, oltre che per le transazioni interbancarie e commerciali; Target2 Securities (T2S), piattaforma unica per il regolamento delle transazioni in titoli a livello europeo; il servizio di regolamento dei pagamenti istantanei (Target instant payment settlement, TIPS), che consente ai prestatori dei servizi di pagamento (payment service providers, PSP) di offrire ai propri clienti il trasferimento istantaneo di fondi, 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno.

Più di 1.000 istituti bancari utilizzano Target2 per disporre transazioni in euro per conto proprio o dei propri clienti. Se si considerano anche filiali e filiazioni, le banche che a livello mondiale possono essere raggiunte tramite Target2 sono più di 45.000. Nel 2019 Target2 ha elaborato, in media, 344.120 pagamenti al giorno, per un valore medio giornaliero pari a 1.700 miliardi di euro.

In quanto sistema di pagamento di importanza sistemica (Systemically Important Payment System, SIPS), Target2 è fondamentale non solo per la stabilità e l’efficienza del settore finanziario e dell’economia dell’area dell’euro, ma anche per la regolare conduzione della politica monetaria unica dell’area e per la stabilità della moneta unica. Come gli altri SIPS, Target2 è soggetto a una sorveglianza continua da parte dell’Eurosistema, che adotta un approccio basato sul rischio, tenendo conto anche del monitoraggio della sicurezza dei punti di accesso al sistema e della resilienza cibernetica.

Nel 2019 l’Eurosistema ha attivato un nuovo strumento di emergenza per Target2: nel caso di un’interruzione del funzionamento del sistema (anche qualora l’interruzione si protragga per più di un giorno), tale strumento consente all’Eurosistema di continuare a elaborare le transazioni classificate come “critiche” e “molto critiche”. Esso fa parte di una più ampia strategia volta a rafforzare la resilienza operativa e cibernetica delle infrastrutture di mercato dell’Eurosistema.

Nel 2021 Target2 sarà sostituito da un nuovo sistema di regolamento lordo in tempo reale

Target2 funziona regolarmente da più di dieci anni. Tuttavia, poiché nel corso del tempo l’ecosistema dei pagamenti ha subito profondi cambiamenti dovuti agli sviluppi tecnologici, a nuovi requisiti normativi e alle mutevoli esigenze degli utenti, a novembre 2021 l’Eurosistema intende sostituire Target2 con un nuovo sistema di regolamento lordo in tempo reale (Real‑time Gross Settlement System, RTGS) e, nel contempo, ottimizzare la gestione della liquidità in tutti i servizi Target. Il nuovo sistema RTGS si avvarrà dello standard di messaggistica ISO 20022 e potrà processare pagamenti in più valute. Alla fine del 2019, sulla base dei riscontri ottenuti nel corso di una consultazione pubblica, è stata pubblicata una versione aggiornata delle specifiche funzionali di dettaglio per gli utenti (User Detailed Functional Specifications, UDFS) relative al futuro servizio RTGS. Inoltre, due fornitori di servizi di rete hanno sottoscritto contratti con l’Eurosistema per offrire agli utenti una connettività agnostica per tutti i servizi resi dalle infrastrutture di mercato dell’Eurosistema attraverso la nuova interfaccia unica di accesso (Eurosystem Single Market Infrastructure Gateway, ESMIG).

Per quanto riguarda T2S, sono passati ormai più di due anni dal completamento delle “finestre” di migrazione dei depositari centrali (central securities depositories, CSD) alla piattaforma comune. T2S è attualmente utilizzato da 21 depositari centrali, che servono 20 mercati in tutta Europa. Nel 2019, T2S ha elaborato, in media, 606.938 transazioni al giorno, per un valore medio giornaliero di 1.106,13 miliardi di euro.

Nel 2019, per la prima volta, un valutatore esterno indipendente incaricato dal Consiglio direttivo della BCE ha effettuato esami tecnici e operativi sui servizi T2S. Le osservazioni formulate dal valutatore sono state condivise con l’Eurosistema, i CSD e le banche centrali non appartenenti all’area dell’euro che utilizzano T2S. Questi esami tecnici e operativi saranno ora effettuati con cadenza annuale.

Inoltre, a seguito di una valutazione preliminare svolta nel 2015, nel 2019 è stata portata a termine la prima valutazione approfondita in materia di sorveglianza sul funzionamento di T2S, avviata nel 2018. Ne è stato concluso che T2S è sicuro ed efficiente e sostanzialmente conforme ai principi in materia di infrastrutture dei mercati finanziari definiti dal Comitato per i pagamenti e le infrastrutture di mercato e dalla IOSCO (CPMI‑IOSCO Principles for financial market infrastructures). Sebbene nel corso della valutazione siano state evidenziate carenze in alcuni ambiti, si è ritenuto che nessuna rappresentasse un grave rischio se non affrontata tempestivamente.

Dall’avvio di TIPS nel novembre 2018, durante questo primo anno di operatività, sette mercati dell’area dell’euro si sono collegati al servizio, con più di 1.000 prestatori di servizi di pagamento ora raggiungibili tramite TIPS. Ulteriori mercati dell’area si apprestano a connettersi nel 2020. Poiché TIPS può regolare diverse valute, la Sveriges Riksbank ha manifestato il suo interesse per un’integrazione della corona svedese nel 2022.

Inoltre, l’Eurosistema sta sviluppando una nuova componente dei servizi Target: il sistema di gestione delle garanzie dell’Eurosistema (Eurosystem Collateral Management System, ECMS), che sarà in grado di gestire le attività stanziate in garanzia per tutte le operazioni di credito dell’Eurosistema. Secondo quanto programmato, nel 2019 è stata completata la fase del progetto che prevedeva la definizione delle specifiche tecniche del sistema, la cui entrata in funzione è attesa per novembre 2022.

4.2 Innovazione e integrazione delle infrastrutture di mercato e dei pagamenti

Il settore finanziario è sottoposto a profonde trasformazioni legate all’innovazione e alla digitalizzazione. Nel mercato dei pagamenti al dettaglio, ad esempio, la nuova legislazione dell’UE che consente l’accesso di terzi ai conti di pagamento, l’avvio dei pagamenti istantanei e le innovazioni tecnologiche in generale ha favorito lo sviluppo di nuovi operatori di mercato, di nuovi canali di accesso ai servizi di pagamento e di nuove modalità di disposizione dei pagamenti (cfr. il riquadro 5 per informazioni su cripto‑attività, stablecoin e moneta digitale di banca centrale). In relazione a questi sviluppi, l’Eurosistema si trova di fronte a una duplice sfida: nel ruolo di catalizzatore deve favorire l’integrazione e l’innovazione e in quello di autorità di sorveglianza deve promuovere la sicurezza e l’efficienza delle infrastrutture di mercato e dei pagamenti.

Riquadro 5
Cripto‑attività, stablecoin e moneta digitale di banca centrale

Negli ultimi anni si è parlato molto di bitcoin e altre cripto‑attività, nonché della possibilità che vengano utilizzate in sostituzione della moneta. Le cripto‑attività consentono a singoli individui e imprese di effettuare transazioni direttamente tra di loro senza la necessità di ricorrere a terze parti fiduciarie. Tuttavia, il fatto che tali attività siano state definite “cripto‑valute”, “valute digitali” e “valute virtuali” potrebbe aver dato luogo a false aspettative riguardo alle loro caratteristiche e funzionalità. In termini generali, le cripto‑attività sono attività registrate in forma digitale e considerate utili dai loro utenti come strumenti di investimento e/o di scambio, ma che non costituiscono attività o passività finanziarie di alcuna persona fisica o giuridica.

Il principale svantaggio delle cripto‑attività è costituito dalla loro volatilità di prezzo. Negli ultimi anni la volatilità di questi strumenti è stata superiore a quella osservata, ad esempio, in vari mercati di materie prime e ciò dimostra in quale misura chi investe in cripto‑attività sia esposto al rischio di mercato. Inoltre, tale elevata volatilità fa sì che queste attività non possano svolgere correttamente le tre funzioni della moneta: riserva di valore, mezzo di pagamento e unità di conto.

Nel tentativo di ovviare al problema dell’elevata volatilità di prezzo, fornitori di servizi finanziari e società tecnologiche hanno dato vita a una nuova categoria di cripto‑attività, chiamate “stablecoin”, che utilizzano meccanismi di stabilizzazione per ridurre al minimo le fluttuazioni dei prezzi. A seconda del meccanismo di stabilizzazione utilizzato, il valore di una stablecoin può essere garantito da: a) consistenze di moneta (in una valuta o in un paniere di valute differenti); b) titoli e materie prime come l’oro; c) cripto‑attività; o d) un meccanismo mirato a bilanciare domanda e offerta (nel caso delle stablecoin algoritmiche). Nel 2019 è stata prestata particolare attenzione ai progetti legati alle stablecoin, come ad esempio Libra, che, secondo quanto affermato dai loro sostenitori, consentono transazioni più rapide a costi potenzialmente più bassi su scala mondiale, fornendo un nuovo meccanismo di pagamento distinto. Tuttavia, le stablecoin non sono ancora state testate su larga scala e pongono diversi rischi legali, normativi e di sorveglianza. Prima che tali strumenti divengano operativi è necessario far fronte a questi problemi attraverso una concezione e una governance appropriate di tali sistemi e requisiti regolamentari e di sorveglianza proporzionati ai rischi.

Le cripto‑attività e le stablecoin hanno dato vita a un più ampio dibattito sull’innovazione nel campo dei pagamenti e sul ruolo del settore pubblico e privato nella messa a punto di nuove soluzioni volte a migliorare l’accessibilità economica, l’efficienza e l’inclusività dei pagamenti stessi. L’emissione di una valuta digitale di banca centrale potrebbe rispondere alla domanda, da parte della società, di nuovi strumenti di pagamento innovativi, efficienti e resilienti. Tuttavia, diverse caratteristiche di tale valuta potrebbero avere implicazioni di vasta portata per il sistema finanziario che devono essere considerate con attenzione. Per quanto riguarda l’ecosistema dei pagamenti al dettaglio, la creazione di una valuta digitale di banca centrale non dovrebbe escludere né possibili collaborazioni col settore privato, né soluzioni ideate dal mercato privato a favore di pagamenti al dettaglio rapidi ed efficienti nell’area dell’euro.

Nel 2019 la BCE ha pubblicato un rapporto sulla valutazione d’impatto della migrazione alla SEPA (SEPA Migration Impact Assessment), da cui è emerso come lo sviluppo dell’area unica dei pagamenti in euro (Single Euro Payments Area, SEPA) e la migrazione verso schemi di pagamento paneuropei per i bonifici e gli addebiti diretti abbiano determinato progressi significativi verso un mercato dei pagamenti europeo sicuro, efficiente e integrato. Tuttavia, non è stata ancora creata una SEPA per le carte di pagamento. Inoltre, le soluzioni per l’inizializzazione dei pagamenti a disposizione degli utenti finali restano frammentate a livello europeo. Analogamente, non è stata ancora elaborata una soluzione paneuropea che risponda alle esigenze degli utenti in Europa per i pagamenti presso i punti di interazione (ossia i pagamenti effettuati nei punti di vendita e nell’ambito del commercio elettronico).

Novità nella strategia per i pagamenti al dettaglio, nel sistema di sorveglianza degli strumenti di pagamento e nelle norme di gestione delle garanzie

Per affrontare questo problema, nel 2019 l’Eurosistema ha adottato una nuova strategia in materia di pagamenti al dettaglio, che sostiene lo sviluppo di una soluzione paneuropea elaborata dal mercato per i pagamenti presso i punti di interazione e ne definisce gli obiettivi chiave.

Per quanto concerne la sorveglianza, coerentemente con l’approccio secondo cui gli enti che svolgono le stesse funzioni devono essere soggetti alle stesse aspettative in materia di sorveglianza (“stessi rischi, stessi requisiti”), l’Eurosistema ha adottato misure volte a riesaminare la propria politica in questo ambito e ad avviare lo sviluppo di un nuovo quadro di riferimento per la sorveglianza sugli strumenti, sugli schemi e sui meccanismi di pagamento (sistema di sorveglianza PISA – payment instruments, schemes and arrangements). Tale nuovo quadro di riferimento olistico, agile e orientato al futuro è concepito per essere applicabile sia a prodotti, servizi e tecnologie di pagamento nuovi, sia a quelli esistenti, e per contribuire alla sicurezza e all’efficienza del sistema di pagamenti nel suo insieme.

Al fine di agevolare l’ulteriore integrazione dei mercati finanziari in Europa, l’Eurosistema promuove un’armonizzazione del settore del post‑trading a livello dell’intero mercato. Per quanto concerne l’armonizzazione della gestione delle garanzie, l’obiettivo principale consiste nella definizione di un corpus unico di norme su scala europea, che preveda appositi standard per la gestione delle garanzie. Nel 2019, il gruppo consultivo della BCE per le infrastrutture di mercato per la gestione dei titoli e delle garanzie (ECB Advisory Group on Market Infrastructures for Securities and Collateral) ha adottato una prima serie di norme in materia di gestione delle garanzie triparty, operazioni societarie relative a strumenti di debito e procedure di fatturazione che dovrebbero essere attuate entro novembre 2022. Per garantire la conformità a tali norme, è stato chiesto alle rappresentanze nazionali che riuniscono utenti e fornitori di servizi di regolamento titoli (National Stakeholders Groups) di predisporre appositi programmi di adeguamento.

L’Eurosistema ha inoltre continuato a promuovere l’armonizzazione delle procedure di post‑trading nel campo del regolamento titoli, in particolare monitorando attentamente i progressi compiuti nell’attuazione delle norme e ovviando nel corso del processo alle lacune eventualmente evidenziate. Alla fine del 2019, il 90 per cento dei mercati aderenti a T2S era conforme alle norme di armonizzazione di base (rispetto all’85 per cento del 2018).

L’Eurosistema è coinvolto nelle procedure di autorizzazione di tutti i depositari centrali di titoli dell’area dell’euro

Nel settore delle infrastrutture per la movimentazione e la gestione dei titoli l’Eurosistema, in quanto banca centrale di emissione dell’euro, partecipa ai processi di autorizzazione, riesame e valutazione periodica dei depositari centrali di titoli, conformemente al regolamento sui CSD. Di fatto, l’Eurosistema è l’unica autorità attualmente coinvolta nei processi di autorizzazione e revisione di tutti i CSD dell’area dell’euro e, in quanto tale, contribuisce ad agevolare l’adozione di un approccio coerente in materia, svolgendo così un ruolo chiave ai fini della sicurezza e dell’efficienza del regolamento dei titoli.

Con riferimento alle controparti centrali (Central Counterparties, CCP), l’Eurosistema, in quanto banca centrale di emissione dell’euro, ha continuato a fornire il proprio contributo alle attività dei collegi di supervisione istituiti ai sensi del regolamento sulle infrastrutture europee di mercato (European Market Infrastructure Regulation, EMIR), anche per quanto riguarda la valutazione delle richieste avanzate dalle CCP in relazione all’ampliamento della gamma di servizi da esse offerti o all’introduzione di modifiche ai loro modelli di rischio. Inoltre, l’Eurosistema è rappresentato in seno ai gruppi di gestione delle crisi istituiti o in via di costituzione a livello mondiale per le controparti centrali aventi rilevanza sistemica in più di una giurisdizione.

Nel 2019 l’Eurosistema è stato impegnato nel confronto sulla revisione del quadro normativo definito dal regolamento EMIR, entrata in vigore il 1° gennaio 2020, allo scopo di rafforzare l’assetto regolamentare in cui operano le controparti centrali, in particolare quelle non appartenenti all’UE. L’Eurosistema ha infine contribuito ai lavori preparatori per la redazione di un regolamento dell’UE in materia di risanamento e risoluzione delle CCP ed è stato coinvolto nelle prove di stress condotte su queste ultime a livello europeo, in particolare per quanto concerne il rischio di liquidità.

5 L’impegno per sostenere il funzionamento del mercato e i servizi finanziari forniti ad altre istituzioni

A ottobre 2019 la BCE ha avviato la pubblicazione del nuovo tasso di interesse di riferimento a breve termine in euro (euro short‑term rate, €STR), basato interamente sui dati delle segnalazioni statistiche sui mercati monetari. L’€STR sostituirà progressivamente l’Eonia (Euro overnight index average) ed è destinato a diventare uno dei principali tassi di riferimento nei mercati dell’area dell’euro. L’avvio del nuovo tasso di riferimento è stato ampiamente anticipato dal settore finanziario prevenendo il verificarsi di gravi episodi di discontinuità. L’elaborazione giornaliera dell’€STR ha funzionato bene e la metodologia si è dimostrata affidabile. Nel 2019 la BCE ha continuato a essere responsabile della gestione di varie operazioni finanziarie per conto dell’UE, nonché a svolgere il proprio ruolo di coordinamento generale in relazione ai servizi di gestione delle riserve offerti dall’Eurosistema (Eurosystem Reserve Management Services, ERMS). Inoltre, la BCE ha deciso di iniziare a pubblicare dati supplementari sui suoi interventi sui mercati valutari da aprile 2020, allo scopo di migliorare la comunicazione e la trasparenza in questo settore, uniformandole alle prassi di accountability adottate negli altri ambiti strategici (cfr. il riquadro 6).

5.1 €STR, il nuovo tasso di riferimento overnight per i mercati monetari dell’area dell’euro

Il 2 ottobre 2019 la BCE ha avviato la pubblicazione del nuovo tasso di riferimento overnight per i mercati dell’area dell’euro. Il tasso di riferimento a breve termine in euro (euro short‑term rate, €STR) riflette i costi di finanziamento all’ingrosso non garantito delle banche dell’area dell’euro. Si tratta di un tasso solido e affidabile, che viene calcolato giornalmente, allo stato attuale, sulla base di un volume di transazioni di riferimento superiore ai 30 miliardi di euro ed è destinato a sostituire progressivamente l’Eonia.

La metodologia dell’€STR è stata concepita in modo da rispecchiare pienamente le dinamiche sottostanti il mercato monetario. Poiché il tasso viene calcolato su un’ampia base di transazioni di riferimento condotte dalle banche segnalanti con controparti finanziare (bancarie e non bancarie), è resiliente ai cambiamenti strutturali che interessano il mercato non garantito. Nel 2019 il volume medio giornaliero delle transazioni di riferimento per il calcolo dell’€STR è stato pari a 31,1 miliardi di euro. La rappresentatività del tasso è garantita da una politica di disponibilità dei dati la quale prevede che: a) almeno 20 delle banche che attualmente trasmettono le segnalazioni ai sensi del regolamento relativo alle statistiche sui mercati monetari nell’ambito del Money Market Statistical Reporting (MMSR) forniscano le proprie informazioni; b) i cinque principali agenti segnalanti non indichino più del 75 per cento dei volumi negoziati in una determinata giornata. Qualora uno di questi requisiti non venga soddisfatto, viene attivata una procedura di emergenza a breve termine per garantire la disponibilità del tasso. Infine, il tasso è calcolato come media ponderata per il volume, troncata in modo da eliminare i due quartili estremi, corrispondenti alle operazioni con i tassi più bassi e più elevati, contribuendo così a ridurre l’effetto dei dati anomali (per ulteriori dettagli sul calcolo dell’€STR cfr. il riquadro 7 nel capitolo 7).

L’€STR è un tasso solido e affidabile, che viene calcolato su un’ampia base di transazioni di riferimento ed è destinato a sostituire l’Eonia

L’€STR sta progressivamente sostituendo l’Eonia, che verrà dismesso il 3 gennaio 2022. Lo scorso 2 ottobre, in seguito alle raccomandazioni di un gruppo di lavoro guidato dal settore privato sui tassi privi di rischio in euro e a una consultazione pubblica, lo European Money Markets Institute, amministratore dell’Eonia, ha modificato la metodologia di calcolo del tasso in modo che fino alla cessazione del suo utilizzo esso sia calcolato come €STR più un differenziale fisso di 8,5 punti base. Il gruppo di lavoro sui tassi privi di rischio in euro, istituito nel 2017 per individuare e raccomandare tassi privi di rischio da utilizzare come base per il calcolo di indici di riferimento alternativi, ha fornito indicazioni per il passaggio dall’Eonia all’€STR. Tra queste, delle raccomandazioni su come gestire i contratti basati sull’Eonia, nonché analisi delle implicazioni operative delle modifiche per prodotti, processi e modelli, per contabilità finanziaria e per la gestione dei rischi.

Gli sforzi compiuti dalla BCE per comunicare con gli utenti dei parametri di riferimento in preparazione all’avvio dell’€STR, insieme alle indicazioni e alle raccomandazioni del gruppo di lavoro sui tassi privi di rischio in euro, hanno contribuito alla regolare entrata in vigore del nuovo tasso. Il suo lancio e la modifica alla metodologia di calcolo dell’Eonia sono stati ampiamente anticipati dal settore finanziario, prevenendo il verificarsi di gravi episodi di discontinuità. Ad esempio, i sistemi interni sono stati adeguati in modo da tener conto delle diverse tempistiche di pubblicazione del tasso (la mattina del giorno successivo alla data di contrattazione). Inoltre, sono state portate a termine con successo le prime transazioni di mercato indicizzate all’€STR, comprese le prime emissioni di titoli. Nel mercato dei derivati, le prime operazioni nel mercato degli swap over‑the‑counter sono state effettuate con l’avvio dell’indice, mentre alcune controparti centrali hanno iniziato a offrire la compensazione di prodotti a base €STR poco dopo, in ottobre e novembre.

L’elaborazione giornaliera dell’€STR ha funzionato bene e la metodologia si è dimostrata affidabile

L’elaborazione giornaliera dell’€STR ha funzionato bene e la metodologia si è dimostrata affidabile, come illustrato da due esempi. Nel primo, il 18 settembre 2019 la riduzione del tasso sui depositi si è trasmessa immediatamente e in pieno nei dati del pre‑€STR e dalla data della sua pubblicazione il tasso e la distribuzione centrale delle transazioni sottostanti non hanno subito variazioni di rilievo. Nel secondo esempio, la giornata festiva del 3 ottobre in Germania ha avuto un impatto trascurabile sul tasso e sulle varie metriche utilizzate ai fini del suo calcolo. Mentre il valore delle transazioni segnalate è diminuito di 4,3 miliardi di euro in quel giorno rispetto al giorno precedente, il numero di banche partecipanti e la concentrazione dei volumi scambiati segnalata dalle cinque maggiori banche si sono mantenuti a una distanza più che sufficiente dalle soglie rilevanti per la politica di disponibilità dei dati illustrata sopra. Inoltre, la volatilità dell’€STR è rimasta contenuta, a riprova della solidità della metodologia in caso di eventi del genere.

Grafico 23

L’€STR dal 9 settembre 2019

(scala di sinistra: miliardi di euro; scala di destra: punti base)

Fonte: BCE.
Nota: prima dell’introduzione dell’€STR fino al 30 settembre, €STR dal 1º ottobre in poi.

Grafico 24

Misura della disponibilità dei dati dell’€STR dal 9 settembre 2019

(scala di sinistra: valori percentuali; scala di destra: numero di banche)

Fonte: BCE.
Nota: prima dell’introduzione dell’€STR fino al 30 settembre, €STR dal 1º ottobre in poi.

È necessario uno sforzo maggiore da parte dei partecipanti al mercato per creare mercati a pronti e dei derivati con tasso €STR sufficientemente liquidi

L’utilizzo dell’€STR sta acquistando slancio, ma è necessario uno sforzo maggiore da parte dei partecipanti al mercato per creare mercati a pronti e dei derivati con tasso €STR sufficientemente liquidi. L’uso dell’€STR dovrebbe essere ampiamente diffuso in tutti i segmenti del mercato, non dovrebbe cioè essere considerato un mero sostituto dell’Eonia sul mercato dei derivati, bensì dovrebbe essere impiegato anche in casi in cui normalmente verrebbero utilizzati altri tassi di riferimento. Esempi di tale uso su entrambi i lati del bilancio comprendono le emissioni di obbligazioni e l’erogazione di prestiti.

L’€STR potrebbe funzionare come un sistema di riserva per i contratti che usano l’Euribor come riferimento, nonché come tasso alternativo all’Euribor

L’€STR rappresenta anche uno strumento per far fronte ai rischi connessi agli “interbank offered rates”, o “Ibor”, nel contesto della riforma globale di tali indici. Come raccomandato dal Consiglio per la stabilità finanziaria[45], l’uso di tassi overnight privi di rischio dovrebbe essere incoraggiato in tutti i mercati mondiali, ove opportuno, e i contratti che usano gli Ibor come riferimento dovrebbero disporre di solidi indici alternativi. Il 3 luglio 2019 l’amministratore dell’Euribor ha autorizzato il proseguimento dell’utilizzo di tale tasso di riferimento nell’area dell’euro, anche considerando che, a differenza di quanto accadrà col Libor, non è prevista la dismissione dell’Euribor. Ciononostante, la sostenibilità a lungo termine dell’Euribor non può essere data per scontata: dipende prima di tutto dalla stabilità del gruppo di banche segnalanti, e in secondo luogo dall’evoluzione dell’attività del mercato monetario che l’Euribor mira a misurare. Sebbene ai sensi del regolamento sugli indici di riferimento dell’UE le autorità competenti possano fornire un meccanismo temporaneo di sostegno sotto forma di contributi obbligatori all’indice di riferimento o della sua amministrazione obbligatoria, tale sostegno è limitato in termini di natura e di tempo. Pertanto, l’€STR e i tassi a termine basati sull’€STR potrebbero funzionare come un sistema di riserva per i contratti indicizzati all’Euribor, oltre che come tasso alternativo all’Euribor. In altre giurisdizioni, come gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Svizzera, esistono già buoni esempi di come l’utilizzo di tassi di interesse overnight simili all’€STR si stia diffondendo e venga promosso quale strumento per affrontare le carenze del Libor.

5.2 La gestione delle operazioni di assunzione e concessione di prestiti nell’UE

La BCE è responsabile della gestione delle operazioni di assunzione e concessione di prestiti dell’UE nell’ambito del meccanismo di sostegno finanziario a medio termine (Medium‑Term Financial Assistance Facility, MTFA)[46] e del meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (MESF)[47]. Nel 2019 la BCE ha curato il pagamento degli interessi sui prestiti erogati in base al quadro dell’MTFA. Al 31 dicembre 2019 l’importo totale in essere nell’ambito di tale meccanismo ammontava a 200 milioni di euro. Nel 2019 la BCE ha altresì curato vari versamenti e pagamenti di interessi in relazione ai prestiti erogati nel quadro del MESF. Al 31 dicembre 2019 l’importo totale in essere nell’ambito di tale meccanismo ammontava a 46,8 miliardi di euro.

La BCE gestisce le operazioni di pagamento nell’ambito di vari programmi di prestito dell’UE

Analogamente, la BCE è responsabile della gestione di alcuni pagamenti connessi alle operazioni effettuate nell’ambito del Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF)[48] e del Meccanismo europeo di stabilità (MES)[49]. Nel 2019 la BCE ha curato diversi pagamenti di interessi e commissioni in relazione a due prestiti erogati nel quadro del FESF nonché i pagamenti sotto forma di sottoscrizione dei membri del capitale autorizzato del MES.

Infine, la BCE è responsabile del trattamento di tutti i pagamenti relativi all’accordo di prestito a favore della Grecia[50]. Al 31 dicembre 2019 l’importo totale in essere nell’ambito di tale accordo ammontava a 52,9 miliardi di euro.

5.3 I servizi di gestione delle riserve offerti dall’Eurosistema

Diverse banche centrali dell’Eurosistema forniscono servizi finanziari nell’ambito dell’ERMS

Nel 2019 è proseguita l’offerta di un’ampia gamma di servizi finanziari in applicazione del quadro di riferimento per i servizi di gestione delle riserve offerti dall’Eurosistema (Eurosystem Reserve Management Services, ERMS), istituito nel 2005, per la gestione delle riserve denominate in euro dei clienti. Diverse banche centrali nazionali dell’Eurosistema (Eurosystem service providers) offrono l’intera gamma di servizi di investimento, sulla base di condizioni armonizzate e in linea con gli standard generali di mercato, a banche centrali, autorità monetarie, agenzie governative non appartenenti all’area dell’euro e organizzazioni internazionali. La BCE svolge un ruolo di coordinamento generale, controlla l’ordinato funzionamento dei servizi, promuove migliorie al sistema e riferisce al Consiglio direttivo della BCE tramite rapporti dedicati.

Nel 2019 un’altra banca centrale ha iniziato a offrire servizi nell’ambito dell’ERMS, portando a dieci il numero totale dei provider dell’Eurosistema. Il numero di clienti che hanno usufruito dei servizi ERMS era pari a 273 alla fine del 2019, a fronte di 277 alla fine del 2018. Le attività totali aggregate (incluse attività liquide e titoli) gestite nell’ambito dell’ERMS sono diminuite di circa il 7,5 per cento nello stesso intervallo di tempo.

Riquadro 6
La BCE migliora le segnalazioni in materia di interventi sui mercati valutari

Il 26 settembre 2019 il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di pubblicare ulteriori dati concernenti gli interventi della BCE sui mercati valutari a partire da aprile 2020. L’obiettivo di questa nuova pubblicazione è migliorare la comunicazione e la trasparenza in questo settore, uniformandole alle prassi di accountability adottate negli altri ambiti strategici, pur salvaguardando la capacità della BCE di effettuare interventi efficaci sul mercato dei cambi. Come esempio di prassi di accountability, nell’ambito del programma di acquisto di attività, l’Eurosistema fornisce dati regolari sul volume e sulla distribuzione degli acquisti per programma e per paese.

Il tasso di cambio non costituisce un obiettivo della politica monetaria della BCE. Dall’introduzione dell’euro, la BCE è intervenuta sul mercato valutario due volte, nel 2000 e nel 2011 (cfr. la tavola A). La prima volta, nel 2000, a causa dei timori per le ripercussioni interne ed esterne del cambio dell’euro, tra cui l’impatto sulla stabilità dei prezzi. Inizialmente, il 22 settembre, la BCE è intervenuta coordinandosi con le autorità statunitensi e giapponesi, poi, a novembre, in modo unilaterale. La seconda volta, nel 2011, su richiesta delle autorità giapponesi, la BCE e le autorità statunitensi, britanniche e canadesi sono intervenute in modo coordinato il 18 marzo, in risposta ai movimenti del tasso di cambio dello yen associati ai tragici eventi in Giappone.

Tavola A

Interventi della BCE sui mercati valutari a oggi

Fonte: BCE.

Con la modifica della politica di pubblicazione, la BCE fornirà dati relativi ai propri interventi sui mercati valutari utilizzando un approccio strutturato e sistematico in termini di frequenza e copertura dei dati. Per divulgare tali informazioni la BCE in passato ha utilizzato diversi canali, tra cui la situazione contabile settimanale, il Bilancio annuale e il Rapporto annuale. In futuro la BCE pubblicherà i dati in una tavola sul proprio sito Internet e nel Rapporto annuale. La tavola sul sito sarà aggiornata trimestralmente, con un ritardo di un trimestre. La prima tavola pubblicata riporterà tutti i dati in serie storica dal 1999. D’ora in poi, il Rapporto annuale della BCE conterrà anche ulteriori informazioni generali circa gli interventi sui mercati valutari e riassumerà, ove opportuno, eventuali nuovi sviluppi in quest’ambito. Inoltre, eventuali interventi effettuati durante l’anno compariranno nel relativo Bilancio annuale. Il commento contenuto nella situazione contabile settimanale riporterà anche un riferimento generale a eventuali interventi compiuti la settimana precedente, come già accaduto nel 2000 e nel 2011.

Il nuovo quadro di riferimento per le segnalazioni riguarderà gli interventi sui mercati valutari effettuati dalla BCE, sia unilateralmente che in coordinamento con altre autorità, nonché gli interventi “ai margini” nei nuovi accordi europei di cambio (AEC II)[51]. Verranno segnalati: l’importo totale (netto e lordo), la direzione (vendita o acquisto), la ripartizione per valuta e la/e data/e di intervento. Ai fini della piena trasparenza, nella tabella trimestrale verrà anche esplicitamente segnalata l’eventuale assenza di interventi.

Questo passo uniforma la politica di comunicazione della BCE in materia di interventi sui mercati valutari alle prassi di accountability sviluppate nel corso degli anni negli altri ambiti strategici. Tali pratiche vanno al di là di quanto specificamente prescritto dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. In questo modo la BCE fornisce le informazioni rilevanti sulla sua strategia, sulle sue valutazioni e sulle sue decisioni di politica monetaria al grande pubblico e ai mercati finanziari. Ciò aiuta la BCE a rafforzare la propria credibilità comunicando in maniera trasparente le azioni intraprese per assolvere i suoi compiti. Ogni banca centrale membro dell’AEC II rimane responsabile della divulgazione dei dati relativi agli interventi sui mercati valutari secondo le proprie prassi.

6 Più banconote in circolazione e bassi livelli di contraffazione

La BCE e le banche centrali nazionali (BCN) dell’area dell’euro hanno la responsabilità di emissione delle banconote in euro all’interno dell’area, di garanzia della disponibilità del contante e di salvaguardia della fiducia nella moneta. Il numero e il valore delle banconote in euro in circolazione hanno continuato ad aumentare a partire dalla loro introduzione nel 2002 e, in generale, a un ritmo più rapido rispetto alla crescita economica. Nel 2019 il numero di banconote contraffatte è rimasto contenuto grazie a una combinazione di diversi fattori, tra cui le caratteristiche di sicurezza più avanzate della nuova serie Europa, la cooperazione continua con le forze dell’ordine, l’impegno costante nelle attività di comunicazione con il pubblico e le opportunità di formazione offerte ai gestori professionali del contante. A maggio 2019 sono state immesse in circolazione le nuove banconote da 100 e 200 euro, dotate di caratteristiche di sicurezza innovative, ed è stata così completata la serie Europa.

6.1 La circolazione delle banconote ha continuato a crescere

Nel 2019 il numero e il valore delle banconote in euro in circolazione sono aumentati rispettivamente di circa il 6,4 e il 5,0 per cento. Alla fine dell’anno ve ne erano in circolazione 24,1 miliardi, per un valore complessivo di 1.293 miliardi di euro (cfr. i grafici 25 e 26). Le banconote da 50 euro rappresentavano quasi la metà, sia del numero sia del valore, dei biglietti in circolazione. Il tasso di crescita annuo di gran lunga più elevato, pari al 61,4 per cento nel 2019, è stato registrato per le banconote da 200 euro, che hanno in parte soddisfatto la domanda del taglio da 500 euro, la cui emissione è stata terminata. Alla fine del 2019, il valore complessivo delle banconote da 100 euro in circolazione ammontava a 305 miliardi di euro, pari al valore totale di tutti i tagli in euro in circolazione nel luglio 2002. La crescita dei tagli da 100 e 50 euro è rimasta elevata, rispettivamente all’8,8 e al 7,4 per cento.

Grafico 25

Numero e valore delle banconote in euro in circolazione

(scala di sinistra: miliardi di euro; scala di destra: miliardi)

Fonte: BCE.

Grafico 26

Valore delle banconote in euro in circolazione per taglio

(miliardi di euro)

Fonte: BCE.

In termini di valore, un terzo delle banconote in euro è detenuto al di fuori dell’area dell’euro

Si stima che, in termini di valore, circa un terzo delle banconote in euro in circolazione sia detenuto al di fuori dell’area dell’euro. Si tratta soprattutto dei tagli maggiori, detenuti principalmente nei paesi confinanti e utilizzati come riserva di valore e per il regolamento delle transazioni sui mercati internazionali.

La produzione delle banconote in euro è ripartita tra le BCN dell’area. A queste è stata allocata, nel 2019, una produzione complessiva di circa 3,7 miliardi di biglietti.

Il numero totale di monete in euro in circolazione è cresciuto del 3,3 per cento nel 2019, raggiungendo 135,1 miliardi a fine anno e il loro valore è aumentato a 30 miliardi di euro, segnando un incremento del 3,4 per cento rispetto alla fine del 2018.

Nel 2019 le BCN dell’area dell’euro hanno verificato l’autenticità e l’idoneità alla circolazione di circa 30 miliardi di banconote, ritirandone circa 5 miliardi poiché non idonee. L’Eurosistema, inoltre, ha continuato a cooperare con i produttori di apparecchiature per il controllo delle banconote, al fine di garantire che esse soddisfino i requisiti di autenticità e idoneità stabiliti dalla BCE ai fini della reimmissione in circolazione delle banconote in euro. Nel 2019 le istituzioni creditizie e gli altri gestori professionali del contante hanno verificato l’autenticità e l’idoneità di circa 38 miliardi di banconote in euro.

Introduzione delle nuove banconote da 100 e 200 euro e fine dell’emissione di quelle da 500 euro

Il 28 maggio 2019 sono entrate in circolazione le nuove banconote da 100 e 200 euro. L’introduzione di questi due nuovi tagli ha completato la serie Europa, lanciata nel 2013 con la banconota da 5 euro.

Tra gennaio e aprile 2019 tutte le BCN dell’area dell’euro hanno posto fine all’emissione delle banconote da 500 euro. Come per gli altri tagli della prima serie, le banconote da 500 euro continueranno ad avere corso legale e potranno quindi essere utilizzate come mezzo di pagamento e riserva di valore. Le banconote della prima serie (comprese quelle da 500 euro) manterranno sempre il loro valore e potranno essere cambiate senza limiti di tempo presso le BCN dell’area.

6.2 La contraffazione delle banconote in euro è rimasta contenuta nel 2019

Con circa 559.000 falsi ritirati dalla circolazione, nel 2019 il numero di banconote in euro contraffatte è rimasto contenuto. Ciò è dovuto a diversi fattori, tra cui le caratteristiche di sicurezza più avanzate della nuova serie Europa, la cooperazione con le forze dell’ordine e l’impegno nella comunicazione e nella formazione a livello europeo e nazionale. Rispetto al numero di biglietti autentici in circolazione, la quota di falsi ha continuato a diminuire ed è molto contenuta. Il grafico 27 mostra l’andamento di lungo periodo del numero di falsi ritirati dalla circolazione.

Grafico 27

Numero di falsi per milione di banconote in euro autentiche in circolazione

(numero per milione)

Fonte: BCE.

L’attività di contraffazione si concentra soprattutto sui tagli da 20 e 50 euro che, nel 2019, hanno rappresentato nell’insieme più del 70 per cento di tutti i falsi ritirati dalla circolazione. Tuttavia, la quota di biglietti da 50 euro falsi nel 2019 è diminuita.

La BCE raccomanda ai cittadini di continuare a prestare attenzione quando entrano in possesso di banconote e di ricordare il metodo “tocca‑guarda‑muovi”

Nonostante il peggioramento della qualità dei falsi ritirati dalla circolazione, la BCE rinnova ai cittadini la raccomandazione di prestare attenzione quando entrano in possesso di banconote, di ricordare il metodo basato sulle tre parole chiave “tocca‑guarda‑muovi”, e di non affidarsi a una sola caratteristica di sicurezza. Inoltre, con frequenza regolare si organizzano iniziative di formazione per i gestori professionali di contante, in Europa e altrove, e viene reso disponibile al pubblico materiale informativo aggiornato a sostegno della lotta alla contraffazione condotta dall’Eurosistema. La BCE collabora inoltre con l’Europol, l’Interpol e la Commissione europea nel perseguimento di tale obiettivo.

6.3 Riduzione dell’impatto ambientale delle banconote

Nel 2004 l’Eurosistema ha condotto una valutazione del ciclo di vita delle banconote in euro in base alla serie di norme ISO 14040, svolgendo un ruolo di avanguardia nella valutazione dell’impatto ambientale delle banconote durante l’intero ciclo di vita. Questa complessa valutazione è stata la principale fonte di informazioni cui attingere ai fini dell’attuazione di misure volte a ridurre l’impatto ambientale delle banconote in euro. Ad esempio, l’Eurosistema ha istituito un sistema di accreditamento per i produttori di banconote in euro e dei loro componenti che prevede un sistema di gestione ambientale e mira, fra l’altro, a una graduale transizione verso l’obiettivo di utilizzo, nel 100 per cento dei casi, di fibre di cotone sostenibili nella carta impiegata per la fabbricazione delle banconote in euro.

L’Eurosistema monitora inoltre su base annua i principali dati relativi al consumo e alle emissioni raccolti presso tutti i produttori accreditati, nel tentativo di ridurre l’impatto ambientale del processo di produzione.

7 Statistiche

La BCE, assistita dalle banche centrali nazionali (BCN), sviluppa, raccoglie, redige e pubblica un ampio insieme di statistiche e dati a supporto della politica monetaria dell’area dell’euro, della stabilità finanziaria e di vari altri compiti del Sistema europeo di banche centrali (SEBC), nonché delle funzioni del Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS). Tali statistiche sono utilizzate anche da autorità pubbliche, operatori dei mercati finanziari, mezzi di informazione e altri fruitori, e contribuiscono a conseguire l’obiettivo di trasparenza della BCE.

Il presente capitolo si concentra su come ridurre gli oneri di segnalazione a carico delle banche e sulle statistiche relative al Fintech, incluse le cripto‑attività. I due riquadri riguardano, rispettivamente, il processo indipendente di determinazione del tasso a breve termine in euro (€STR) basato sul relativo orientamento (riquadro 7) e la strategia di medio termine per le statistiche sui conti finanziari, che stabilisce gli obiettivi per i prossimi anni (riquadro 8).

7.1 Riduzione degli oneri di segnalazione

La crisi finanziaria ha aumentato gli oneri di segnalazione

La crisi finanziaria ha messo in evidenza i limiti delle statistiche aggregate nel fornire le informazioni necessarie ai responsabili delle politiche in una situazione di maggiore frammentazione tra paesi, settori e mercati. In risposta a tali limiti la BCE ha adottato nuovi atti giuridici che le consentono di ottenere ulteriori dati disaggregati in grado di soddisfare il fabbisogno di dati per la politica monetaria e le politiche micro e macroprudenziale, ad esempio banche dati come AnaCredit, statistiche sulle disponibilità in titoli e statistiche sui mercati monetari. Queste disposizioni hanno accresciuto gli oneri di segnalazione a carico delle banche.

Un’altra difficoltà di cui risente il settore bancario è l’assenza di armonizzazione tra gli schemi di segnalazione dei diversi paesi, che nasce dal tradizionale approccio del SEBC secondo il quale le BCN soddisfano i requisiti europei in materia attraverso i propri quadri di riferimento nazionali per le segnalazioni.

Per quanto le segnalazioni statistiche si basino su concetti armonizzati nell’area dell’euro, in pratica occorre presentare separatamente un gran numero di segnalazioni statistiche alle BCN, con frequenze, calendari di trasmissione e livelli di aggregazione diversi.

Inoltre, le segnalazioni statistiche coincidono in parte con un’ampia gamma di segnalazioni richieste dalle autorità di vigilanza bancaria, con conseguenti duplicazioni, sovrapposizioni e complessità nelle scadenze e nei processi ad esse legati.

Comprensibilmente, il settore bancario ha messo in evidenza questa situazione e chiesto di predisporre e attuare gli obblighi di segnalazione in modo molto più efficiente sotto il profilo dei costi[52], mantenendo l’efficacia della regolamentazione e, al tempo stesso, aumentando ulteriormente la qualità dei dati.

Il quadro di riferimento integrato per le segnalazioni consolida gli obblighi di segnalazione del SEBC esistenti a carico delle banche

In questo contesto, nel 2016 il SEBC ha intrapreso un lavoro di consolidamento degli obblighi di segnalazione esistenti a carico delle banche attraverso lo sviluppo di un quadro di riferimento integrato per le segnalazioni (Integrated Reporting Framework, IReF), che è stato concepito come una soluzione integrata per le segnalazioni statistiche del SEBC nei diversi ambiti e nei vari paesi. Nel nuovo quadro, che dovrebbe essere attuato tra il 2024 e il 2027, verranno raccolti dati più granulari rispetto alle basi dati esistenti[53], e ciò consentirà di soddisfare gli obblighi in vigore all’interno di un sistema di riferimento unico e di evitare, per quanto possibile, eventuali duplicazioni. A fronte di una crescita significativa del volume dei dati, quindi, le banche dovranno eseguire meno classificazioni e aggregazioni statistiche, che spesso richiedono considerevoli risorse; tali compiti saranno invece svolti dal SEBC, con un atteso miglioramento complessivo della qualità dei dati. L’IReF utilizzerà un unico modello dati e un unico dizionario, che dovrebbero rendere del tutto standardizzate le definizioni e garantire la solidità delle metodologie utilizzate. I dati disaggregati sono intrinsecamente flessibili, in quanto possono essere combinati in modi diversi per fornire nuovi aggregati e utilizzi; si prevede quindi di ridurre la frequenza dei mutamenti del quadro normativo in materia di segnalazioni e, allo stesso tempo, la necessità di richieste di dati ad hoc da parte delle autorità.

Il dizionario per le segnalazioni integrate delle banche completa il quadro di riferimento europeo per le segnalazioni

Come illustrato nella figura 2, la strategia generale del SEBC per la raccolta dati dalle banche prevede anche di aiutare i soggetti segnalanti a ottimizzare l’organizzazione delle informazioni archiviate nei rispettivi sistemi operativi interni (ad esempio per la contabilità, la gestione del rischio, i titoli o i depositi) in uno “strumento di inserimento”, che potrebbe quindi costituire la base per soddisfare tutti gli obblighi vigenti in materia di segnalazione attenendosi a regole di trasformazione standardizzate. A tal fine, un gruppo composto da rappresentanti della BCE, di alcune BCN dell’area dell’euro e del settore bancario sta sviluppando un dizionario per le segnalazioni integrate delle banche (Banks’ Integrated Reporting Dictionary, BIRD). L’ambito di applicazione del BIRD non si limita alle basi dati statistiche del SEBC ma si estende anche alle segnalazioni in materia di vigilanza e risoluzione.

Figura 2

Strategia del SEBC per la raccolta dei dati presso le banche

Note: ABE: Autorità bancaria europea; MVU: Meccanismo di vigilanza unico; MRU: Meccanismo di risoluzione unico.

Il SEBC sta conducendo un’analisi costi‑benefici del quadro di riferimento europeo per le segnalazioni

Nel 2018 il SEBC ha deciso di avviare un’analisi costi‑benefici dell’IReF in stretta collaborazione con il settore bancario e con le altre parti interessate, al fine di valutare l’impatto dell’iniziativa sul lato dell’offerta e della domanda. Il primo passo intrapreso è stato un questionario qualitativo sullo stato attuale della segnalazione statistica nei vari settori e paesi, al fine di individuare i principali fattori di costo e i potenziali vantaggi dell’IReF. Nel 2019 il Comitato per le statistiche del SEBC ha espresso una valutazione dei risultati del questionario qualitativo e ha elaborato scenari concreti per l’IReF per quanto riguarda vari aspetti relativi alla raccolta dati e alla produzione statistica. Il prossimo intervento previsto nel 2020 sarà la valutazione, attraverso un questionario, dei costi e dei benefici connessi a tali scenari, individuati da gruppi di approfondimento che hanno coinvolto esperti del SEBC e, su alcuni temi, rappresentanti del settore bancario. Il nuovo questionario sarà elaborato sulla base di un progetto di schema di segnalazione IReF, che consentirà agli intervistati di esprimere una valutazione degli scenari sulla base di proposte concrete riguardo agli obblighi di segnalazione. Il SEBC valuterà i risultati e, se questi esprimeranno un sostegno all’IReF, ne individuerà le caratteristiche ottimali che più si adattano alle esigenze del settore bancario, degli utenti e dei compilatori del SEBC.

Se l’analisi costi‑benefici complessiva darà risultati soddisfacenti, il Consiglio direttivo della BCE potrà decidere di procedere all’attuazione dell’IReF. Verrà elaborata una bozza di regolamento della BCE da sottoporre a consultazione pubblica prima di essere adottata e attuata. Gli obblighi IReF si applicheranno a tutte le banche dell’area dell’euro.

7.2 Statistiche nuove e più esaustive per l’area dell’euro

Fintech e cripto‑attività

La BCE monitora il fenomeno delle cripto‑attività e del Fintech

Al fine di continuare a soddisfare le esigenze degli utenti in un mondo trasformato dalla digitalizzazione si stanno sviluppando e potenziando statistiche relative all’innovazione tecnologica impiegata per il supporto o la fornitura di servizi finanziari (Fintech). In particolare, all’inizio del 2019 la Direzione Generale Statistiche della BCE ha istituito una base dati interna relativa alle cripto‑attività e un insieme di indicatori basati in prima istanza su dati aggregati disponibili pubblicamente. Tali strumenti, dopo essere stati sottoposti a controlli di qualità e integrati con altri dati provenienti da fonti commerciali[54], hanno contribuito al monitoraggio del fenomeno delle cripto‑attività da parte della BCE[55]. Usando le tecnologie big data, la BCE ha potuto creare una serie di procedure automatiche di raccolta, gestione e integrazione di diverse raccolte dati sulle cripto‑attività. Una componente importante di questo lavoro è costituita dallo studio della loro classificazione statistica. In ambito Fintech, mentre le definizioni statistiche e le relative esigenze in materia di dati vengono discusse anche nei consessi internazionali[56], la BCE ha sviluppato una banca dati interna sperimentale sulle società Fintech nell’area dell’euro[57], in linea con iniziative simili attuate da alcune BCN dell’area. L’obiettivo è quello di comprendere meglio i rapporti tra il settore finanziario e quello Fintech, con le opportunità e i rischi che quest’ultimo pone.

Riquadro 7
Processo indipendente di determinazione del tasso a breve termine in euro (€STR)

Dopo due anni di intensi preparativi da parte dell’Eurosistema e delle banche segnalanti, il 2 ottobre 2019 la BCE ha pubblicato per la prima volta il tasso a breve termine in euro (euro short‑term rate, €STR, cfr. la sezione 5.1). L’€STR, che riflette i costi della raccolta all’ingrosso non garantita con scadenza a un giorno delle banche dell’area dell’euro, è calcolato e pubblicato dalla funzione statistica della BCE, per assicurare che la determinazione del tasso sia distinta dalle altre funzioni della BCE. In linea con l’indirizzo sull’€STR è stato creato un quadro di controllo al fine di tutelare l’integrità e l’indipendenza del processo di determinazione e affrontare gli eventuali conflitti di interesse reali o potenziali.

L’indirizzo sull’€STR stabilisce la responsabilità della BCE per quanto riguarda l’amministrazione del tasso nonché i compiti e le responsabilità della BCE e delle BCN in relazione al loro contributo al processo di determinazione dell’€STR e alle altre procedure operative. Conformemente a quanto previsto da tale indirizzo, è stato istituito un comitato interno di sorveglianza per esaminare, sottoporre a verifica e riferire in merito a tutti gli aspetti del processo di determinazione dell’€STR. Inoltre, tale processo è regolarmente soggetto a revisione interna ed esterna. Per garantire che le procedure di determinazione dell’€STR siano in linea con le migliori pratiche internazionali, i principi dell’Organizzazione internazionale delle commissioni sui valori mobiliari (International Organization of Securities Commissions, IOSCO) per gli indici di riferimento finanziari sono stati recepiti nell’indirizzo sull’€STR, ove pertinente e opportuno.

La BCE ha pubblicato l’€STR per la prima volta il 2 ottobre 2019, con riferimento all’attività di negoziazione del 1º ottobre 2019. Il nuovo tasso è pubblicato sul sito Internet della BCE[58] alle ore 8.00 CET di ogni giornata operativa del sistema Target2 sulla base delle transazioni condotte e regolate nella giornata operativa antecedente. Se in seguito alla pubblicazione dell’€STR vengono rilevati degli errori che incidano oltre 2 punti base, l’€STR viene rivisto e ripubblicato lo stesso giorno alle ore 09.00 CET. Dopo tale orario l’€STR non viene più rivisto. Immediatamente dopo la pubblicazione da parte della BCE, l’€STR è reso disponibile dai fornitori commerciali di dati tramite flussi di dati di mercato in tempo reale. A sostegno della trasparenza del processo di determinazione dell’indice di riferimento, la BCE pubblica periodicamente informazioni sintetiche sugli errori superiori a 0,1 punti base individuati dopo la pubblicazione standard e che non soddisfano i criteri di ripubblicazione.

L’€STR si basa su effettive transazioni in euro segnalate dalle banche ai sensi del regolamento relativo alle statistiche sui mercati monetari, recentemente modificato per migliorare la disponibilità di statistiche di elevata qualità relative al mercato monetario in euro[59]. Gli operatori segnalanti individuati sulla base del regolamento, che risultavano 50 all’ultimo aggiornamento dei dati per il presente rapporto, trasmettono i dati o indirettamente attraverso la loro rispettiva BCN (Deutsche Bundesbank, Banco de España, Banque de France o Banca d’Italia) o direttamente alla BCE prima delle ore 07.00 CET (cfr. la figura A). I dati sono poi sottoposti a un processo di controllo di qualità, che comprende una serie di verifiche tecniche, un gran numero di verifiche di coerenza e una serie di controlli mirati sulla qualità dei dati per individuare quali transazioni, nel caso, dovrebbero essere escluse dal calcolo dell’€STR. Il processo di conferma delle transazioni avviene tra le ore 07.15 e le 07.45 CET. Durante questo processo, la BCE, in collaborazione con le BCN, chiede agli enti segnalanti di verificare la correttezza delle transazioni individuate.

Figura A

Processo operativo per l’elaborazione dell’€STR

Fonte: BCE.

Riquadro 8
Strategia di medio termine per le statistiche sui conti finanziari

Nel 2019 il Comitato per le statistiche del SEBC ha messo a punto l’elaborazione di una nuova strategia di medio termine per le statistiche trimestrali relative ai conti finanziari. L’obiettivo di questa iniziativa era di pianificare le modalità di ulteriore sviluppo delle statistiche sui conti finanziari, tenendo conto delle nuove esigenze analitiche e dei continui miglioramenti della capacità statistica (ad esempio la maggiore granularità dei dati), e di risposta alle sfide poste dalla globalizzazione e dalle crescenti interdipendenze internazionali. L’elaborazione della strategia di medio termine ha comportato un esame approfondito delle esigenze di analisi, delle fonti dei dati e delle opzioni di compilazione, in stretta collaborazione con gli utilizzatori dei dati e con gli esperti dei diversi ambiti statistici, ad esempio i compilatori delle statistiche sulla bilancia dei pagamenti e dei dati di bilancio delle IFM.

La strategia stabilisce cinque obiettivi da perseguire nei prossimi anni. In primo luogo, le sfide che la globalizzazione comporta per le statistiche sui conti finanziari, legate alle sempre più strette interdipendenze internazionali e all’integrazione economica, saranno affrontate mediante un maggiore allineamento di tali statistiche a quelle relative alla bilancia dei pagamenti e alla posizione patrimoniale sull’estero, un aumento della granularità dei dati sulle attività transfrontaliere e un approfondimento statistico specifico sulle multinazionali. In secondo luogo, la necessità di far luce ulteriormente sull’intermediazione finanziaria non bancaria sarà soddisfatta mediante una scomposizione per settore più dettagliata e una maggiore granularità dei dati sugli strumenti finanziari. In terzo luogo, la crescente necessità di analisi mirata a comprendere le interconnessioni a livello macro, con particolare attenzione alle interdipendenze fra investimenti e finanziamenti, ai canali di propagazione delle politiche adottate e alle catene di contagio, sarà fronteggiata mediante il rafforzamento dello schema “from who to whom” (da chi a chi), che mette in evidenza le interdipendenze fra creditori e debitori, attraverso una ripartizione settoriale e/o geografica più dettagliata. In quarto luogo, l’analisi statistica del settore delle famiglie sarà rafforzata introducendo misure di distribuzione della ricchezza e dell’indebitamento delle famiglie, nonché sviluppando un approccio per individuare l’esposizione indiretta delle famiglie al sottostante investimento dei fondi in titoli, azioni e altre attività (noto come approccio “look‑through” ai fondi di investimento). In quinto luogo, la strategia mira a migliorare la funzionalità dei dati relativi ai conti finanziari, ad esempio in termini di tempestività e di disponibilità dei dati storici.

I flussi di lavoro tesi a conseguire tali obiettivi tengono conto dei requisiti richiesti nel contesto della seconda fase dell’iniziativa Data Gaps del G20[60] e si avvarranno delle iniziative in corso per sostenere gli ambiti statistici. È previsto che la fase di sviluppo, iniziata nel 2019, si svolgerà indicativamente nei prossimi tre‑cinque anni, e comprenderà anche un riesame dei regolamenti e degli orientamenti della BCE in vigore, laddove sia rilevante per l’introduzione dei nuovi output statistici sui conti finanziari. In un contesto in rapida evoluzione, la strategia dovrebbe essere considerata fin dall’inizio dinamica e suscettibile di adeguamenti.

L’attuazione della strategia di medio termine in materia di statistiche relative ai conti finanziari rappresenterà uno sforzo collettivo per far fronte alle varie sfide in modo coordinato e con una serie definita di obiettivi, sfruttando le opportunità derivanti dalle variazioni nella disponibilità dei dati e nella capacità statistica e mirando a mantenere le statistiche sui conti finanziari pertinenti e idonee allo scopo.

8 L’attività di ricerca presso la BCE

L’attività di ricerca fornisce un importante contributo all’analisi degli andamenti economici e della trasmissione degli interventi di politica economica, sostenendo così il raggiungimento degli obiettivi che tali politiche perseguono. Alla luce del contesto economico del 2019, gli andamenti dell’inflazione, i bilanci delle famiglie e l’interazione fra la politica monetaria, la stabilità finanziaria e i settori reali dell’economia hanno continuato a essere al centro delle priorità di ricerca nel corso dell’anno.

8.1 I network di ricerca

Tre nuclei di ricerca e numerose reti di ricercatori svolgono un ruolo importante nel coordinare l’attività di ricerca all’interno del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e nel mantenere i rapporti con l’accademia. Nel 2019 i tre nuclei di ricerca del SEBC su politica monetaria, stabilità finanziaria e competitività delle economie dell’area dell’euro hanno continuato a organizzare seminari sulle rispettive tematiche di competenza. Inoltre, all’interno del sistema di riferimento del Centre for Economic Policy Research è stato istituito uno specifico network sulle politiche di comunicazione delle banche centrali, il Research and Policy Network on Central Bank Communication, codiretto dalla BCE (cfr. anche la sezione 11.2).

L’interazione fra politiche monetarie e macroprudenziali

Un’area di ricerca particolarmente attiva presso la BCE è quella delle politiche macroprudenziali e delle loro interazioni con le politiche monetarie. Nel 2019 una task force ha esaminato i vari effetti di propagazione fra le due tipologie di politiche, incluse le ripercussioni della politica monetaria sulla stabilità finanziaria e gli effetti delle misure macroprudenziali sull’economia reale. Nel 2020 questo ambito di ricerca si concentrerà sul coordinamento ottimale fra i due tipi di politiche[61].

Cosa ci dicono i dati micro sulle modalità di definizione dei prezzi in merito alle dinamiche dell’inflazione

La rete di ricerca PRISMA (price setting micro data analysis) studia le modalità di definizione dei prezzi delle singole imprese e del settore del commercio al dettaglio usando serie di dati micro sui prezzi. La ricerca affronta il rapporto tra la definizione dei prezzi delle singole imprese e le dinamiche dell’inflazione aggregata, valutando in particolare se la modalità di determinazione dei prezzi sia influenzata dalla bassa inflazione, dall’orientamento della politica monetaria e dallo stato del ciclo economico.

Le implicazioni dell’eterogeneità delle famiglie per la trasmissione della politica monetaria

La rete Household Finance and Consumption Network (HFCN) ha portato a termine i lavori sulla terza fase dell’indagine sui bilanci e sui consumi delle famiglie (Household Finance and Consumption Survey, HFCS), i cui risultati saranno pubblicati nel 2020. La ricerca, tra le altre cose, ha studiato le implicazioni dell’eterogeneità delle famiglie per la trasmissione della politica monetaria, ad esempio il suo impatto sulla trasmissione delle politiche attraverso la distribuzione del reddito. L’HFCS è stata utilizzata anche come input essenziale nei modelli di microsimulazione che quantificano gli effetti dei vari scenari delle prove di stress sulle famiglie.

La rete Competitiveness Research Network (CompNet), forum di ricerca sulla produttività e la competitività nei paesi UE, ha ultimato una nuova raccolta di dati per accrescere la completezza e la comparabilità fra paesi in relazione agli indicatori di competitività a livello aziendale. Nel 2019 il set di dati CompNet è stato usato, ad esempio, negli studi sul ruolo delle politiche commerciali, di bilancio e del mercato del lavoro nella riallocazione di capitale e lavoro.

Nel 2019 la BCE ha avviato un progetto per raccogliere dati sulle aspettative dei consumatori nell’area dell’euro tramite un’ordinaria indagine online. L’indagine sarà condotta in collaborazione con le banche centrali nazionali e riguarderà le aspettative in materia di inflazione, mercato del lavoro, comportamenti di consumi e risparmio, e finanze dei consumatori: consentirà alla BCE di studiare il ruolo delle aspettative nelle decisioni economiche e finanziarie prese dai consumatori stessi.

8.2 Conferenze e pubblicazioni

La BCE ha nuovamente organizzato una serie di conferenze, tra cui il forum di Sintra sui 20 anni dell’UEM

Anche nel 2019 la BCE ha organizzato vari eventi di ricerca di alto livello. L’ECB Forum on Central Banking 2019 tenutosi a Sintra ha analizzato gli insegnamenti tratti da 20 anni di Unione economica e monetaria europea (UEM), con particolare attenzione ai diversi progressi compiuti in termini di convergenza economica e al ruolo svolto dalle politiche di bilancio e monetarie nella stabilizzazione macroeconomica (cfr. anche il riquadro 12 nel capitolo 12). La quarta edizione dell’Annual Research Conference della BCE ha presentato delle ricerche innovative sui temi della stagnazione secolare, delle strutture dei mercati finanziari e del ruolo dei big data nell’economia. Altre importanti conferenze hanno riguardato le riforme strutturali nell’area dell’euro, gli andamenti dell’inflazione, il commercio mondiale, i mercati del lavoro, la politica di bilancio e la governance dell’UEM, le indagini sulle aspettative dei consumatori, il genere e la progressione di carriera e le politiche monetarie e macroprudenziali.

La BCE ha divulgato le sue ricerche in numerose pubblicazioni periodiche

Nel corso del 2019 gli esperti della BCE hanno pubblicato 129 lavori di ricerca nella Working Paper Series della BCE. Inoltre, una serie di studi maggiormente orientati alle questioni di policy o metodologiche sono stati pubblicati nelle collane Occasional Paper Series, Statistics Paper Series e Discussion Paper Series della BCE. Molti studi condotti dalla BCE sono confluiti nella pubblicazione di articoli su riviste scientifiche. Inoltre, i risultati delle ricerche sono stati divulgati a un pubblico più vasto, ad esempio tramite 12 articoli pubblicati nel Bollettino di ricerca della BCE. I riquadri 9 e 10 sintetizzano due serie di risultati ricavati dalle ricerche condotte nel 2019.

Riquadro 9
Concentrazione, potere di mercato e dinamismo occupazionale nell’area dell’euro

Vi è un ampio dibattito pubblico sul fatto che negli ultimi decenni il potere di mercato delle imprese sia diventato eccessivo. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, gli studi hanno documentato l’aumento del coefficiente di concentrazione delle imprese, con una quota di mercato più ampia riconducibile a un numero ristretto di imprese. A questo proposito, il livello di concorrenza è diminuito, consentendo alle imprese di aumentare i margini dei prezzi portandoli al di sopra dei costi marginali, mentre il dinamismo dell’occupazione si è indebolito.

Un recente studio della BCE[62] ha esaminato tali andamenti nelle quattro maggiori economie dell’area dell’euro (Germania, Francia, Italia e Spagna) e non ha trovato prova di un aumento del potere di mercato delle imprese a partire dagli anni ‘90 in questi paesi. Di fatto, mentre negli Stati Uniti a partire dagli anni ‘90 i margini dei prezzi rispetto ai costi sono aumentati passando da quasi il 15 per cento a un livello superiore al 20 per cento, nell’area dell’euro essi sono lievemente diminuiti (cfr. il grafico A). Ciò è dovuto in larga misura agli andamenti nel settore manifatturiero, probabilmente per effetto di un’integrazione commerciale e monetaria più approfondita nell’area dell’euro. Inoltre, in apparente contrasto con gli andamenti osservati negli Stati Uniti, negli ultimi anni i coefficienti di concentrazione sono rimasti sostanzialmente stabili nell’area dell’euro, sia a livello aggregato che a livello nazionale.

Grafico A

Andamento dei margini nell’area dell’euro e negli Stati Uniti

(margini dei prezzi rispetto ai costi di produzione)

Fonte: Cavalleri et al. (2019).
Nota: una maggiorazione del 15 per cento corrisponde a un margine lordo pari a 1,15, come illustrato nel grafico.

Se, da un lato, in genere si considera che il potere di mercato corrisponde a una riduzione del livello di benessere economico (in quanto si traduce in un aumento dei prezzi e in una riduzione della produzione da parte delle imprese), dall’altro esso può anche avere effetti positivi in settori innovativi, poiché la prospettiva di godere di potere di mercato costituisce un notevole incentivo all’innovazione. In effetti lo studio ha riscontrato che, nei settori altamente tecnologici, la concentrazione elevata è associata a maggiori tassi di crescita della produttività totale dei fattori.

Infine, il dinamismo del mercato del lavoro, misurato sulla base dei tassi di creazione e di distruzione dei posti di lavoro, si è notevolmente indebolito nel corso degli ultimi vent’anni negli Stati Uniti, mentre è rimasto stabile nell’area dell’euro. Eppure il mercato del lavoro negli Stati Uniti si mantiene molto più dinamico rispetto a quello dell’area. Nel complesso, nelle grandi economie dell’area dell’euro non vi sono segnali di variazioni rilevanti nel potere di mercato e nel dinamismo occupazionale.

Riquadro 10
Equilibrio di genere nella progressione di carriera presso la BCE

Negli ultimi anni il divario di genere nei mercati del lavoro è stato oggetto di crescente attenzione. Un recente working paper della BCE[63] esplora questa disuguaglianza nelle funzioni di banca centrale, attività convenzionalmente a predominanza maschile. Il documento analizza la progressione di carriera degli uomini e delle donne in BCE, utilizzando dati riservati e anonimizzati sul personale raccolti tra il 2003 e il 2017. L’analisi si concentra sul personale esperto di quattro diverse fasce retributive in settori di attività connessi all’analisi economica e comparabili fra di loro, ottenendo in tal modo un pool omogeneo di personale in termini di capitale umano ed esperienza[64].

Lo studio rileva che, prima del 2011, le donne avevano meno probabilità di essere promosse a una fascia di retribuzione più elevata rispetto agli uomini. La differenza è in larga parte scomparsa dopo il 2011, quando la BCE ha adottato diverse misure a sostegno dell’equilibrio di genere e ha rilasciato una dichiarazione pubblica a favore della diversità. Il grafico A illustra l’evoluzione del divario di genere nella probabilità di promozione a una fascia di retribuzione più elevata nei dieci anni successivi all’inquadramento nella fascia retributiva F/G (fascia retributiva d’ingresso per il personale esperto della BCE). Dieci anni dopo l’assunzione, il divario era al 36 per cento prima del 2011, ma è poi sceso all’8 per cento.

Grafico A

Divario di genere nelle promozioni prima e dopo il 2011

(valori percentuali; numero di anni dopo l’assunzione)

Fonte: Hospido, Laeven e Lamo (2019).
Note: il grafico mostra l’evoluzione del divario di genere nella probabilità annuale media di promozione dalla fascia retributiva F/G nei dieci anni successivi all’assunzione prima e dopo il 2011. Il divario di genere nelle promozioni è definito come la differenza tra i tassi medi annui di promozione degli uomini e quelli delle donne relativi alla probabilità di promozione degli uomini.

I dati successivi al 2011 consentono un’esplorazione più approfondita del processo di promozione. Emerge che, dopo essersi candidate per un avanzamento, in realtà le donne hanno più probabilità degli uomini di ottenerlo. Inoltre, le donne ottengono risultati migliori in termini di progressione salariale successiva, il che suggerisce che la maggior probabilità di essere promosse si basi sul merito e non sulla discriminazione positiva.

Tuttavia è meno probabile che, in partenza, le donne si candidino per un avanzamento. Alcune evidenze indicano che un tale divario di genere nelle richieste presentate riflette la riluttanza delle donne a fare domanda quando prevedono un livello di concorrenza elevato. Ad esempio, è meno probabile che le donne si candidino a un concorso aperto a candidati esterni o quando sono in competizione con un ampio numero di colleghi con cui collaborano strettamente e i cui livelli salariali sono relativamente elevati. Considerati nel loro insieme, questi risultati suggeriscono che gli sforzi istituzionali che mirano a promuovere l’equilibrio di genere potrebbero dover includere misure volte a ridurre gli ostacoli che le donne incontrano quando cercano e si candidano per delle promozioni (cfr. la sezione 12.1 per ulteriori informazioni sull’impegno della BCE nella promozione della diversità di genere nel 2019).

9 Attività e obblighi giuridici

Il presente capitolo esamina la giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea riguardante la BCE, passa in rassegna i pareri espressi dalla BCE e i casi di inottemperanza all’obbligo di consultazione della BCE su progetti legislativi che rientrano nelle sue competenze e dà conto dell’attività svolta dalla BCE nella vigilanza sul rispetto del divieto di finanziamento monetario e di accesso privilegiato.

9.1 Giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea riguardante la BCE

La Corte di giustizia ha annullato una decisione dell’Ufficio lettone per la prevenzione e la lotta alla corruzione che vietava al sig. Ilmārs Rimšēvičs di esercitare le sue funzioni di governatore della Latvijas Banka

Il 26 febbraio 2019 la Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) ha annullato la decisione del Korupcijas novēršanas un apkarošanas birojs (Ufficio lettone per la prevenzione e la lotta alla corruzione) del 19 febbraio 2018 con la quale si vietava al sig. Ilmārs Rimšēvičs di esercitare le sue funzioni di governatore della Latvijas Banka. I ricorsi separatamente proposti contro tale decisione dal sig. Rimšēvičs (C‑202/18) e dalla BCE (C‑238/18) hanno dato avvio alle prime cause trattate dalla CGUE sulla base delle competenze conferitele dall’articolo 14.2, secondo comma, dello Statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea (Statuto del SEBC). In primo luogo, la CGUE ha stabilito che il divieto di esercitare le funzioni di governatore di una banca centrale nazionale, anche se temporaneo, come in questo caso, costituisce comunque un sollevamento dall’incarico e che, pertanto, è compito della Corte esaminare la legittimità di tale misura. In secondo luogo, la CGUE ha ritenuto che il ricorso di cui all’articolo 14.2, secondo comma, dello statuto del SEBC è preordinato all’annullamento di un atto di diritto nazionale in ragione dello “specifico contesto istituzionale” in cui opera il SEBC. In terzo luogo, la CGUE ha concluso che la Lettonia non aveva dimostrato che il sollevamento del sig. Rimšēvičs dall’incarico fosse fondato sull’esistenza di indizi sufficienti circa il fatto che egli aveva commesso gravi mancanze ai sensi dell’articolo 14.2, secondo comma, dello statuto del SEBC.

Il Tribunale dell’UE ha respinto un’azione per danni promossa contro la BCE per il parere da essa adottato nel contesto della ristrutturazione del debito greco nel 2012

Il 23 maggio 2019 il Tribunale dell’UE ha respinto l’azione per danni avviata contro la BCE da alcuni obbligazionisti (causa T‑107/17). I danni richiesti erano connessi alla riduzione del valore di alcuni titoli di Stato greci effettuata nel contesto di una parziale ristrutturazione del debito sovrano della Grecia nel 2012. I ricorrenti hanno sostenuto che la BCE, nel suo parere del 17 febbraio 2012 (CON/2012/12), aveva omesso di segnalare l’illegittimità della prevista ristrutturazione del debito della Repubblica ellenica. Il parere della BCE riguardava il progetto di legge greco sull’introduzione a posteriori di clausole di azione collettiva nelle obbligazioni sovrane disciplinate dal diritto greco. Il Tribunale dell’UE ha ritenuto che la ristrutturazione non ha violato il diritto fondamentale dei ricorrenti alla proprietà tutelato dall’articolo 17 della Carta dei diritti fondamentali; ha altresì respinto ogni altra censura di illegittimità formulata dai ricorrenti. Pertanto, il Tribunale ha concluso che la BCE non è responsabile dei danni per non aver segnalato nel proprio parere la presunta illegittimità della norma greca. La sentenza è stata impugnata dinanzi alla Corte di giustizia.

Il Tribunale dell’UE ha stabilito che una valutazione relativa al dissesto o al rischio di dissesto di un ente creditizio condotta dalla BCE è un atto preparatorio che non può essere impugnato dinanzi agli organi giurisdizionali dell’UE

Il 6 maggio 2019 il Tribunale dell’UE in due cause distinte (T‑283/18 Bernis e a./BCE e T‑281/18 ABLV Bank/BCE) ha stabilito che una valutazione relativa al “dissesto o al rischio di dissesto” adottata nel contesto della risoluzione di un ente creditizio è un atto preparatorio che non può essere autonomamente oggetto di un sindacato giudiziario. In tali cause le azioni sono state promosse da un ente creditizio e dai suoi azionisti diretti e indiretti contro una valutazione della BCE relativa al dissesto o al rischio di dissesto di ABLV Luxembourg ai sensi dell’articolo 18, paragrafo 1, del Regolamento (UE) n. 806/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 luglio 2014, che fissa norme e una procedura uniformi per la risoluzione degli enti creditizi e di talune imprese di investimento nel quadro del Meccanismo di risoluzione unico e del Fondo di risoluzione unico. Il Tribunale dell’UE ha confermato la posizione della BCE secondo la quale tale valutazione dovrebbe essere considerata una mera valutazione fattuale che non ha di per sé effetti legali e che non è pertanto impugnabile dinanzi agli organi giurisdizionali dell’UE.

La Corte di giustizia ha confermato la competenza esclusiva della BCE in materia di vigilanza su tutti gli enti creditizi nell’ambito dell’MVU

L’8 maggio 2019 la CGUE nella causa C‑450/17 P (Landeskreditbank Baden‑Württemberg/BCE) ha confermato la sentenza del Tribunale dell’UE che aveva respinto un ricorso diretto all’annullamento di una decisione della BCE. In tale decisione la BCE aveva informato la Landeskreditbank del fatto che per le sue dimensioni era sottoposta soltanto alla sua vigilanza e non alla vigilanza condivisa del Meccanismo di vigilanza unico (MVU), in applicazione dell’articolo 6, paragrafo 4, del Regolamento (UE) n. 1024/2013 del Consiglio, del 15 ottobre 2013, che attribuisce alla Banca centrale europea compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi. L’impugnazione della decisione da parte della Landeskreditbank era stata respinta dal Tribunale dell’UE. La CGUE ha confermato la competenza esclusiva della BCE in materia di vigilanza su tutti gli enti creditizi ai sensi dell’articolo 4 del Regolamento n. 1024/2013. Le autorità nazionali competenti assistono la BCE nell’esercizio dei compiti che il Regolamento n. 1024/2013 le conferisce, mediante lo svolgimento decentrato di una parte di tali compiti, riguardante enti creditizi meno significativi, ai sensi dell’articolo 6, paragrafo 4, primo comma, di tale regolamento.

La Corte di giustizia ha parzialmente riformato la sentenza del Tribunale dell’UE che riconosceva agli azionisti di un ente creditizio la legittimazione a contestare una decisione della BCE recante revoca dell’autorizzazione all’attività bancaria di tale ente

Il 5 novembre 2019 la CGUE ha parzialmente riformato la sentenza del Tribunale dell’UE che riconosceva agli azionisti di un ente creditizio la legittimazione dinanzi agli organi giurisdizionali dell’UE a contestare una decisione della BCE recante la revoca dell’autorizzazione all’attività bancaria di tale ente (cause riunite C‑663/17 P, C‑665/17 P e C‑669/17 P, Trasta Komercbanka e a./BCE). In seguito a un’impugnazione da parte della BCE, per la prima volta la CGUE ha dovuto pronunciarsi sull’ammissibilità di un ricorso di annullamento promosso dagli azionisti di un ente creditizio contro una decisione di vigilanza della BCE indirizzata all’ente di cui detengono una partecipazione. La CGUE ha stabilito che gli azionisti non sono direttamente interessati dalla decisione ai sensi dell’articolo 263, paragrafo 4, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e, pertanto, il ricorso presentato in loro nome è stato dichiarato inammissibile. La CGUE ha inoltre affermato che il ricorso proposto in nome di Trasta Komercbanka dal legale rappresentante della precedente amministrazione deve essere considerato ammissibile in ragione del diritto a una tutela giurisdizionale effettiva, come previsto dall’articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali.

9.2 Pareri della BCE e casi di inottemperanza

L’articolo 127, paragrafo 4, e l’articolo 282, paragrafo 5, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea dispongono che la BCE sia consultata in merito a qualsiasi proposta legislativa dell’UE o progetto di legge nazionale che ricada nell’ambito delle sue competenze. Tutti i pareri della BCE sono disponibili sul suo sito Internet. Quelli relativi a proposte legislative dell’UE sono pubblicati anche sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

Nel 2019 la BCE ha formulato sei pareri su proposte legislative dell’UE e 40 pareri su progetti di legge nazionali che rientravano nella sua sfera di competenza.

Casi di inottemperanza chiara e rilevante

Sono stati registrati otto casi di inottemperanza all’obbligo di consultazione della BCE su progetti legislativi nazionali; sette di essi sono stati considerati chiari e rilevanti[65]. La BCE non è stata consultata: a) dalle autorità bulgare su una legge recante modifiche alla legge sugli enti creditizi in materia di poteri di vigilanza e di irrogazione di sanzioni amministrative da parte della Българска народна банка (Banca nazionale di Bulgaria); b) dalle autorità italiane su un decreto‑legge relativo a questioni fiscali urgenti e altre esigenze non differibili; c) dalle autorità lituane su una legge in materia di imposta sul reddito delle società per gli operatori del mercato finanziario; d) dalle autorità portoghesi su una legge recante modifiche alle norme sul segreto bancario nel contesto delle commissioni parlamentari di inchiesta e avente l’effetto di rendere pubbliche le operazioni presso gli istituti di credito che comportano l’utilizzo di fondi pubblici, nonché su una legge di riforma e ampliamento del Sistema di organizzazione e informazione dello Stato; e) dalle autorità rumene su una legge recante modifiche allo statuto della Banca Naţională a României in relazione alla detenzione delle riserve auree da essa gestite; f) dalle autorità svedesi su una legge relativa all’obbligo da parte di alcuni istituti di credito e filiali di fornire servizi di cassa. Non è stato individuato alcun caso di inottemperanza all’obbligo di consultazione in merito a proposte legislative dell’UE.

La BCE ha adottato pareri su proposte legislative dell’UE e progetti di legge nazionali

La BCE ha formulato pareri sulle proposte dell’UE riguardanti un quadro di governance per lo strumento di bilancio per la convergenza e la competitività fra i paesi dell’area dell’euro, la conclusione dell’accordo sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea e la nomina di un nuovo Presidente della BCE e di nuovi membri del Comitato esecutivo della BCE.

La BCE ha formulato pareri su progetti di legge nazionali riguardanti le banche centrali nazionali (BCN), tra cui: le riforme delle strutture di governance di Nationale Bank van België/Banque Nationale de Belgique, Central Bank of Cyprus, Banca d’Italia, Latvijas Banka e Banco de Portugal; la partecipazione della Българска народна банка (Banca nazionale di Bulgaria) al Meccanismo di risoluzione unico; l’indipendenza finanziaria della Central Bank of Cyprus; gli obblighi in materia di lobbying applicabili alla Česká národní banka; la proprietà delle riserve auree dell’Italia; il ruolo della Banque centrale du Luxembourg nella protezione dell’euro contro la falsificazione e nell’autenticazione delle monete in euro; la sorveglianza della Bank Ċentrali ta’ Malta/ Central Bank of Malta sui servizi di pagamento; gli obblighi relativi alla libertà di informazione applicabili a De Nederlandsche Bank; le retribuzioni di dirigenti e alta direzione della Narodowy Bank Polski; gli obblighi di revisione della gestione applicabili al Banco de Portugal; la responsabilità della Banka Slovenije per le misure straordinarie relative alle svalutazioni bancarie; il conferimento di nuovi compiti alle BCN in materia di vigilanza sugli erogatori di microcredito (Bank of Greece), sulle agenzie di valutazione del merito creditizio (Bank Ċentrali ta’ Malta/Central Bank of Malta) e sul rispetto da parte degli enti creditizi degli obblighi relativi alla ristrutturazione dei prestiti denominati in franchi svizzeri (Banka Slovenije).

La BCE ha formulato pareri su progetti di legislazione nazionale in materia di vigilanza prudenziale e finanziaria, tra cui: la conclusione di accordi di cooperazione stretta tra la BCE e la Hrvatska narodna banka nel quadro del Meccanismo di vigilanza unico; le riforme dell’assetto istituzionale per la vigilanza bancaria e finanziaria in Austria, Lettonia e Portogallo; le riforme dell’assetto istituzionale per la vigilanza macroprudenziale in Portogallo e Spagna; le riforme della vigilanza sugli enti che acquistano e vendono linee di credito (inclusi crediti deteriorati) a Cipro, sugli enti che erogano microcredito in Grecia e sulle agenzie di valutazione del merito creditizio a Malta; lo scambio di informazioni tra la BCE e le autorità danesi in materia di antiriciclaggio.

La BCE ha formulato pareri su progetti di legislazione nazionale riguardanti i mezzi di pagamento, tra cui le limitazioni al contante in Grecia, Spagna e Paesi Bassi, il divieto di utilizzo della banconota da 500 euro in Danimarca e l’espansione dell’offerta di servizi di cassa in Svezia.

La BCE ha formulato pareri su progetti di legislazione nazionale in materia di regolamentazione bancaria e finanziaria, tra cui: il quadro normativo delle obbligazioni garantite in Estonia; un sistema di garanzia delle cartolarizzazioni dei crediti deteriorati ceduti da enti creditizi in Grecia; la tutela delle abitazioni principali in Grecia e Irlanda; le limitazioni ai trasferimenti dei mutui residenziali in Irlanda e Polonia; le imposte o i prelievi speciali applicabili a banche e/o istituti finanziari in Lituania, Romania e Slovacchia; gli strumenti macroprudenziali per i mutui residenziali in Lussemburgo; gli obblighi applicabili alle politiche di remunerazione degli istituti finanziari nei Paesi Bassi; il tasso di interesse di riferimento per gli accordi sul credito al consumo in Romania; la ristrutturazione dei prestiti al consumo denominati in franchi svizzeri in Slovenia. La BCE ha inoltre emesso pareri sull’impatto dei progetti di legislazione nazionale in materia di sicurezza cibernetica sulle infrastrutture di mercato e sugli enti creditizi a Cipro e in Spagna.

9.3 Conformità al divieto di finanziamento monetario e accesso privilegiato

Ai sensi dell’articolo 271, lettera d), del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, la BCE ha il compito di accertare il rispetto, da parte delle banche centrali nazionali (BCN), dei divieti derivanti dagli articoli 123 e 124 del Trattato e dai Regolamenti (CE) n. 3603/93 e n. 3604/93 del Consiglio. L’articolo 123 proibisce alla BCE e alle BCN di concedere scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia a governi e a istituzioni, organi od organismi dell’UE, nonché di acquistare sul mercato primario strumenti di debito emessi da questi. L’articolo 124 vieta qualsiasi misura, non basata su considerazioni prudenziali, che offra a governi e a istituzioni, organi od organismi dell’UE un accesso privilegiato alle istituzioni finanziarie. Parallelamente al Consiglio direttivo della BCE, la Commissione europea verifica l’osservanza delle disposizioni sopra menzionate da parte degli Stati membri.

La BCE segue anche gli acquisti effettuati dalle banche centrali dell’UE sul mercato secondario degli strumenti di debito emessi dal settore pubblico nazionale, dai settori pubblici di altri Stati membri nonché da istituzioni e organi dell’UE. Ai sensi dei considerando del Regolamento (CE) n. 3603/93 del Consiglio, l’acquisizione di strumenti di debito del settore pubblico sul mercato secondario non deve servire ad aggirare il divieto sancito dall’articolo 123 del Trattato. Tali acquisti non devono diventare una forma di finanziamento monetario indiretto del settore pubblico.

I divieti sanciti dagli articoli 123 e 124 del Trattato sono stati in generale rispettati

L’esercizio di monitoraggio svolto dalla BCE per il 2019 ha confermato che gli articoli 123 e 124 del Trattato sono stati in generale rispettati.

Il monitoraggio ha messo in evidenza che nel 2019 la maggior parte delle BCN disponeva di politiche di remunerazione dei depositi del settore pubblico pienamente conformi ai limiti massimi previsti. Tuttavia, alcune BCN devono assicurare che il tasso di remunerazione dei depositi del settore pubblico non ecceda il massimale.

Facendo seguito ai timori espressi nel Rapporto annuale sin dal 2014, la BCE ha continuato a tenere sotto osservazione i programmi avviati dalla Magyar Nemzeti Bank nel 2014 e nel 2015. Nel 2019 la Magyar Nemzeti Bank ha proseguito nelle iniziative volte ad attenuare i timori della BCE riguardanti la portata del suo coinvolgimento nel Pallas Athéné Public Thinking Programme. Tale caso, tuttavia, non dovrebbe costituire un precedente. La BCE continuerà a monitorare la partecipazione della Magyar Nemzeti Bank alla Borsa valori di Budapest, in quanto l’acquisto della quota di maggioranza da parte della Magyar Nemzeti Bank nel novembre 2015 è ancora suscettibile di dare luogo a dubbi sotto il profilo del finanziamento monetario.

Nel corso del 2019 la riduzione da parte della Central Bank of Ireland delle attività collegate alla liquidazione della Irish Bank Resolution Corporation tramite la vendita di obbligazioni a tasso variabile a lungo termine ha rappresentato un importante passo sulla via necessaria della cessione totale di tali attività. Proseguire nelle vendite a un ritmo adeguato attenuerebbe ulteriormente i seri e persistenti timori di violazione del divieto di finanziamento monetario.

10 La BCE nel contesto internazionale e dell’UE

Nel 2019 la BCE ha proseguito l’intenso dialogo con diverse istituzioni europee, tra cui il Parlamento europeo, che svolge un ruolo fondamentale affinché essa renda conto del proprio operato. Nei consessi internazionali la BCE ha partecipato in maniera costruttiva ai dibattiti del G20 sulle prospettive per l’economia internazionale e, all’interno del Fondo monetario internazionale (FMI), ha contribuito attivamente a un punto di vista europeo sulle questioni relative al sistema monetario e finanziario internazionale, nonché al riesame da parte dell’FMI delle proprie politiche nell’ambito dei programmi di sorveglianza e assistenza finanziaria. La BCE continua a cooperare con le banche centrali dei paesi non appartenenti all’UE in tutto il mondo, cui fornisce altresì assistenza tecnica.

10.1 Responsabilità della BCE per il proprio operato nei confronti del pubblico

Rendere conto del proprio operato è la necessaria contropartita dell’indipendenza

Il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea conferisce alla BCE un mandato chiaro di mantenimento della stabilità dei prezzi nell’area dell’euro e nel contempo afferma la sua indipendenza nell’utilizzo degli strumenti atti a tale scopo. Il mandato e l’indipendenza della BCE sono stati sanciti nel Trattato mediante un processo democratico. In virtù della sua indipendenza, la BCE può assolvere i propri compiti senza tenere conto di pressioni politiche e considerazioni di breve periodo che potrebbero distoglierla dall’adempimento del proprio mandato. Il principio di indipendenza è tuttavia controbilanciato dall’obbligo di rispondere del proprio operato: per garantire la legittimità delle proprie decisioni la BCE ha il dovere di spiegarle al pubblico e ai rappresentanti eletti da quest’ultimo. A ciò si aggiunge il controllo giurisdizionale delle decisioni della BCE da parte della Corte di giustizia dell’Unione europea. In altri termini, l’indipendenza e l’obbligo di rendere conto del proprio operato garantiscono, rispettivamente, che la BCE possa agire ed effettivamente agisca in conformità del proprio mandato. In un contesto di rinnovata attenzione al principio di indipendenza della banca centrale, nel 2019 i membri del Comitato esecutivo della BCE hanno tenuto numerosi discorsi sul rapporto tra indipendenza e responsabilità rispetto al proprio operato[66].

La BCE rende conto del proprio operato al Parlamento europeo attraverso vari canali

Il Parlamento europeo svolge un ruolo fondamentale affinché la BCE risponda del proprio operato. Nel 2019, la Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo (ECON) ha svolto tre delle audizioni che tiene periodicamente con il Presidente della BCE, tra cui la prima con Christine Lagarde (cfr. la figura 3 riportata di seguito)[67]. A gennaio 2019 il Presidente Mario Draghi ha inoltre presenziato al dibattito tenuto durante la sessione plenaria del Parlamento in merito al Rapporto annuale della BCE sul 2017, in seguito al quale il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione, su cui la BCE ha fornito un riscontro. Nel 2019 la BCE ha ricevuto 28 lettere da parte di deputati europei contenenti interrogazioni scritte, le cui risposte sono state pubblicate sul sito Internet della BCE, fornendo così l’opportunità di chiarire la posizione della BCE rispetto a numerose problematiche. La BCE è altresì tenuta a rendere conto al Parlamento europeo e al Consiglio dell’UE delle proprie attività di vigilanza bancaria[68]. Infine, la Corte dei conti europea e la BCE hanno sottoscritto un protocollo d’intesa in cui vengono definiti accordi in materia di condivisione delle informazioni tra le due istituzioni in merito ai controlli sulle attività di vigilanza della BCE.

Figura 3

Numero di interrogazioni rivolte al Presidente della BCE nell’ambito delle audizioni periodiche della Commissione ECON nel 2019, per argomento

Fonte: elaborazioni degli esperti della BCE.

Nel 2019 la popolarità dell’euro ha toccato il suo massimo storico

Secondo le indagini di Eurobarometro, nel 2019, anno del 20° anniversario dell’euro, il sostegno dei cittadini dell’area dell’euro nei confronti della moneta unica ha toccato un nuovo massimo storico, con oltre il 75 per cento degli intervistati che si è espresso in favore della valuta unica. Si tratta di una tendenza incoraggiante per la BCE, che proseguirà nel proprio impegno per rafforzare il dialogo con i cittadini e con i loro rappresentanti.

10.2 Le relazioni internazionali

G20

Nel 2019 i dibattiti svolti nell’ambito del G20 sotto la presidenza giapponese sono stati incentrati sulle prospettive per l’economia mondiale e sulle misure da adottare per far fronte a un rallentamento sincronizzato in un contesto caratterizzato da incertezze geopolitiche, conflitti commerciali e margini di manovra sempre più ridotti per le politiche macroeconomiche. Le tensioni commerciali sono state discusse in ogni riunione del G20, sebbene con limitati passi in avanti. Nonostante le comuni preoccupazioni in merito ai rischi per l’economia mondiale, i partecipanti hanno espresso vedute contrastanti su una serie di argomenti, tra cui la necessità di ulteriori interventi in materia di cambiamenti climatici. Il G20 ha proseguito la sua azione volta a favorire una crescita solida, sostenibile, inclusiva ed equilibrata, con l’intento di migliorare le prospettive economiche a medio termine. Il gruppo ha preso atto dei progressi compiuti nel programma di attuazione delle riforme nel settore della regolamentazione finanziaria, ma ha anche individuato le sfide ancora da affrontare, compresi i rischi derivanti dal crescente ruolo degli intermediari finanziari non bancari. Il G20 ha promosso notevoli passi in avanti nell’ambito della cooperazione internazionale in materia fiscale, con l’obiettivo di concludere un accordo entro la fine del 2020.

È stato inoltre dato seguito alle indicazioni in tema di governance finanziaria globale formulate da un gruppo di eminenti personalità (Eminent Persons Group, EPG) del G20 in un apposito rapporto dal titolo “Making the Global Financial System Work for All”, con particolare attenzione, nel 2019, agli aspetti relativi allo sviluppo. Il lavoro in tal senso prosegue con l’attuale presidenza del G20. Tra le proposte avanzate dall’EPG, quelle intese a migliorare la capacità di tenuta del sistema finanziario internazionale sono di particolare interesse per la BCE.

Le questioni strategiche legate all’FMI e all’architettura finanziaria internazionale

La BCE ha continuato a svolgere un ruolo attivo nelle discussioni sul sistema monetario e finanziario internazionale tenutesi presso l’FMI e in altre sedi, promuovendo una posizione europea comune dal punto di vista della banca centrale. Un tema di rilievo affrontato nel 2019 è stato quello delle risorse del Fondo. La BCE sostiene un FMI con un’adeguata dotazione finanziaria quale componente essenziale della rete di sicurezza finanziaria internazionale. A ottobre 2019 i membri dell’FMI hanno approvato un pacchetto di misure in materia di risorse e riforma della governance del Fondo. In tale contesto essi si sono espressi a favore del mantenimento dell’attuale livello di risorse attraverso il raddoppio degli importi previsti dagli accordi di prestito multilaterali (New Arrangements to Borrow) e l’avvio di una nuova serie temporanea di prestiti bilaterali dopo il 2020. Per evitare una riduzione delle risorse a disposizione dell’FMI, il pacchetto di misure dovrà essere attuato nel corso del 2020. A conclusione della quindicesima revisione generale delle quote, il Consiglio di amministrazione dell’FMI ha proposto al Consiglio dei governatori una risoluzione, che non prevedeva un incremento delle quote e che è stata adottata a febbraio 2020. Nell’ambito della 16a revisione generale, che si concluderà entro la metà di dicembre 2023, sarà rivalutata l’adeguatezza delle quote e verrà dato ulteriore impulso al processo di riforma della governance dell’FMI.

Nel quadro dei suoi programmi di sorveglianza e assistenza finanziaria l’FMI ha continuato a svolgere un’approfondita revisione di alcune delle sue politiche. Innanzitutto ha portato a termine l’ultimo esame relativo alla condizionalità e alla struttura dei programmi da esso finanziati, in merito ai quali la posizione europea è stata definita anche grazie a un rapporto redatto dal Comitato per le relazioni internazionali del Sistema europeo di banche centrali (SEBC). A seguito di tale esame sono state formulate raccomandazioni a sostegno di una condizionalità più realistica, graduale e parsimoniosa, che preveda un’analisi più accurata della sostenibilità del debito assicurando nel contempo un forte coinvolgimento a livello nazionale e il riconoscimento delle circostanze specifiche dei singoli paesi. In secondo luogo, sono stati realizzati progressi sul fronte della revisione del quadro di riferimento per la valutazione della sostenibilità del debito per i paesi che hanno accesso ai mercati, ovvero quei paesi che fanno ampio ricorso ai mercati internazionali dei capitali. In terzo luogo, l’FMI ha avviato la revisione quinquennale dei propri strumenti di sorveglianza (Comprehensive Surveillance Review, CSR) e la revisione del programma di valutazione del settore finanziario (Financial Sector Assessment Program, FSAP).

La cooperazione internazionale tra banche centrali

La BCE ha continuato a cooperare con le banche centrali dei paesi non appartenenti all’UE in tutto il mondo. Ciò riflette l’interesse a livello mondiale per le posizioni, i modelli analitici e i processi di lavoro della BCE. Le discussioni svolte tra addetti delle varie organizzazioni, che coinvolgono anche i policymaker, hanno riguardato i compiti fondamentali della BCE, nonché questioni tecniche e di governance. Le relazioni con le principali banche centrali di Africa, Asia e America latina sono state ulteriormente sviluppate sulla base dei protocolli d’intesa bilaterali esistenti, mentre la cooperazione con le organizzazioni regionali e l’FMI è proseguita nel quadro degli accordi pregressi. Inoltre, nel mese di novembre in Colombia si è svolta un’interlocuzione di policy di alto livello tra l’Eurosistema e le banche centrali dell’America latina.

In qualità di istituzione dell’UE, la BCE ha continuato a contribuire al processo di allargamento dell’Unione attraverso discussioni mirate con le banche centrali dei paesi della regione dei Balcani occidentali che vorrebbero aderire. La principale sede in cui avvengono tali discussioni, ove possibile in stretta collaborazione con le banche centrali nazionali dell’UE, è costituita da una serie di seminari a livello regionale. A marzo 2019 è stato anche avviato un programma finanziato dall’UE che mira a rafforzare le capacità delle banche centrali dei Balcani occidentali in vista della loro possibile integrazione nel SEBC.

Riquadro 11
Le implicazioni della Brexit

Pur non prendendo parte ai negoziati, la BCE ha seguito da vicino gli sviluppi legati alla Brexit e valutato i rischi per l’economia e per il sistema finanziario dell’area dell’euro in tutti i possibili scenari. La BCE ha agito in modo da garantire la propria preparazione in termini di operatività già prima della scadenza inizialmente prevista per la procedura di cui all’articolo 50, cioè il 29 marzo 2019, e delle altre scadenze delle varie proroghe successivamente accordate (12 aprile 2019, 31 ottobre 2019 e 31 gennaio 2020). A seguito dell’ordinata uscita del Regno Unito dall’Unione europea il 31 gennaio 2020, l’attività della BCE in tale ambito si è focalizzata sul monitoraggio dei negoziati relativi alle future relazioni tra UE e Regno Unito e sulla valutazione delle conseguenze della Brexit per il settore finanziario dell’Unione europea, con particolare attenzione alla necessità di completare l’unione dei mercati dei capitali.

Le analisi condotte nelle edizioni di maggio e novembre 2019 della Financial Stability Review della BCE hanno valutato i rischi derivanti dall’ipotetico scenario di una Brexit senza accordo e il livello di preparazione del settore privato a un evento simile.

Nell’ambito della vigilanza bancaria, le autorità di vigilanza nazionali e della BCE hanno continuato a comunicare le proprie aspettative di vigilanza su aspetti legati alla Brexit, valutato il livello di preparazione operativa delle banche in caso di uno scenario senza accordo, completato la maggior parte delle procedure di autorizzazione e monitorato l’attuazione, da parte degli istituti, di appositi programmi preparatori (cfr. il Rapporto annuale della BCE sulle attività di vigilanza 2019).

A marzo 2019, la Bank of England ha deciso di offrire prestiti in euro alle banche del Regno Unito tramite operazioni settimanali sulla base della linea di swap attualmente in essere con la BCE. Con un comunicato stampa in merito, l’Eurosistema si è dichiarato pronto a offrire prestiti in sterline britanniche alle banche dell’area dell’euro in caso di necessità, anche se finora tali operazioni di prestito in sterline non sono state attivate dalla BCE. In occasione dell’audizione di settembre 2019 al Parlamento europeo, il Presidente della BCE Mario Draghi ha sottolineato la continuità dell’impegno, da parte della BCE, a cooperare con la Bank of England in tutte le eventualità, inclusa quella di una Brexit senza accordo.

Alla data dell’ultimo aggiornamento dei dati del presente rapporto le parti avevano ratificato un accordo di uscita che prevede l’avvio di un periodo di transizione.

11 Potenziare la comunicazione

“La BCE deve ascoltare e comprendere le persone, perché una valuta, in fondo, non è altro che un bene pubblico che appartiene alla gente” – Presidente Christine Lagarde

La comunicazione è un elemento centrale degli strumenti di policy a disposizione della BCE. Nel fornire agli esperti dei mercati finanziari informazioni sul proprio orientamento attuale e su quale direzione prevedibilmente prenderanno le decisioni future, la BCE ha rafforzato l’efficacia delle proprie politiche. Ci sono molti riscontri del successo della comunicazione della BCE presso i mercati finanziari e gli esperti. Il confronto con il grande pubblico è la nuova frontiera delle strategie di comunicazione delle banche centrali. Tutte, e la BCE fra queste, hanno bisogno di rendersi più comprensibili presso coloro a cui, in ultima istanza, è rivolto il loro operato. Si tratta di un elemento chiave per recuperare la fiducia dei cittadini nella BCE, soprattutto in un contesto in cui essa è sempre più sotto la lente dell’opinione pubblica e i dibattiti sulle sue decisioni assumono toni controversi.

Il cambio alla guida della BCE nel 2019 ha dato nuovo slancio a una comunicazione rivolta a platee più estese al di là del tradizionale gruppo di esperti e specialisti dei mercati finanziari. La BCE ha investito per migliorare ulteriormente la sua comunicazione, per farsi comprendere meglio e per spiegare in che modo le sue azioni siano importanti per le persone e le loro vite. Ha inoltre continuato a impegnarsi per raggiungere gruppi sociali che finora non sono stati i destinatari tradizionali delle sue attività di comunicazione, come i giovani o le organizzazioni della società civile, e ha iniziato ad ascoltare con maggiore attenzione le preoccupazioni dei cittadini. In prospettiva, vi è un grande potenziale nell’avvicinare la BCE alle tematiche che destano particolare preoccupazione nelle persone, quali la disuguaglianza, le valute digitali o il cambiamento climatico, e nel fornire risposte più chiare su come la BCE possa contribuire, entro i limiti del proprio mandato, in questi ambiti. La comunicazione sarà anche un elemento chiave del riesame della strategia di politica monetaria della BCE.

11.1 Innovazione nelle attività di comunicazione della BCE

Per entrare in contatto con un pubblico più ampio e con i più giovani, la BCE utilizza forme di comunicazione innovative.

Ad esempio, all’inizio del 2019, nell’ambito delle iniziative per celebrare il ventesimo anniversario dell’euro, la BCE ha avviato una campagna in collaborazione con la popolare applicazione QuizDuello. Il concorso #EUROat20 è stato organizzato per accrescere la conoscenza e la comprensione della missione della BCE, in particolare tra i giovani. Oltre 1,6 milioni di persone in tutta l’Unione europea hanno partecipato al quiz: interagendo in modo divertente si sono messe alla prova e hanno arricchito la propria conoscenza su tematiche concernenti l’euro e la BCE.

Il concorso #EUROat20 sull’applicazione QuizDuello

La BCE si sta avvicinando a un pubblico più ampio, esplicitando il legame fra il proprio lavoro e temi di interesse comune per le persone, attraverso messaggi semplici e comprensibili

La campagna è stata un grande successo in termini di portata, ma ha anche rivelato alcuni malintesi e lacune nelle conoscenze relative all’assetto istituzionale e alla missione della BCE. Ciò ha reso evidente la necessità che la stessa BCE colmi tali lacune, esplicitando il legame fra il proprio operato e temi di interesse comune per la gente, attraverso messaggi semplici e comprensibili. A settembre 2019 sono stati lanciati nuovi filmati della serie “Facciamo chiarezza”: video di un minuto in cui gli esperti della BCE spiegano, utilizzando un linguaggio semplice e accessibile, argomenti particolari quali le cripto‑attività o gli obblighi di responsabilità, e raccontano perché il proprio lavoro è importante per le persone. La serie viene trasmessa sull’account Instagram della BCE, che a sua volta rappresenta un’innovazione volta a migliorare la comprensione della BCE da parte di un pubblico più ampio e che nel 2019 ha compiuto un anno.

A settembre 2019 la BCE ha anche avviato il proprio podcast mensile. Data la crescente popolarità dei podcast, per la BCE si tratta di un’occasione di mettersi in contatto con nuove tipologie di pubblico, avviando discussioni approfondite su questioni fondamentali che la riguardano, adottando nel contempo anche un tono più informale.

Nel 2019 la BCE si è impegnata ad affrontare, nelle proprie attività di comunicazione, temi e tendenze che esulano dalle principali operazioni di politica monetaria e che sono importanti per la stessa BCE e per la popolazione dell’area dell’euro. A maggio, ad esempio, la BCE ha pubblicato una pagina Internet sul cambiamento climatico, che contiene informazioni sugli interventi della BCE nella lotta contro il cambiamento climatico, elencando iniziative interne e pubblicazioni pertinenti (cfr. anche il riquadro 3).

L’obiettivo della BCE di comunicare con un pubblico non specializzato prevede anche un maggiore uso delle lingue nazionali, al fine di promuovere un legame più stretto con i cittadini dell’area dell’euro. Per poterlo fare in modo economicamente efficiente, la BCE ha adottato strumenti basati su tecnologie di apprendimento automatico a supporto dei processi interni di traduzione.

Su Twitter e LinkedIn, gli account personali di Christine Lagarde hanno più che raddoppiato i follower della BCE, superando i 2,5 milioni

Con l’assunzione della carica di presidente della BCE da parte di Christine Lagarde a novembre 2019, il livello di digitalizzazione e la capacità divulgativa della banca sono cresciute sensibilmente. Per esempio, su Twitter e LinkedIn, dove la BCE aveva già i propri profili istituzionali, gli account personali di Christine Lagarde hanno più che raddoppiato il numero di follower della BCE, superando i 2,5 milioni. Inoltre, la presenza della signora Lagarde sulla piattaforma cinese Weibo ha portato un incremento di altri 5,8 milioni di follower. Questi account svolgono un forte ruolo per amplificare l’impegno profuso dalla BCE nel farsi comprendere.

11.2 Analisi dei dati per migliorare l’impatto della comunicazione della BCE

Dati e tecniche di analisi sono al centro di una progettazione delle attività di comunicazione della BCE basata su riscontri oggettivi

Perché le attività di comunicazione della BCE siano efficaci e abbiano l’impatto desiderato è essenziale comprendere meglio il tipo di pubblico a cui si rivolgono, quali sono i suoi interessi e quali sono i canali più utili per raggiungerlo. È inoltre necessaria un’analisi più approfondita dell’intero processo di comunicazione, vale a dire un’analisi di ciò che accade tra l’invio e la ricezione delle comunicazioni della banca centrale, delle relative dinamiche e meccanismi di feedback, nonché del ruolo svolto da intermediari quali i media o i mercati finanziari. Infine, attraverso tecniche avanzate di analisi, la BCE può acquisire informazioni affidabili sui risultati del proprio impegno comunicativo, verificando se i messaggi “arrivano” davvero e si traducono in una modifica degli atteggiamenti e in una maggiore fiducia.

Nel 2019 la BCE ha intensificato le attività interne di ricerca e di analisi dei dati e ha aumentato le collaborazioni esterne a fini di ricerca.

Uno studio condotto dalla BCE rivela che i giovani hanno una conoscenza superficiale della BCE stessa e sono poco interessati alle tematiche economiche e finanziarie

Al fine di comprendere l’impatto che le sue attività di comunicazione hanno sul pubblico, in particolare sui giovani, la BCE ha avviato uno studio tramite un focus group cui hanno partecipato soggetti di età compresa tra i 18 e i 35 anni in sei paesi dell’area dell’euro. Oltre a valutare la consapevolezza, la conoscenza e la percezione della BCE tra i giovani, la ricerca mirava anche a individuare argomenti di interesse nell’ambito di tematiche economiche, finanziarie e sociali, nonché le preferenze per le modalità di coinvolgimento. Dai risultati emerge che i giovani non solo hanno una conoscenza superficiale della BCE, ma sono anche poco interessati alle tematiche economiche e finanziarie, ritenendo più importanti argomenti quali i cambiamenti climatici e la responsabilità sociale. La ricerca ha inoltre indicato che la maggior parte dei giovani preferisce interagire con la BCE attraverso i social media che, insieme alla rete di contatti personali (passaparola), sono le loro principali fonti di informazione.

Presentazione “a più livelli” dei messaggi essenziali delle pubblicazioni della BCE per attrarre un interesse più diffuso

Nel valutare il proprio sforzo comunicativo, la BCE ha anche verificato e analizzato il modo migliore di presentare le informazioni sulle piattaforme digitali. Per esempio, ha adottato un approccio “a più livelli”, in base al quale la pubblicazione dei principali rapporti della BCE è integrata da landing page sul suo sito Internet e da campagne sui social media, rendendo i risultati più accessibili, visibili e facilmente fruibili. I risultati forniscono prove empiriche del successo di tale approccio, che induce un maggior numero di persone ad accedere alla pubblicazione vera e propria e, dopo averla raggiunta, a dedicare alla sua lettura il 50 per cento di tempo in più. Tali elementi costituiscono la base per le future attività di comunicazione adattate al destinatario.

Nuova landing page per la Financial Stability Review della BCE

Proficua interazione con il mondo accademico per far progredire la ricerca interdisciplinare sulla comunicazione della banca centrale

Allo scopo di ampliare e approfondire il proprio impegno nella ricerca sul modo di comunicare delle banche centrali, la BCE ha avviato e copresiede una specifica rete di coordinamento, il Research and Policy Network on Central Bank Communication, istituito in seno al Centre for Economic Policy Research (cfr. anche la sezione 8.1). A ottobre 2019 la BCE ha ospitato un workshop di due giorni di tale network che ha riunito professionisti della comunicazione della BCE e di altre banche centrali, analisti dei mercati finanziari, giornalisti ed esponenti del mondo accademico di varie discipline quali l’economia, la psicologia e la sociologia. I dibattiti hanno avuto come oggetto i rischi e le opportunità impliciti nel comunicare con il pubblico, i limiti della trasparenza per le banche centrali e l’evoluzione del ruolo dei media quali intermediari della comunicazione delle banche centrali. In tale contesto, a ottobre 2019 la BCE è stata la prima, e finora l’unica, banca centrale a rendere disponibile un set di dati precompilato, facile da usare e aggiornato regolarmente, che comprende tutti gli interventi dei responsabili delle politiche dell’istituto. In questo modo la BCE intende incentivare e facilitare nuove ricerche sulle sue attività di comunicazione, ad esempio tramite l’analisi testuale.

12 Organizzazione e buona governance

La BCE è un’istituzione dell’UE, nonché il fulcro dell’Eurosistema e del meccanismo di vigilanza unico. Conta più di 3.500 dipendenti provenienti da tutta Europa ed è impegnata a motivare, coinvolgere e far crescere il suo personale. Nel corso del 2019 essa ha proseguito gli sforzi volti a promuovere la diversità e l’inclusione, considerati fattori determinanti per una migliore performance organizzativa. Inoltre, la BCE ha ulteriormente rafforzato il proprio impegno a favore dei più elevati livelli di integrità e standard di governance. L’entrata in vigore, il 1º gennaio 2019, del Codice di condotta unico per le alte cariche della BCE ha rappresentato una pietra miliare in questo senso. Da ultimo, ma non meno importante, nel 2019 la BCE ha celebrato con orgoglio il 20º anniversario dell’introduzione dell’euro, la moneta di 340 milioni di cittadini europei (cfr. il riquadro 12).

12.1 Valorizzare l’eccellenza attraverso la leadership, l’inclusione e la crescita delle persone

La promozione di team diversificati e di un comportamento inclusivo è fondamentale per garantire che la BCE possa raggiungere i migliori risultati possibili per il proprio personale e per la UE. È per questo che la diversità, il rispetto, una cultura etica e il benessere del personale sono obiettivi strategici della BCE.

La diversità e l’inclusione sono determinanti fondamentali di una migliore performance organizzativa

Nel corso del 2019 la BCE ha continuato a impegnarsi per promuovere la diversità e l’inclusione, considerati fattori determinanti per una migliore performance organizzativa. All’interno della BCE sono attive da tempo diverse reti di coordinamento a sostegno della diversità, che collaborano spesso con le Risorse Umane e il cui scopo è rispondere alle esigenze legate a tutti gli aspetti della diversità. Nel 2019 è stata creata una nuova rete professionale, chiamata DiversAbility, per le persone che soffrono di patologie di lunga durata e per coloro che li assistono.

Sia nell’ambito del Sistema europeo di banche centrali che del Meccanismo di vigilanza unico prosegue il confronto della BCE con le banche centrali nazionali e le autorità nazionali competenti sulle migliori prassi in materia di diversità e inclusione, come ad esempio in occasione della quarta riunione annuale della rete per la diversità del SEBC e dell’MVU, organizzata dalla Bundesbank a Eltville am Rhein a settembre 2019. A maggio 2019 la BCE ha inoltre partecipato a un vertice sulla diversità di genere al quale sono intervenuti i responsabili delle risorse umane delle banche centrali del G7, insieme ai colleghi di tutto il SEBC/l’MVU e del Fondo monetario internazionale.

Nel 2019 l’ampio programma della BCE per le attività legate all’inclusione ha previsto, per la prima volta, la partecipazione al Christopher Street Day di Francoforte (manifestazione per la tutela dei diversi orientamenti affettivi) e l’organizzazione di eventi per celebrare la Giornata internazionale delle persone con disabilità, la Giornata del Coming Out e la Giornata internazionale per la commemorazione delle vittime dell’Olocausto. Tra gli eventi di maggior rilievo tenuti regolarmente si annoverano le celebrazioni per la Giornata internazionale della donna e la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia, interfobia e la transfobia (IDAHOBIT).

La BCE continua a lavorare per la creazione di un ambiente di lavoro più equilibrato in termini di genere e nel 2019 è stata sottoposta a una valutazione indipendente in questo ambito, a seguito della quale, nel mese di febbraio, ha conseguito l’“ASSESS level” (livello 1) della certificazione EDGE (Economic Dividends for Gender Equality), che riconosce l’impegno nel promuovere la parità di genere sul luogo di lavoro.

Per ottenere un maggior equilibrio di genere, il comitato esecutivo della BCE ha fissato appositi obiettivi per la fine del 2019. Alla fine dell’anno il 30,3 per cento delle posizioni manageriali era ricoperto da donne, rispetto a un obiettivo del 35 per cento. Quanto alle posizioni di alta dirigenza, la percentuale di donne era pari al 30,8 per cento, a fronte di un obiettivo del 28 per cento (cfr. la tavola 2). Nel complesso, la quota di personale femminile all’interno della BCE a tutti i livelli si attestava al 45,3 per cento. Per informazioni sull’equilibrio di genere nella progressione di carriera presso la BCE, cfr. il riquadro 10 nel capitolo 8.

Tavola 2

Obiettivi di genere e quota di personale femminile della BCE

Fonte: BCE.
Note: la percentuale di personale femminile viene misurata in base al numero di dipendenti che ricoprono posizioni a tempo determinato e indeterminato. Dati aggiornati al 1° gennaio 2020.

Al fine di attrarre un gruppo variegato di talenti, nel 2019 la BCE ha rielaborato i propri avvisi di vacancy per renderli maggiormente inclusivi e incoraggiare esplicitamente i potenziali interessati a candidarsi a prescindere da età, disabilità, etnia, genere, identità di genere, religione, orientamento sessuale o altre caratteristiche. La BCE ha inoltre continuato a raggiungere i potenziali candidati avvalendosi di piattaforme di selezione inclusive, quali Sticks & Stones, la più grande fiera professionale LGBT+ in Europa, e la European Women in Tech Conference.

La BCE è impegnata a favore della crescita e dello sviluppo del suo personale, cui offre infatti un’ampia gamma di opportunità di apprendimento e sviluppo per assisterlo nell’affrontare le sfide di un mondo in continuo mutamento. Nel corso dell’ultimo anno la BCE ha lavorato a livello di SEBC e MVU per elaborare una strategia in materia di apprendimento e sviluppo coerente in tutto il sistema e mirata a valorizzare il talento al servizio dell’Europa. Tale approccio attinge dalle iniziative di apprendimento esistenti a livello locale, aperte ai colleghi del SEBC e dell’MVU, ed è volto a promuovere una cultura della formazione che unisca l’apprendimento e lo sviluppo delle persone alla produttività, alla capacità e all’efficienza.

Coloro che ricoprono ruoli di leadership svolgono una funzione fondamentale nel migliorare le prestazioni sia dei singoli individui sia dei team, a vantaggio dell’intera organizzazione. In quest’ottica, nel corso degli ultimi anni la BCE ha attuato con successo un programma modulare di sviluppo della leadership, che si è concluso a novembre 2019. Il programma ha coinvolto più di 600 persone in posizioni di leadership a tutti i livelli, comprese quelle che hanno posizioni di coordinamento non manageriali, allo scopo di rafforzare i comportamenti manageriali, migliorando quindi le prestazioni organizzative e costruendo team coesi e uniti da una visione, uno scopo e aspirazioni comuni, al fine di creare una BCE più forte.

Nel 2019 la BCE ha riesaminato in maniera approfondita gli strumenti utilizzati per favorire la crescita professionale del suo personale. L’esito di tale valutazione ha portato all’applicazione di un nuovo, articolato quadro di riferimento in materia di carriere, che prevede nuovi metodi per la promozione del personale e modifiche ai processi e alle politiche che agevolano e incentivano la mobilità come opportunità di crescita (ad esempio, il cambio del ruolo svolto all’interno della banca o l’acquisizione di esperienze all’esterno). Tali cambiamenti rendono la BCE un datore di lavoro molto ambito, preservando l’impegno e la motivazione del personale e favorendo lo sviluppo delle singole persone di cui è composta la Banca centrale.

12.2 Ulteriore rafforzamento degli standard di integrità e governance

I calendari mensili e le dichiarazioni di interessi di tutte le alte cariche sono pubblicati sul sito Internet della BCE

Con l’entrata in vigore, il 1º gennaio 2019, del Codice di condotta unico per le alte cariche (“Codice unico”), la Banca centrale europea ha ribadito il suo impegno a favore dei più elevati livelli di integrità e standard di governance. Oltre a introdurre norme specifiche riguardanti le attività svolte dopo la cessazione del rapporto di lavoro con la BCE, le transazioni finanziarie private e i rapporti con i gruppi di interesse, il Codice unico obbliga tutti i membri degli organi di alto livello della BCE a pubblicare il calendario mensile dei propri impegni (a partire da gennaio 2019) e a presentare, con frequenza annuale, le proprie dichiarazioni di interessi firmate al Comitato etico ai fini di una valutazione e della successiva pubblicazione sul sito Internet della BCE.

Inoltre, il Comitato etico[69] fornisce consulenza ai membri degli organi di alto livello della BCE su qualsiasi altro aspetto legato all’etica professionale, con particolare riguardo agli impegni assunti dopo la fine del rapporto di lavoro e alle attività lavorative remunerate svolte dai propri familiari[70]. In relazione alla crescente rilevanza delle tematiche concernenti la buona condotta e la buona governance, la BCE ha avviato, a beneficio di tutti i membri in entrata e in uscita degli organi di alto livello, specifici incontri di inizio e fine mandato con il Capo dell’Ufficio conformità e governance (Compliance and Governance Office, CGO), per adempiere gli obblighi derivanti dal Codice unico.

Nel 2019 la cooperazione tra le banche centrali dell’area dell’euro e le autorità di vigilanza nazionali ha acquisito ulteriore slancio grazie alla task force dei responsabili per l’etica e la conformità (Ethics and Compliance Officers’ Task Force, ECTF). L’ECTF è diventata un polo per lo scambio di informazioni e una sede di confronto a sostegno dell’attuazione coerente del Codice unico in ambito Eurosistema e di vigilanza bancaria europea. Al fine di creare ulteriori opportunità di apprendimento reciproco, l’ECTF ha organizzato sessioni tematiche con omologhi interlocutori esterni, tra cui l’Ufficio etico delle Nazioni Unite, l’Ufficio del Mediatore europeo e la Corte dei conti europea; quest’ultima ha presentato il suo rapporto sui quadri etici di alcune istituzioni dell’UE sottoposte a audit.

Per quanto riguarda i dipendenti, nel 2019 la verifica annuale di conformità sulle operazioni finanziarie private ha interessato un campione casuale composto dal 10 per cento del personale, nonché dai membri degli organi di alto livello della BCE. Inoltre, sulla base di un parere di una società di consulenza esterna, nel 2019 è stato svolto un controllo di conformità mirato, che ha riguardato uno specifico gruppo di dipendenti.

Conformemente al suo mandato, Il Comitato di audit della BCE ha continuato ad assistere il Consiglio direttivo nell’espletamento dei suoi compiti e delle sue responsabilità in relazione all’integrità delle informazioni finanziarie, alla sorveglianza sui controlli interni, al rispetto di leggi, regolamenti e codici di condotta vigenti e all’assolvimento delle funzioni di revisione. Nel 2019 il Comitato di audit ha concentrato in particolare la sua attenzione sui rischi cibernetici, sull’adeguatezza del quadro di riferimento dell’Eurosistema per la gestione del rischio finanziario e sull’incentivazione di un approccio proattivo nel monitoraggio del seguito dato alle raccomandazioni formulate nell’ambito dell’attività di audit.

I membri degli organi di alto livello della BCE si ispirano ai principi di trasparenza e responsabilità nei contatti e nelle interazioni intrattenuti regolarmente con il pubblico, con i referenti specializzati del settore pubblico e privato, del mondo accademico, dei gruppi di interesse e delle associazioni di rappresentanza. Tali interlocuzioni e momenti di confronto avvengono nell’ambito di un quadro di riferimento consolidato e pubblico che garantisce solidi livelli di trasparenza e buona governance.

Nel 2019 la BCE ha risposto a 113 richieste di accesso da parte dei cittadini dell’UE rendendo disponibili oltre 200 documenti (alcuni dei quali sono stati in parte divulgati).

Inoltre, nell’ambito del suo costante impegno a favore della buona governance e della trasparenza, nel 2019 la BCE ha deciso di introdurre un nuovo orientamento in base al quale i documenti del Comitato dei governatori e dell’Istituto monetario europeo precedenti all’istituzione della BCE nel giugno 1998 sarebbero dichiarati parte dell’archivio storico, agevolandone così la consultazione da parte del pubblico.

Riquadro 12
L’euro ha 20 anni

Il 1º gennaio 2019 è stato celebrato il 20º anniversario della nostra moneta comune, l’euro. Venti anni prima, il 1º gennaio 1999, 11 paesi dell’Unione europea (UE) fissarono i loro tassi di cambio adottando una politica monetaria unica, la cui conduzione fu affidata alla BCE. L’euro è stato dapprima una moneta scritturale, utilizzata per pagamenti elettronici e dai mercati finanziari. Banconote e monete in euro entrarono in circolazione tre anni più tardi, il 1º gennaio 2002. Oggi l’euro è la moneta di 19 paesi dell’UE e di oltre 340 milioni di cittadini europei. In quanto seconda valuta più importante al mondo dopo il dollaro, esso fa parte della nostra vita quotidiana e rappresenta il simbolo più tangibile del progetto europeo. Il sostegno alla moneta unica da parte dei cittadini dell’area dell’euro è al massimo storico, come mostrato dal fatto che il 76 per cento dei partecipanti all’indagine di Eurobarometro ritiene che la moneta unica sia una cosa positiva per l’UE (indagine Eurobarometro, novembre 2019).

Venti anni di moneta comune

I paesi dell’UE che hanno adottato l’euro il 1º gennaio 1999, così come quelli che lo hanno fatto in seguito, hanno percorso un lungo cammino insieme. Gli ultimi 20 anni sono stati straordinari per l’area dell’euro. Il primo decennio potrebbe essere visto come il momento culminante di una fase espansiva trentennale del ciclo finanziario mondiale. Il secondo decennio, per contro, ha registrato la peggiore crisi economica e finanziaria dagli anni ‘30, iniziata come crisi finanziaria mondiale e trasformatasi poi in una crisi del debito sovrano.

Il progetto europeo, che comprende anche l’Unione economica e monetaria (UEM), è un processo che evolve nel tempo. Esaminando con maggiore attenzione l’evoluzione delle strutture economiche nei 20 anni di esistenza dell’euro, si può affermare che la crisi finanziaria e quella del debito sovrano a livello mondiale hanno evidenziato la capacità di tenuta di tali strutture nell’area dell’euro. I paesi che ne fanno parte hanno compiuto notevoli sforzi per reagire alla crisi e accrescere tale capacità. Anche per rafforzare l’UEM si è fatto ricorso all’impulso scaturito dall’esperienza della crisi. In particolare, l’istituzione della vigilanza bancaria europea ha rappresentato un risultato importante. Tuttavia, l’UEM è ancora incompleta e sono necessari ulteriori progressi per ottimizzare i vantaggi della valuta unica a beneficio di tutti i cittadini europei.

#EUROat20 La BCE ha celebrato i venti anni dell’euro

Il 20º anniversario della nascita dell’euro è stato un momento importante per la BCE, celebrato in più occasioni. Attraverso eventi come le manifestazioni artistiche e musicali organizzate nel 2019 nell’ambito delle Giornate della cultura europea della BCE dedicate alla cultura e all’identità comune europea, le campagne realizzate sui social media (si veda il Concorso BCE‑QuizDuello #EUROat20) e conferenze di alto livello sulle attività di banca centrale, come il Forum della BCE sull’attività di banca centrale tenuto a Sintra dal 17 al 19 giugno 2019, il 20° anniversario dell’euro è stata una buona occasione di contatto con i cittadini europei.

In particolare, nel corso del Forum di Sintra, incentrato sul tema “Venti anni di Unione economica e monetaria”, sono stati esaminati l’esperienza finora maturata nell’UEM e i fattori determinanti per la prosecuzione del suo successo. I partecipanti alla conferenza hanno dibattuto sui progressi diversificati compiuti verso la convergenza economica e sul ruolo delle politiche di bilancio in relazione a quello della politica monetaria nella stabilizzazione macroeconomica di un’unione monetaria incompleta, nonché su alcune determinanti chiave della crescita futura dell’area dell’euro (come le forze demografiche). I principali temi dibattuti sono illustrati nella figura riportata di seguito.

Venti anni di Unione economica e monetaria europea: una rappresentazione grafica del Forum della BCE sulle attività di banca centrale tenuto a Sintra

Fonte: BCE.

Bilancio della BCE

https://www.ecb.europa.eu/pub/annual/annual-accounts/html/ecb.annualaccounts2019~9eecd4e8df.it.html

Stato patrimoniale consolidato dell’Eurosistema al 31 dicembre 2019

https://www.ecb.europa.eu/pub/annual/balance/html/ecb.eurosystembalancesheet2019~fed8c5244a.it.html

Sezione statistica (disponibile solo in inglese)

https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/annrep/ecb.ar_annex2019_statistical_section~bf923b8ecc.en.pdf

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I dati contenuti in questo Rapporto sono aggiornati al 10 marzo 2020.

Per la terminologia tecnica, è disponibile sul sito della BCE un glossario in lingua inglese.

HTML ISBN 978-92-899-4130-3, ISSN 2443-4787, doi: 10.2866/864357, QB-BS-20-001-IT-Q

  1. Per maggiori informazioni sull’incertezza legata al commercio, cfr. L’incertezza economica mondiale: caratterizzazione e ripercussioni sugli investimenti e sugli scambi internazionali nel numero 1/2020 del Bollettino economico della BCE.
  2. Le prospettive a fine 2019 non tenevano conto dell’impatto dell’insorgere del coronavirus o dei rischi al ribasso a ciò collegati, poiché le informazioni in merito non erano disponibili al tempo.
  3. Per un quadro generale dell’interazione fra il settore manifatturiero e quello dei servizi cfr. il riquadro L’andamento del settore dei servizi e la sua relazione con il settore manifatturiero nel numero 7/2019 del Bollettino economico della BCE.
  4. Ad esempio, gli investimenti in prodotti di proprietà intellettuale realizzati in Irlanda hanno creato distorsioni nella crescita degli investimenti dell’area dell’euro nel secondo e nel terzo trimestre del 2019.
  5. Cfr. “A revised consumer confidence indicator”, Commissione europea, 21 dicembre 2018.
  6. Per informazioni di dettaglio su come tali indicatori sono costruiti, cfr. Indicatori delle condizioni relative al mercato del lavoro nell’area dell’euro nel numero 8/2019 del Bollettino economico della BCE.
  7. Per ulteriori dettagli sugli andamenti dell’offerta di lavoro nell’area dell’euro cfr. l’articolo Offerta di lavoro e crescita dell’occupazione nel numero 1/2018 del Bollettino economico della BCE.
  8. Per ulteriori dettagli sul rapporto fra occupazione e produttività nel corso dell’attuale fase di espansione dell’occupazione, cfr. il riquadro Crescita dell’occupazione e PIL nell’area dell’euro nel numero 2/2019 del Bollettino economico della BCE e il riquadro L’attuale crescita dell’occupazione nell’area dell’euro: un confronto con gli andamenti storici nel numero 6/2019 del medesimo Bollettino.
  9. Cfr., ad esempio, Charbonneau, K., Evans, A., Sarker, S. e Suchanek, L., “Digitalization and Inflation: A Review of the Literature”, Staff Analytical Note 2017-2020, Bank of Canada, novembre 2017.
  10. Cfr., ad esempio, Masuch, K., Anderton, R., Setzer, R. e Benalal, N. (a cura di), “Structural policies in the euro area”, Occasional Paper Series, n. 210, BCE, giugno 2018.
  11. Per maggiori informazioni sull’attuazione delle raccomandazioni, cfr. il riquadro Le raccomandazioni specifiche per le politiche di bilancio dei singoli paesi formulate nell’ambito del Semestre europeo 2019 nel numero 5/2019 del Bollettino economico della BCE.
  12. L’orientamento delle politiche di bilancio riflette la direzione e l’entità dello stimolo fornito all’economia dalle politiche di bilancio, al di là della reazione automatica delle finanze pubbliche al ciclo economico. È misurato come variazione del saldo primario corretto per gli effetti del ciclo al netto dell’assistenza pubblica a sostegno del settore finanziario. Per maggiori informazioni sul concetto di orientamento delle politiche di bilancio nell’area dell’euro, cfr. l’articolo L’orientamento della politica di bilancio nell’area dell’euro nel numero 4/2016 del Bollettino economico della BCE.
  13. La valutazione dei documenti programmatici di bilancio per il 2020: alcune implicazioni ai fini della riforma della governance delle finanze pubbliche nel numero 8/2019 del Bollettino economico della BCE.
  14. Nel 2018 l’inflazione complessiva media è stata rivista al rialzo dall’Eurostat dopo la data limite di aggiornamento dei dati per il Rapporto annuale 2018, dall’1,7 all’1,8 per cento. La revisione ha fatto seguito a cambiamenti apportati alla metodologia dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) elaborato dall’Eurostat, in base ai quali nel 2018 è stata fatta anche una revisione al rialzo del tasso di inflazione medio per i servizi, dall’1,3 all’1,5 per cento, nonché, sempre nel 2018, una revisione al ribasso del tasso di inflazione dei beni industriali non energetici, dallo 0,4 allo 0,3 per cento. Tali variazioni, tuttavia, nel 2018 hanno avuto un impatto solo modesto sull’inflazione media misurata sullo IAPC al netto dei beni energetici e alimentari, che è rimasta invariata all’1,0 per cento. In controtendenza rispetto a questi effetti piuttosto contenuti, l’impatto sui tassi di inflazione mensili e annuali relativi al 2015 è stato particolarmente significativo. L’inflazione complessiva media per il 2015 è stata rivista al rialzo di 0,2 punti percentuali e l’inflazione misurata sullo IAPC al netto dei beni energetici e alimentari di 0,3 punti percentuali. Cfr. Nuova metodologia di calcolo dell’indice dei prezzi per i pacchetti vacanze in Germania e relativi effetti sui tassi di inflazione misurata sullo IAPC nel numero 2/2019 del Bollettino economico della BCE e Monthly Report, Deutsche Bundesbank, marzo 2019, pagg. 8-9.
  15. Le variazioni statistiche alle misure dei prezzi dei pacchetti vacanze in Germania hanno avuto un temporaneo effetto al ribasso sull’inflazione dei servizi nell’area dell’euro; cfr. Monthly Report, Deutsche Bundesbank, agosto 2019, pagg. 57-59.
  16. Cfr. Bobeica, E. e Sokol, A., Le determinanti dell’inflazione di fondo nell’area dell’euro nel corso del tempo: una prospettiva basata sulla curva di Phillips, nel numero 4/2019 del Bollettino economico della BCE. L’analisi è incentrata su una scomposizione in–sample dell’inflazione. Per un’analisi recente della capacità previsiva di questo tipo di modello, nonché del valore predittivo di diversi tipi di variabili sull’inflazione, cfr. Moretti, L., Onorante, L. e Zakipour Saber, S., “Phillips curves in the euro area”, Working Paper Series, n. 2295, BCE, luglio 2019.
  17. Cfr. Ciccarelli, M. e Osbat, C. (a cura di), “Low inflation in the euro area: Causes and consequences”, Occasional Paper Series, n. 181, BCE, gennaio 2017.
  18. Le misure che sottendono il grafico A sono costituite da aspettative di inflazione a breve e a lungo termine desunte dalle indagini condotte da Consensus Economics e dalla Survey of Professional Forecasters della BCE.
  19. Le influenze di origine esterna, naturalmente, potrebbero non essere limitate a quanto evidenziato dai prezzi all’importazione e dei beni energetici. Per un approfondimento sugli ulteriori fattori che possono intervenire, cfr. l’intervento di Lane, P. dal titolo “Globalisation and monetary policy”, pronunciato presso la University of California il 30 settembre 2019.
  20. Jarociński, M. e Lenza, M., “An Inflation-Predicting Measure of the Output Gap in the Euro Area”, Journal of Money, Credit and Banking, vol. 50(6), 2018, pagg. 1189-1224.
  21. La crescita del reddito per occupato è stata frenata dal calo dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro in Francia per effetto di una modifica normativa, ossia la sostituzione del credito d’imposta CICE con una riduzione permanente degli oneri previdenziali a carico dei datori di lavoro.
  22. Cfr. il riquadro La relazione tra profitti e pressioni interne sui prezzi nell’area dell’euro nel numero 6/2019 del Bollettino economico della BCE.
  23. L’Eurosistema punta a un’allocazione delle attività neutrale dal punto di vista di mercato, acquistando titoli sull’intero spettro delle scadenze idonee ai fini del programma di acquisti e in tutte le giurisdizioni, in modo da riflettere la composizione del mercato dei titoli di Stato dell’area dell’euro.
  24. La BCE pubblica l’ammontare atteso dei rimborsi mensili per il PAA su un orizzonte mobile di 12 mesi.
  25. Per informazioni sul prestito di titoli nel quadro del CBPP3 e dell’ABSPP, cfr. il quadro di riferimento generale per il prestito di titoli nell’ambito del PAA (“General APP securities lending framework”). È opportuno notare che i titoli acquistati nell’ambito del Securities Markets Programme (Programma per il mercato dei titoli finanziari), del CBPP e del CBPP2 sono disponibili anche ai fini delle operazioni di prestito titoli da parte dell’Eurosistema.
  26. La BCE pubblica mensilmente il saldo mensile medio aggregato dei titoli concessi in prestito dall’Eurosistema in ambito PSPP e gli importi mensili medi aggregati delle garanzie in contanti ricevute.
  27. Cfr. The financial risk management of the Eurosystem’s monetary policy operations, BCE, luglio 2015.
  28. Cfr. anche la pagina “Asset purchase programmes” sul sito Internet della BCE.
  29. Le ABS devono avere almeno due rating creditizi forniti da un ECAI.
  30. Cfr. l’articolo 138, paragrafo 3, lettera b), dell’Indirizzo (UE) 2015/510 della Banca centrale europea, del 19 dicembre 2014, sull’attuazione del quadro di riferimento della politica monetaria dell’Eurosistema (BCE/2014/60) (GU L 91 del 2.4.2015, pag. 3).
  31. Il 12 settembre 2019 il Consiglio direttivo ha deciso di estendere a tutte le componenti del PAA la possibilità di acquistare, nella misura necessaria, titoli con rendimento inferiore al tasso di interesse sulle operazioni di deposito presso la banca centrale. Per ulteriori dettagli, cfr. il comunicato stampa della BCE del 12 settembre 2019 “ECB provides additional details on purchases of assets with yields below the deposit facility rate”.
  32. Il limite per emittente definisce la quota massima di titoli in essere di un determinato emittente che può essere detenuta dall’Eurosistema.
  33. Cfr. la monografia “Climate change and financial stability”, Financial Stability Review, BCE, maggio 2019.
  34. Cfr. Carney, M., “Breaking the Tragedy of the Horizon – climate change and financial stability”, intervento pronunciato alla conferenza tenutasi ai Lloyd’s di Londra il 29 settembre 2015.
  35. Cfr. Cœuré, B., “Monetary policy and climate change”, intervento pronunciato alla conferenza Scaling up Green Finance: The Role of Central Banks, organizzata dal Network for Greening the Financial System, dalla Deutsche Bundesbank e dal Council on Economic Policies, tenutasi a Berlino l’8 novembre 2018.
  36. Cfr. la Financial Stability Review della BCE di maggio 2019 e novembre 2019.
  37. Cfr. de Guindos, L., “Implications of the transition to a low-carbon economy for the euro area financial system”, intervento pronunciato alla conferenza dello European Savings and Retail Banking Group Creating sustainable financial structures by putting citizens first, tenutasi a Bruxelles il 21 novembre 2019.
  38. Cfr. la Mappa dei rischi dell’MVU per il 2020.
  39. Per informazioni più dettagliate sulle attività di vigilanza della BCE connesse ai cambiamenti climatici, cfr. il riquadro Finanza verde nel Rapporto annuale della BCE sulle attività di vigilanza 2019.
  40. Il nuovo regolamento UE che specifica il trattamento di primo pilastro delle esposizioni deteriorate è il Regolamento (UE) 2019/630 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 aprile 2019, che modifica il Regolamento (UE) n. 575/2013 per quanto riguarda la copertura minima delle perdite sulle esposizioni deteriorate (GU L 111, del 25.4.2019, pag. 4). È entrato in vigore il 26 aprile 2019.
  41. Cfr. il capitolo 4 per ulteriori dettagli.
  42. Lo strumento comune di sostegno per il Fondo di risoluzione unico, che sarà fornito dal Meccanismo europeo di stabilità, è una rete di sicurezza volta a garantire che il Fondo di risoluzione unico disponga di risorse aggiuntive per sostenere eventuali misure di risoluzione necessarie.
  43. Cfr. anche il Parere della Banca centrale europea, dell’8 novembre 2017, relativo alle revisioni al quadro dell’Unione per la gestione delle crisi (CON/2017/47).
  44. Elementi chiave per un’autentica unione dei mercati dei capitali sono un’ulteriore armonizzazione e standardizzazione, basate su un corpus unico di norme come quadro regolamentare armonizzato.
  45. Cfr. il rapporto “Reforming major interest rate benchmarks – Progress report”, Consiglio per la stabilità finanziaria, 18 dicembre 2019.
  46. Ai sensi dell’articolo 141, paragrafo 2, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e degli articoli 17, 21.2, 43.1 e 46.1 dello Statuto del SEBC, nonché dell’articolo 9 del Regolamento (CE) n. 332/2002 del Consiglio, del 18 febbraio 2002.
  47. Ai sensi degli articoli 122, paragrafo 2, e 132, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, degli articoli 17 e 21 dello Statuto del SEBC, nonché dell’articolo 8 del Regolamento (UE) n. 407/2010 del Consiglio, dell’11 maggio 2010.
  48. Ai sensi degli articoli 17 e 21 dello Statuto del SEBC (in combinato disposto con l’articolo 3, paragrafo 5, dell’accordo quadro per il FESF).
  49. Ai sensi degli articoli 17 e 21 dello Statuto del SEBC (in combinato disposto con l’articolo 5.12.1 dei termini generali del MES per gli accordi sullo strumento di assistenza finanziaria).
  50. Nell’ambito dell’accordo di prestito che coinvolge da un lato, in qualità di prestatori, gli Stati membri che hanno adottato l’euro (diversi dalla Grecia e dalla Germania) e la Kreditanstalt für Wiederaufbau (che agisce nell’interesse pubblico, in base alle istruzioni e beneficiando della garanzia della Repubblica federale tedesca) e, dall’altro, la Repubblica ellenica in qualità di debitore e la Bank of Greece come suo agente, nonché in conformità con gli articoli 17 e 21.2 dello Statuto del SEBC e l’articolo 2 della Decisione BCE/2010/4, del 10 maggio 2010.
  51. Gli interventi ai margini nei nuovi accordi europei di cambio (AEC II) sono interventi che vengono compiuti quando il tasso di cambio di una valuta rispetto all’euro raggiunge i margini della banda di fluttuazione concordata (cioè la banda all’interno della quale le valute dei paesi membri dell’AEC II sono autorizzate a oscillare rispetto all’euro). In linea di principio, tali interventi sono automatici e illimitati.
  52. Ad esempio, cfr. “Boosting Europe”, Federazione bancaria europea, 2019.
  53. Ci si riferisce, in particolare, alle basi dati legate agli obblighi di segnalazione degli istituti di deposito definiti: nei regolamenti statistici della BCE in materia di voci di bilancio e tassi di interesse delle istituzioni finanziarie monetarie; nel modulo settoriale del regolamento relativo alle statistiche sulle disponibilità in titoli; nel regolamento AnaCredit sui dati disaggregati sul credito e sul rischio di credito.
  54. Cfr. “Dataset and indicators to monitor the crypto-assets phenomenon”, presentazione degli esperti della BCE; un articolo su questo argomento a cura degli esperti della BCE sarà pubblicato nel prossimo rapporto (1° semestre 2020) del gruppo di lavoro sui temi concernenti i dati nel settore della tecnologia finanziaria istituito dall’Irving Fisher Committee (IFC) on Central Bank Statistics.
  55. Cfr. task force della BCE sulle cripto‑attività, “Crypto-Assets: Implications for financial stability, monetary policy, and payments and market infrastructures”, Occasional Paper Series, n. 223, BCE, maggio 2019, e l’articolo Il fenomeno delle cripto‑attività, rischi connessi e problematiche di misurazione, nel numero 5/2019 del Bollettino economico della BCE.
  56. Cfr. “2018 IFC Annual Report”, Irving Fisher Committee on Central Bank Statistics, Banca dei regolamenti internazionali, marzo 2019.
  57. Cfr. “Characterisation of the euro area fintech scene”, Financial Integration and Structure in the Euro Area, BCE, marzo 2020.
  58. L’€STR è pubblicato sul sito Internet della BCE , attraverso la piattaforma Market Information Dissemination (MID) della BCE e nella base dati statistica della BCE (Statistical Data Warehouse); la piattaforma MID è il canale di pubblicazione principale.
  59. Sul sito Internet della BCE sono disponibili gli obblighi di segnalazione derivanti dal regolamento relativo alle statistiche sui mercati monetari e un elenco aggiornato degli operatori segnalanti. La raccolta dei dati periodica sulla base del regolamento è iniziata il 1º luglio 2016.
  60. Per ulteriori dettagli, cfr. “G20 Data Gaps Initiative (DGI-2): The Fourth Progress Report – Countdown to 2021”, Financial Stability Board and International Monetary Fund, 2019.
  61. Cfr. Cozzi, G. et al., “Macroprudential policy measures: macroeconomic impact and interaction with monetary policy”, Working Paper Series, n. 2376, BCE, febbraio 2020, e Albertazzi, U. et al., “Monetary policy and bank stability: the analytical toolbox reviewed”, Working Paper Series, n. 2377, BCE, febbraio 2020.
  62. Cavalleri, M. C., Eliet, A., McAdam, P., Petroulakis, F., Soares, A. e Vansteenkiste, I., “Concentration, market power and dynamism in the euro area”, Working Paper Series, n. 2253, BCE, marzo 2019.
  63. Hospido, L., Laeven, L. e Lamo, A., “The gender promotion gap: evidence from central banking”, Working Paper Series, n. 2265, BCE, aprile 2019.
  64. Più precisamente, l’analisi comprende le Direzioni Generali Analisi economica, Politica macroprudenziale e stabilità finanziaria, Relazioni internazionali ed europee, Infrastrutture di mercato e pagamenti, Operazioni di mercato, Politica monetaria, Ricerca economica, Statistiche e la Direzione Gestione dei rischi.
  65. I casi di inottemperanza includono: a) i casi in cui un’autorità nazionale ha omesso di richiedere il parere della BCE in merito a proposte legislative rientranti nella sfera di competenza della BCE; b) i casi in cui un’autorità nazionale ha formalmente consultato la BCE, ma senza lasciarle tempo sufficiente per esaminare le proposte legislative e formulare un parere prima che tali proposte fossero adottate.
  66. In particolare, Yves Mersch ha condiviso le sue riflessioni sui principi di necessità, proporzionalità e rettitudine in relazione all’indipendenza della banca centrale in occasione della 20a conferenza “ECB and its Watchers” tenutasi a Francoforte a marzo. Ha inoltre reso noto il punto di vista della BCE sulle tendenze in ambito internazionale in merito all’indipendenza della banca centrale nel corso di una tavola rotonda, anch’essa svoltasi a Francoforte a novembre.
  67. Per maggiori informazioni sulle implicazioni della Brexit, uno dei temi affrontati nelle audizioni, cfr. il riquadro 11.
  68. Per ulteriori informazioni, cfr. il Rapporto annuale della BCE sulle attività di vigilanza 2019.
  69. Nell’estate del 2019, Patrick Honohan è succeduto a Jean-Claude Trichet in qualità di presidente del Comitato etico.
  70. Cfr. la Decisione (UE) 2015/433 della Banca centrale europea, del 17 dicembre 2014, relativa all’istituzione di un Comitato etico e al suo regolamento interno (BCE/2014/59).