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Le valute digitali delle banche centrali: un’àncora monetaria per l’innovazione digitale

Intervento di Fabio Panetta, Membro del Comitato esecutivo della BCE, presso l’Istituto Reale Elcano, Madrid

Madrid, 5 novembre 2021

La digitalizzazione dell’economia sta rivoluzionando ogni aspetto della nostra vita, incluse le modalità di pagamento. In risposta al mutare delle nostre esigenze, nel settore privato stanno emergendo forme innovative di moneta digitale in grado di trasformare sia le modalità con cui regoliamo i nostri acquisti, sia il sistema dei pagamenti nel suo complesso.

Le banche centrali sono interessate da vicino da questa trasformazione, dato il loro tradizionale ruolo di emittenti della moneta sovrana. In tutti i maggiori paesi esse stanno pertanto esaminando le modalità con cui rispondere alle tendenze in atto. In particolare, la Banca centrale europea (BCE) sta valutando la possibilità di introdurre un “euro digitale”, ossia una moneta elettronica emessa dalla banca centrale (central bank digital currency, CBDC) utilizzabile da famiglie e imprese per i pagamenti al dettaglio.

Secondo alcuni, l’ampia disponibilità di strumenti privati di pagamento digitale – quali i depositi bancari, le carte di credito, la moneta elettronica, le applicazioni per dispositivi mobili e, in futuro, soluzioni basate sui cosiddetti stablecoin – renderebbe poco utile o superflua una moneta digitale della banca centrale[1].

Contrariamente a questa tesi, nelle pagine seguenti sosterrò che al fine di garantire la stabilità monetaria e l’ordinato funzionamento del sistema dei pagamenti è essenziale – nell’era digitale, così come nel passato – garantire a tutti gli operatori economici un agevole utilizzo della moneta sovrana. Le banche centrali devono pertanto innovare gli strumenti di pagamento da esse offerti, adeguandoli al progresso tecnologico, al mutare delle abitudini di pagamento e all’evoluzione del sistema finanziario.

L’importanza della moneta della banca centrale come àncora monetaria per i pagamenti

La fiducia che i cittadini ripongono in ciascuna tipologia di moneta emessa da privati si fonda innanzi tutto sulla possibilità di convertirla uno a uno, al valore nominale, nella forma più sicura di moneta esistente nell’economia – la moneta pubblica emessa dalla banca centrale, l’àncora del sistema monetario – e quindi nelle altre forme di moneta privata autorizzate a circolare[2].

Le banconote offerte dalla banca centrale rappresentano in tutti i sistemi economici l’unica moneta esente da rischi, il cui valore nominale è intrinsecamente garantito[3]. Le diverse forme di moneta emesse da privati sono invece in qualche misura esposte a rischi di varia natura – rischi operativi, di credito, di liquidità e di mercato – e sono in grado di attrarre la fiducia dei risparmiatori anche grazie alla loro piena convertibilità nella moneta sovrana emessa dalla banca centrale. I rischi sono a loro volta mitigati dai presìdi di natura pubblica a tutela del risparmio quali la vigilanza bancaria e finanziaria, l’imposizione di requisiti patrimoniali sugli intermediari, l’assicurazione dei depositi.

Ma perché è necessaria la piena convertibilità in moneta pubblica al fine di preservare la fiducia nella moneta privata? La convertibilità in moneta contante rassicura i cittadini circa il valore della moneta privata, garantendone la fruibilità per i pagamenti. Ad esempio, quando ci rechiamo allo sportello Bancomat e convertiamo i nostri depositi in un importo equivalente di banconote, abbiamo la certezza circa il valore dei nostri risparmi. Utilizzando il Bancomat in maniera ripetuta, effettuando ogni volta un prelievo di contante, consolidiamo la nostra fiducia circa la possibilità di convertire anche in futuro i nostri depositi bancari in banconote. A sua volta, la sicurezza di poter prelevare e convertire – ogni volta che lo riterremo necessario – la moneta privata in moneta contante rafforzerà la nostra disponibilità a depositare il risparmio presso intermediari privati. Le corse agli sportelli hanno origine quando la fiducia nella convertibilità della moneta privata viene meno, innescando una fuga verso le forme di moneta più sicure[4].

La convertibilità in moneta contante della banca centrale è quindi essenziale per preservare la fiducia nella moneta privata sia come mezzo di pagamento, sia come riserva di valore. In questo suo ruolo di àncora, la moneta della banca centrale è necessaria per l’ordinato funzionamento del sistema dei pagamenti, per la stessa stabilità del sistema finanziario; in ultima analisi, per conferire forza alla valuta e salvaguardare la trasmissione della politica monetaria e, di conseguenza, per tutelare la stabilità monetaria.

Mantenere l’àncora monetaria nell’era della finanza digitale

Oggi i cittadini possono detenere la moneta della banca centrale sotto forma di banconote contanti. L’importanza del contante come mezzo di pagamento si sta però progressivamente riducendo a causa del crescente ricorso ai mezzi di pagamento digitali e agli acquisti online da parte dei cittadini (figura 1).

Chart 1

Variazione della quota di pagamenti in contante in alcuni paesi dell’area dell’euro (numero di transazioni)

(valori percentuali)

Fonti: BCE, De Nederlandsche Bank e Dutch Payments Association, Deutsche Bundesbank.

Note: i dati per il 2016 sono tratti dallo studio sull’utilizzo del contante da parte delle famiglie (study on the use of cash by households, SUCH) presentato in Esselink, H. e Hernandez, L. (2017), “The use of cash by households in the euro area”, Occasional Paper Series, n. 201, BCE, Francoforte sul Meno, novembre; i dati per il 2019 sono tratti da “Study on the payment attitudes of consumers in the euro area (SPACE)”, BCE, Francoforte sul Meno, dicembre 2020.

La sigla “AE” si riferisce alla media dell’area dell’euro (tutti i 19 paesi membri).

I valori della prima indagine sul 2016 includono solo i pagamenti presso i punti di vendita (point of sale, POS), mentre i valori del sondaggio SPACE comprendono sia pagamenti nei POS sia quelli da persona a persona (person-to-person, P2P). Stando ai risultati del sondaggio SPACE, i pagamenti P2P sono effettuati soprattutto in contante e pertanto i valori potrebbero lievemente sottostimare la differenza fra lo studio SUCH e il sondaggio SPACE.

Per la Germania i dati dello studio SUCH si riferiscono al 2014. La figura quindi mette a confronto le quote delle transazioni in contante in Germania misurate nel 2014 e quelle rilevate nel 2017.

Quasi la metà dei consumatori europei dichiara che, potendo scegliere, opterebbe per strumenti di pagamento alternativi al contante, come le carte[5]. Inoltre, dal 2015 a oggi nell’area dell’euro le vendite online sono raddoppiate[6]. Il contante è usato sempre più come riserva di valore e sempre meno come mezzo di pagamento, soprattutto dopo lo scoppio della pandemia, nel 2020[7]. Se da un lato lo stock di contante ha continuato ad aumentare, alimentato dall’incremento della domanda a scopo precauzionale, dall’altro lato la quota delle banconote detenute a fini transattivi si è ridotta al 20 per cento, dal 35 di quindici anni fa.

Se queste tendenze dovessero proseguire, accentuandosi, il contante perderebbe il suo ruolo centrale, divenendo un mezzo di pagamento poco utilizzato in quando non conforme con le esigenze dei consumatori. Così come i francobolli hanno progressivamente perso la loro utilità con l’avvento di Internet e della posta elettronica, anche il contante rischia di perdere rilevanza in un’economia digitale.

Un tale scenario, qualora si verificasse, indebolirebbe il ruolo della moneta sovrana e la sua funzione di àncora del sistema dei pagamenti. Neppure l’impegno delle banche centrali a continuare a offrire il contante basterebbe a preservarne il ruolo qualora la sua domanda come mezzo di pagamento divenisse insufficiente.

In un sistema finanziario interamente digitalizzato le banche continuerebbero a detenere moneta digitale della banca centrale – le riserve bancarie – ma ciò non sarebbe sufficiente per preservare il ruolo di àncora della moneta pubblica. I cittadini – impossibilitati a utilizzare la moneta della banca centrale per i propri pagamenti – non avrebbero incentivo a detenerla a fini transattivi. La funzione di unità di conto della moneta sovrana sarebbe anch’essa indebolita[8]. La disponibilità della banca centrale ad assicurare l’offerta di banconote non basterebbe a preservarne il ruolo nell’economia.

Alcuni sostengono che soluzioni di pagamento innovative offerte da privati, quali le stablecoin, se ben regolamentate renderebbero superflua l’emissione di valute digitali dalle banche centrali[9]. Ciò trascura il fatto che la fiducia nelle stablecoin dipende anch’essa dalla loro convertibilità in moneta di banca centrale[10], a meno che non sia consentito agli emittenti di stablecoin di detenere le proprie riserve sotto forma di depositi presso la banca centrale, per loro natura privi di rischio. Ciò equivarrebbe però a delegare l’offerta di moneta pubblica agli emittenti privati di stablecoin. In pratica, a rinunciare alla sovranità monetaria[11].

In assenza dell’àncora rappresentata dalla moneta della banca centrale, i cittadini potrebbero ritrovarsi a dover vagliare la solidità degli emittenti privati di strumenti di pagamento, al fine di inferire il valore delle diverse forme di moneta. Ciò finirebbe inevitabilmente per minare il funzionamento del sistema dei pagamenti e la fiducia nella valuta.

L’esperienza storica conferma che la possibilità di accedere alla moneta pubblica è essenziale per conferire fiducia nella moneta privata, per garantire il corretto funzionamento del sistema dei pagamenti e per salvaguardare la stabilità finanziaria. Le fasi del passato caratterizzate dalla coesistenza di diverse forme di moneta privata, in assenza di una moneta sovrana – quali ad esempio le fasi di free banking dei secoli scorsi[12] – furono segnate da crisi ricorrenti.

L’euro digitale permetterebbe ai cittadini di usare la moneta della banca centrale come strumento di pagamento anche in futuro, nell’era digitale. Esso affiancherebbe il contante, mantenendo la moneta pubblica al centro del sistema finanziario, nel suo molteplice ruolo di àncora del sistema dei pagamenti, mezzo di pagamento, riserva di valore e unità di conto.

Perché ciò avvenga, l’euro digitale dovrà essere utilizzato con regolarità da un’ampia quota della popolazione, e per quote nel complesso contenute dei propri pagamenti. Un ricorso all’euro digitale regolare, ripetuto, anche per importi unitari e complessivi contenuti, rafforzerebbe la fiducia circa la possibilità di poterlo utilizzare a fini transattivi anche in futuro.

A tal fine, l’euro digitale dovrebbe essere sufficientemente conveniente da essere utilizzato con regolarità come mezzo di pagamento. Esso non dovrebbe però risultare troppo conveniente come riserva di valore, al punto di spiazzare la moneta privata e accrescere i rischi di corse agli sportelli.

Le condizioni per il successo dell’euro digitale

Quanto discusso sinora chiarisce l’importanza della CBDC al fine di garantire l’ordinato svolgimento dei pagamenti in un mondo digitale, soprattutto in periodi di crisi. Ma non per questo il successo delle CBDC può essere dato per scontato. I consumatori potrebbero non avere sufficienti incentivi a internalizzare le esternalità positive generate dalla valuta digitale; data l’ampia disponibilità di strumenti di pagamento digitali offerti da privati, essi potrebbero esprimere una domanda di CBDC troppo bassa.

In passato ho analizzato con attenzione la possibilità che l’euro digitale possa avere, paradossalmente, “troppo successo”[13]. La stessa attenzione va ora posta sulla eventualità che esso non abbia il successo necessario per affermarsi come mezzo di pagamento.

Quali sono le condizioni per il suo successo?

Oltre che sui punti di forza tipici della moneta sovrana, il successo dell’euro digitale dipenderà dalle condizioni per il suo utilizzo. Oltre a essere privo di rischi, esso dovrà essere uno strumento di pagamento efficiente, ampiamente disponibile e agevolmente utilizzabile da chiunque per effettuare transazioni elettroniche.

I consumatori saranno disponibili ad avvalersi dell’euro digitale se potranno utilizzarlo in modo diffuso presso gli esercizi commerciali. Al tempo stesso, i commercianti vorranno la certezza che i consumatori lo useranno. A loro volta, gli intermediari si impegneranno a distribuire l’euro digitale se così facendo otterranno benefici superiori ai costi.

È pertanto essenziale garantire un prodotto utile a tutti i soggetti interessati. È questo uno degli obiettivi fondamentali del progetto sull’euro digitale che la BCE ha avviato lo scorso ottobre. Insieme con la Commissione europea, stiamo esaminando a livello tecnico le principali questioni connesse con il disegno dell’euro digitale, dal suo impatto sulla politica monetaria e sulla stabilità finanziaria alla sua base legale, incluso l’effetto che l’attribuzione dello status di moneta con corso legale potrebbe avere sul conseguimento dei cosiddetti “effetti di rete”.

L’euro digitale consentirà di effettuare pagamenti elettronici senza costi ovunque nell’area dell’euro. Esso rafforzerebbe la privacy nelle transazioni digitali in quanto la BCE – data la sua natura di istituzione pubblica indipendente – non ha alcun obiettivo di profitto connesso con la disponibilità di dati sui pagamenti effettuati dagli utenti. Essa potrà utilizzare tali dati per garantire l’efficiente funzionamento dell’euro digitale, in conformità con fini di pubblico interesse e con la legislazione vigente[14]; potrà fare ricorso a tecniche crittografiche volte a salvaguardare la riservatezza dei dati, nel rispetto delle norme sul contrasto al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo[15].

L’euro digitale consentirà offrirà agli esercizi commerciali e alle piccole imprese di ricevere danaro sotto forma di moneta pubblica, priva di rischi, con disponibilità immediata. Esso limiterà il costo dei pagamenti digitali, riducendo il potere di mercato dei maggiori operatori di questo settore, cui oggi fa capo il 70 per cento delle transazioni con carte effettuate in Europa.

L’obiettivo dell’euro digitale non sarà quello di competere con i servizi di pagamento digitali offerti dal settore privato. Gli intermediari svolgeranno un ruolo fondamentale nella sua distribuzione, offrendo servizi di pagamento utilizzabili ovunque nell’area dell’euro; essi potranno in tal modo offrire alla clientela una forma di moneta priva di rischi, liquida e a basso costo, da combinare con servizi quali linee di credito, pagamenti automatizzati o condizionali, al fine di ampliare le fonti di ricavo.

L’euro digitale consentirebbe alle banche – incluse quelle più piccole, i cui clienti hanno in genere un accesso limitato a prodotti innovativi – e alle fintech di meglio competere con le grandi società tecnologiche, le cosiddette bigtech, che stanno espandendo la loro attività nel campo dei pagamenti e dei servizi finanziari. Esso rafforzerebbe la competitività e l’efficienza dei pagamenti in Europa, rendendoli meno costosi e maggiormente in linea con le esigenze degli utenti.

Infine, l’euro digitale promuoverebbe l’uso internazionale della nostra valuta, rafforzando l’autonomia dell’Europa nel campo dei pagamenti[16]. Se accessibile ai non residenti e inter-operabile con le valute digitali emesse da altre banche centrali, esso faciliterebbe i pagamenti transfrontalieri, ritenuti tuttora lenti, costosi e poco accessibili.

L’euro digitale amplierebbe la gamma degli strumenti di pagamento accessibili nell’era digitale senza spiazzare quelli maggiormente efficienti disponibili sul mercato. Esso accompagnerebbe la rapida trasformazione sistema europeo dei pagamenti, mantenendo la disponibilità di una solida àncora monetaria e consolidando la fiducia nelle transazioni digitali.

Conclusioni

L’affermazione secondo cui l’ampia disponibilità di mezzi di pagamento digitali privati renderebbe superflue le valute digitali delle banche centrali non tiene nella dovuta considerazione il ruolo essenziale svolto dalla moneta sovrana nel sistema dei pagamenti e più in generale nel settore finanziario.

La moneta della banca centrale rappresenta il riferimento fondamentale per tutte le altre forme di moneta nell’economia; data la sua importanza al fine di garantire il buon funzionamento del sistema dei pagamenti e di preservare la fiducia nella valuta, essa assume un rilievo fondamentale per la trasmissione della politica monetaria, per garantire il valore della moneta e la sovranità monetaria.

Data la rapida digitalizzazione dei pagamenti, le banche centrali devono prepararsi ad affrontare un futuro caratterizzato da un minor uso del contante, in cui la convertibilità della moneta privata in moneta sovrana dovrà essere garantita da una moneta pubblica sotto forma digitale.

Questo è il principale motivo per cui la BCE vuole essere pronta a emettere l’euro digitale. Data la crescente propensione dei cittadini a utilizzare pagamenti elettronici, dobbiamo offrire loro la possibilità di utilizzare la moneta della banca centrale anche sotto forma digitale.

Stiamo lavorando per rendere l’euro digitale un mezzo di pagamento per tutti – famiglie, imprese, commercianti, intermediari. Per offrire al sistema finanziario un’àncora monetaria nell’era digitale.

  1. Waller, C.J. (2021), “CBDC: A Solution in Search of a Problem?”, intervento presso l’American Enterprise Institute, Washington, D.C., agosto.
  2. È grazie alla convertibilità uno a uno, al valore nominale, con la moneta pubblica che le diverse forme di moneta privata sono convertibili l’una con l’altra al valore facciale e sono percepite come perfetti sostituti nel mercato nei pagamenti.
  3. Le banche centrali devono mantenere la stabilità dei prezzi e preservare il potere di acquisto di tutte le diverse forme moneta.
  4. In pratica, molti potrebbero non comprendere appieno la differenza fra moneta di banca commerciale e moneta di banca centrale, o perché la moneta della banca centrale sia l’unica esente da rischi. Tuttavia, tutti sanno che le banconote li riparano dalle conseguenze di un eventuale tracollo della loro banca.
  5. BCE (2020), “Study on the payment attitudes of consumers in the euro area (SPACE)”, dicembre.
  6. Nell’agosto del 2021 l’indice Eurostat delle vendite al dettaglio online o per corrispondenza (destagionalizzate e corrette per gli effetti di calendario, indice 2015 = 100) ha raggiunto un livello di 206.
  7. Zamora-Pérez, A. (2021), “The paradox of banknotes: understanding the demand for cash beyond transactional use”, Bollettino economico, numero 2, BCE, Francoforte sul Meno.
  8. Tra il 1999 e il 2002, nella fase di avvio dell’Unione monetaria, la moneta elettronica era detenuta in euro, mentre il contante era ancora detenuto nelle valute nazionali. Nell’area dell’euro la maggior parte dei cittadini ha iniziato a contare in euro solo nel 2002, quando sono entrate in circolazione le banconote e le monete in euro che hanno sostituito le valute nazionali come mezzo di pagamento. Vi è quindi una stretta relazione fra un’ancora monetaria usata come mezzo di scambio o come unità di conto. Nel corso della storia la moneta sovrana è stata a volte utilizzata come unità di conto ma non come mezzo di scambio. Si pensi ad esempio alla libbra (lira), la “moneta immaginaria” introdotta da Carlo Magno con la riforma monetaria dell’VIII secolo, denominata in base al nome della moneta introdotta da Servio Tullio, Re di Roma nel VI secolo a.C. La libbra non fu mai coniata né immessa in circolazione. Essa aveva tuttavia, aveva un tasso di cambio fisso con un’altra forma di moneta sovrana, il denarius (1 libbra era pari a 240 denarii), effettivamente coniata e usata come mezzo di scambio. Cfr. Einaudi, L., (1936), “Teoria della moneta immaginaria da Carlo Magno alla rivoluzione francese”, Rivista di storia economica, vol. 1, pagg. 1-35; Cipolla, C.M. (2001), Le avventure della lira, Il Mulino, Bologna.
  9. Quarles, R.K. (2021) “Parachute Pants and Central Bank Money”, intervento pronunciato alla 113th Annual Utah Bankers Association Convention, Sun Valley, Idaho, giugno.
  10. Il valore delle stablecoin è connesso con il valore dei cosiddetti “reserve assets”, detenuti sotto forma di attività finanziarie, fra i depositi presso le banche commerciali. Le stablecoin possono pertanto avere un rischio basso, ma non nullo.
  11. Panetta, F. (2020), “From the payments revolution to the reinvention of money”, intervento pronunciato alla conferenza della Deutsche Bundesbank “Future of Payments in Europe”, novembre.
  12. Eichengreen, B. (2019), “From commodity to fiat and now to crypto: what does history tell us?”, NBER Working Paper Series, n. 25426, gennaio; Rolnick, A.J. e Weber, W.E. (1983), “New evidence on the free banking era”, American Economic Review, vol. 73, n. 5, pagg. 1080-1091.
  13. Panetta, F. (2021) “Evolution or revolution?The impact of a digital euro on the financial system”, intervento al seminario online organizzato da Breugel, febbraio; Banca dei regolamenti internazionali (2021), “Central bank digital currencies: financial stability implications”, rapporto n. 4 di un gruppo di banche centrali, settembre.
  14. Panetta, F., (2021) “Un euro digitale in linea con le aspettative dei cittadini europei”, considerazioni introduttive dinanzi alla Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo, aprile.
  15. Ad esempio, l’identità degli utenti potrebbe essere custodita separatamente dai dati sui pagamenti, consentendo solo alle unità di informazione finanziaria di accedervi e di individuare il debitore e il beneficiario in caso di attività sospette.
  16. Panetta, F. (2021) ““Hic sunt leones” – open research questions on the international dimension of central bank digital currencies”, intervento alla conferenza BCE-CEBRA sugli aspetti internazionali delle valute digitali e delle fintech, ottobre.
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